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LE VOCI SUI RAPIMENTI DI BAMBINI DILAGANO AL SUD ITALIA



In primavera e in estate erano stati pubblicati due contributi volti a documentare il ritorno in Italia delle paure sui "furgoni-acchiappa-bambini". Se n'erano visti inizialmente un paio di casi in primavera, circolati a pochi giorni l'uno dall'altro nel Salernitano e nel Bresciano. Poi in agosto Paolo Toselli, fondatore del Ceravolc, si era reso conto che queste storie stavano assumendo maggior forza. A giugno inoltrato, ma quando le scuole erano ancora aperte, voci su un'elegante Jaguar nera che minacciava i piccoli erano girate nel Trevigiano. Agli inizi di luglio si era avuto il primo cenno di quanto sarebbe accaduto da lì a poco: dicerie incontrollate su tentativi di rapimenti ad opera di una zingara erano circolate a Bitonto (Bari).


L'11 settembre si verifica l'ultimo caso finora noto per l'Italia centro-settentrionale prima dell'esplosione della psicosi al Sud di cui vi diremo fra poco. L'ultimo caso fuori da quell'area concerne infatti le voci su un bimbo rapito a Grosseto, per strada. L'organo di stampa locale che ha pubblicato la notizia, con grande correttezza corregge e dà prova di ottima etica giornalistica e civile.


Ma quello che vogliamo tracciare con un po' più attenzione e almeno per sommi capi -viste le dimensioni dell'accaduto - sono i contorni della grande ondata di racconti sulle bande di rapitori che hanno travolto l'Italia meridionale negli ultimi mesi. Questa ondata di panico sembra essere iniziata in Puglia in piena estate e da lì esser passata dapprima alla Basilica e poi, con enorme forza, alla Campania e poi in misura minore alla Sicilia e alla Calabria.


La prima grossa storia che vogliamo ricordarvi è quella che prende a diffondersi il 6 e il 7 agosto: alcuni post su Facebook fanno credere a troppi che "gli zingari" stiano cercando di rapire bambini nel quartiere San Paolo di Bari. Questo caso, che per quanto ampiamente commentato sembrava destinato a rimanere isolato,in realtà si rivelerà l'avanguardia di una serie che non sembra, mentre scriviamo, ancora finita.


Il 12 settembre, infatti, tre pakistani del tutto innocenti vengono fermati dalla Digos dopo che a Potenza, da cui sono passati, si diffondono dicerie secondo le quali si sarebbero avvicinati ad alcune scuole con l'intento di portare via qualche studente. Da lì in poi sarà il terrore. Il 21 dello stesso mese, grande paura ad Altavilla Silentina (Salerno) per le voci di un altro tentato sequestro di una bambina.


La situazione è però precipitata davvero soltanto a ottobre, e a nostra memoria negli ultimi anni non ci sono esempi simili di un panico di così vasta portata e così diffuso in aree geografiche così vaste.


Le voci sui rapimenti prendono la forma già all'inizio di ottobre del terrore del "furgone bianco", che si diffonde in tutto l'Agro aversano, tanto che, a fronte delle pressioni, il sindaco di Trentola Ducenta (Caserta) è costretto ad aumentare la sorveglianza davanti alle scuole. Inutile dire che non risulta nemmeno una sola vera scomparsa di un bambino.


A Bitritto (Bari), il 9 ottobre, da Whatsapp è allarme per i "rom che fotografano i bambini davanti a scuola per poi rapirli".


L'11 ottobre una "banda di rom" viene incolpata di tentativi di sequestro a Portici (Napoli). Un altro furgone nelle stesse ore porta via i piccoli a Marcianise, secondo un messaggio diffuso su Whatsapp.


Nello stesso periodo in alcune zone di Napoli circola un appello corredato da alcune immagini che mostrano un altro "misterioso" furgone. In realtà si tratta di un normalissimo veicolo che effettua consegne, ma nel testo dei messaggi si sostiene che fa parte della rete dei fantomatici rapitori.


La sera del 13 ottobre a Boscoreale e a Torre Annunziata (Napoli) i voli a bassa quota di alcuni elicotteri fanno correre la voce che siano alla ricerca di una bimba appena rapita. Il leggendario "camioncino bianco" fa tappa anche a Castellammare di Stabia (Napoli) tre giorni dopo...


La mattina del 18, invece, alle otto di mattina in alcune scuole primarie di Palermo si diffonde il panico per un tentato rapimento di bambino. Ovviamente alle forze dell'ordine non risulta nulla. Lo stesso giorno il racconto di una ragazzina avvicinata per caso da una donna a Capaccio Paestum (Salerno), provoca il panico della madre e contribuisce a un nuovo tam-tam. Giorni prima un caso analogo si era registrato ad Agropoli, nella stessa provincia.


Il 20 ottobre un furgone (questa volta nero) fa paura sui social nella zona di Paravati di Mileto (Vibo Valentia), ma almeno stavolta tutti capiscono rapidamente che si tratta di un fake.


Nel pomeriggio del giorno successivo una donna si presenta alla Questura di Lecce denunciando che suo figlio, un bimbo di quattro anni, il giorno prima è stato "quasi rapito" da "un venditore di palloncini extracomunitario" in pieno centro cittadino. Le fonti ci dicono che le telecamere di sorveglianza, le cui riprese sarebbero state acquisite, hanno ridimensionato (a dir poco) le paure della madre...


Intorno al 23 su Whatsapp, fra i gruppi di genitori di Villaseta (Agrigento), circola l'audio della voce di una madre che, tremante, mette in allarme per la presenza di criminali rapitori davanti a un noto supermarket della zona. Alle autorità non risulterà nemmeno in questa occasione nessuna sparizione o denuncia.


L'emulazione e la voglia di "punire" giocano un ruolo rilevante. A fine ottobre la Tenenza dei Carabinieri di Cercola (Napoli) si è vista costretta a denunciare un 39enne di Casalnuovo di Napoli che il giorno 11 aveva diffuso un falso allarme sui social parlando di un "furgone di rapitori di bambini" che si aggirava in zona.


La sera del 26 ottobre, poi, a Mondragone (Caserta) corre la notizia di "un'auto con targa bulgara che cerca di rapire bambini" e della relativa denuncia. Curiosamente, anche nei casi di "clown rapitori" emersi nel 2014 e 2016 si parlava di bande di malintenzionati di nazionalità bulgara.


Da ultimo, ci sono casi in cui sono i bambini stessi, al corrente delle dicerie, ad usarle a proprio vantaggio. Pare sia avvenuto a Qualiano (Napoli) il 31 ottobre, quando un ragazzino, forse per giustificare il fatto di essersi allontanato, ha raccontato alla madre di essere scappato perché sulla strada era passata una rom, e di aver avuto temuto di esser portato via. Una rapida indagine dei Carabinieri ha appurato - grazie anche ai sistemi di videosorveglianza - che la donna aveva semplicemente attraversato la strada insieme a due bambini.


Il Ceravolc è stato un pioniere nell'analisi delle voci circa supposti "rapimenti di bambini" in Italia. Nella nostra rivista, Tutte Storie, se ne parlò nei numeri 1, 2 e 3, che potete scaricare qui, qui e qui.


Oggi vi abbiamo fornito soltanto una breve cronaca dei maggiori episodi verificatisi nell'ultimo mese, ma come centro di studio sulle leggende contemporanee siamo interessati a conoscere meglio dettagli e dinamiche di questi racconti. Chiediamo la collaborazione di tutti voi: nel caso aveste sentito le storie di quest'estate e di questo autunno, contattateci al nostro indirizzo mail o tramite l'account Twitter.

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