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Armi non convenzionali: catena di S. Antonio contro presidente Usa

Aggiornamento: 6 giu




Sapevate che una delle prime catene di Sant’Antonio - quando ancora non portavano neanche questo nome - fu lanciata per evitare l’elezione di un presidente americano?


I fatti risalgono all’estate-autunno del 1900. A quell’epoca gli Stati Uniti erano sotto l’amministrazione del presidente William McKinley (1843-1901), repubblicano, eletto nel novembre 1896. Il mandato scadeva proprio quell’anno, e il presidente aveva annunciato la sua ricandidatura, forte della popolarità ottenuta grazie alla vittoria nella guerra ispano-cubana. Come da lunga tradizione in America, le nuove elezioni erano previste a inizio novembre, il 6.


Fu in piena estate che i giornali cominciarono a parlare di una curiosa iniziativa. La prima notizia che abbiamo trovato risale al 29 agosto ed ebbe l’onore di quotidiani importanti come il Chicago Daily Tribune. Lo stesso giorno un dispaccio d’agenzia la portava su tutti i giornali dell’Unione:


Indianapolis, Indiana, 29 agosto - Una crociata di preghiere contro McKinley sta per essere avviata dalla signora F. T. McWhirter, presidente della WCTU dell’Indiana, e dalla sua segretaria, la signora E. Balch. Il progetto della campagna è unico nel panorama politico americano. Hanno fatto stampare alcune migliaia di quelle che chiamano “richieste di una preghiera a catena per il Presidente”. Il progetto è di iniziare una catena infinita di preghiere. Le donne cui le richieste sono indirizzate devono loro stesse pregare e poi inviare la richiesta a due loro amiche, ciascuna delle quali comincerà a sua volta a pregare e poi manderà lettere simili a due sue amiche.

Il titolo dell’articolo specificava che le preghiere non erano volte a sostenere McKinley. Al contrario, miravano alla sua sconfitta nella competizione imminente, che lo vedeva contrapposto al democratico Jennings Bryan.


Già il 28 agosto, peraltro (lo sappiamo grazie a un dispaccio partito da New York il 29), la segretaria della WCTU dell’Indiana, Mary E. Balch, aveva annunciato di aver assunto la direzione dell’iniziativa:


Sono la responsabile dell’invio di queste richieste, e lo faccio perché credo che sia mio dovere. Le richieste saranno mandate a donne di tutto il Paese, e credo che le preghiere saranno accolte. Credo che avremo un uomo migliore di McKinley come Presidente degli Stati Uniti nei prossimi quattro anni.

Ma chi erano esattamente le promotrici di questa iniziativa politico-religiosa? Luella McWhirter (nelle fonti di stampa era menzionata con le iniziali del nome di battesimo del marito, secondo l’uso di allora) e Mary E. Balch erano esponenti di spicco di un’organizzazione religiosa allora importantissima, la Woman’s Christian Temperance Union (WCTU). Fondata nel 1873, raccoglieva donne di diverse chiese protestanti americane. Sulla scia prima delle chiese metodiste inglesi fondate dal pastore John Wesley e poi dell’Esercito della Salvezza, la WCTU s’impegnò in maniera strenua contro l’alcoolismo. Il problema imperversava nel mondo anglosassone del XIX secolo e le chiese protestanti facevano una bandiera della causa della “temperanza” - concetto che in realtà si estendeva, moralisticamente, a ogni singolo aspetto della vita individuale.


La WCTU dell’Indiana fu tra le componenti più accese e attive di quel movimento.


Movimenti religiosi di questo genere avranno un ruolo centrale nelle successive campagne di pressione sulla politica americana che, nel 1920, condurranno all’introduzione generalizzata del proibizionismo sugli alcoolici.


Ma in tutto questo che cosa c’entrava McKinley?


Il ventinovesimo presidente era un politico discusso, sia per le misure protezionistiche avviate, sia perché sotto la sua amministrazione gli Stati Uniti avevano davvero cominciato a muoversi sullo scacchiere geopolitico mondiale (con la guerra contro la Spagna del 1898 avevano occupato Cuba, Porto Rico, Guam e Filippine), mettendosi in rotta con la mentalità isolazionista largamente diffusa all’epoca. Ma non era questo a irritare le donne del WCTU. La guerra poteva essere giustificata dietro lo schermo dell’intervento liberatorio da un impero arretrato e morente che opprimeva popoli desiderosi di autonomia, l’alcool no.


In quel periodo l’organizzazione ebbe parecchie occasioni per criticare l’operato presidenziale. Proveniente da una famiglia di stretta osservanza metodista, McKinley era stato, da giovane, un alfiere dell’astinenza totale dai liquori. Quando fu eletto, la WTCU e le altre società per la temperanza pensarono probabilmente che la loro battaglia fosse vinta: l’amministrazione avrebbe finalmente varato una legge per bandire gli alcoolici dagli Stati Uniti. Non andò così. Sul sito dell’Ohio State University si possono leggere alcune lettere di protesta e di delusione pubblicate sui quotidiani allorché, nel 1897, il presidente ebbe l’ardire di offrire del vino durante un ricevimento alla Casa Bianca - un episodio che gli autori delle missive definivano “una triste sorpresa”.


Tra il 1897 e il 1900, molte delle richieste della WCTU si scontrarono contro un muro di gomma: le sanzioni contro i militari di stanza nelle Filippine colti a frequentare i bordelli, la proibizione di giocare a golf la domenica e altre proposte simili non furono ascoltate. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu probabilmente il rifiuto di McKinley di abolire le cantine militari, ossia gli spacci delle caserme presso le quali si servivano alcolici senza alcun limite.


Il 14 settembre del 1901 McKinley morì, vittima di un attentato di matrice anarchica. In quella circostanza la presidente della WCTU, la fanatica antiproibizionista Carrie A. Nation (1846-1911), applaudì l’assassinio affermando che quella era la sorte che spettava agli ubriaconi. Insomma, il presidente non era amato dalle società per la temperanza, anche se certo la gran parte di esse non si spinse mai sino agli estremi della Nation. Le donne all’epoca non potevano votare, ma potevano pregare. E questo proposero.


Le conseguenze dell’iniziativa della WCTU furono clamorose. Il 1° settembre il Chicago Daily Post annunciò che il giorno 3 lo stesso candidato democratico alla presidenza, Jennings Bryan, era atteso in città e si sarebbe incontrato con le dirigenti della WCTU. Il quotidiano, che sosteneva Bryan, approvava l’iniziativa anti-McKinley ma - per prudenza - si appellava in maniera più immediata all’azione degli elettori:


Per quanto ricordiamo, si tratta della prima volta che la Divinità viene invocata in uno schema del tipo “catena senza fine”, e siamo fiduciosi che la cosa incontrerà l’approvazione celeste. Personalmente crediamo con fermezza nell’efficacia della preghiera, anche se siamo inclini a ritenere che ogni singolo voto dovrebbe essere considerato, il giorno delle elezioni, e che non possa essere trascurato nessun minimo dettaglio della campagna….

Altri quotidiani (ad esempio il Davenport Daily Leader del 5 settembre) irrisero l’iniziativa. Ma anche la stessa dirigenza federale della WCTU prese rapidamente le distanze dall’idea della preghiera a catena lanciata dalla sua sezione dell’Indiana. Il 6 settembre, grazie ad un altro dispaccio ampiamente diffuso, si apprese che le donne dell’associazione erano state


unanimi nel dispiacersi per l’iniziativa. Inoltre, non vi sarà da parte loro nessuna collaborazione nei confronti del progetto.

L’8 settembre su un quotidiano dell’Illinois, il Quincy Daily News, era la volta di alcune sostenitrici del Partito democratico che facevano parte della WCTU. Pure loro esprimevano un dissenso totale:


Ho il piacere di richiamare l’attenzione di tutti i partiti politici e di tutte le donne della Woman’s Christian Temperance Union sul fatto che la richiesta di preghiere a catena non è stata fatta propria dalla WCTU. Possiamo però almeno chiedere che la gente non condanni l’intera organizzazione per la volontà di alcune di mettersi in mostra.

Non siamo in grado di dire se l’iniziativa della WCTU si concretizzò. Forse sì, perché le polemiche proseguirono anche con l’approssimarsi del giorno delle elezioni. Il 10 ottobre, da Chicago, l’ennesimo dispaccio spiegava infatti che le donne del partito repubblicano, quello di McKinley, erano passate al contrattacco: avevano appena pubblicato un documento nel quale diverse donne, anche loro impegnate nelle chiese protestanti e nel movimento per la temperanza, attaccavano l’iniziativa con durezza.

Perfino Augusta Fitzsimmons, vice-presidente della maggiore organizzazione protestante femminile al mondo, la YMCA (Young Men’s Christian Association - allora la dicitura “Women’s” non era menzionata) scese in campo, attaccando in modo frontale le colleghe della WCTU dell’Indiana:


Dal mio punto di vista tale progetto mostra soltanto quanto le loro autrici sono state capaci di scoprire una nuova forma di blasfemia.

Il 29 settembre, scrivendo della campagna presidenziale in corso, il corrispondente dall’America del quotidiano neozelandese Otago Daily Times aggiungeva:


Pare piuttosto strano che vi siano così tanti rispettabili e intelligenti cittadini che non approvano questo metodo - e molti fra loro sono ministri del Vangelo. Altri, che pure sperano nella sconfitta dei repubblicani dicono che se queste donne piuttosto che pregare per la sconfitta dell’ingiusto, pregassero per la vittoria del giusto, otterrebbero praticamente la stessa cosa e al contempo potrebbero evitare un errore tecnico.

L’accusa di blasfemia non era cosa di poco conto. Proprio come la critica dell’Otago Daily Times, era di tipo religioso, non politico. Fitzsimmons criticava “dall’interno” l’idea delle dirigenti della WCTU. Le “catene” erano un tipo di cose che non andava fatto, e non andava fatto per motivi che andavano al di là della “semplice” politica. Un credente non poteva usare schemi di quel genere, che già all’epoca sapevano di superstizione e di magia.


Facciamo notare un’altra cosa: siamo agli albori della storia delle catene di Sant’Antonio a contenuto religioso, un fenomeno che esploderà nel 1905. Già da tempo, comunque, il metodo era stato usato. E’ di imminente uscita sulla rivista Quaderni di semantica uno studio degli autori di questo articolo che ricostruisce parte della storia italiana del fenomeno. In quel lavoro documentiamo la presenza di preghiere a catena nel nostro Paese sin dal 1848, a cominciare dalla forma particolare della cosiddetta “lettera di Gerusalemme”. Anche nel mondo anglosassone, comunque, la tecnica boule de neige era già stata applicata, fin dalla fine dell’Ottocento, per l’invio di francobolli a scopo caritatevole. Anzi, a questo proposito, segnaliamo che lo storico britannico Simon Young sta studiando il tema e che ne discuterà in un suo libro di prossima pubblicazione.


Ma in cosa consisteva in modo specifico la lettera che le donne della WCTU intendevano inviare a fine estate 1900? Il testo comparve già il 29 agosto su quotidiani come il Chicago Daily Tribune. Possiamo leggerlo sul sito del folklorista Daniel W. VanArsdale, uno dei massimi esperti della storia delle catene di Sant’Antonio:


Considerato che il presidente McKinley ha dimostrato di preferire i favori dei liquoristi di questa nazione a quello dei milioni di cristiani che gli avevano rivolto una petizione affinché espellesse dall’Esercito la vergogna delle cantine, mi impegno a quanto segue: 1. Prometto solennemente che sino al giorno delle elezioni sarà oggetto di preghiera al mio Padre Celeste che per i prossimi quattro anni Egli dia agli Stati Uniti un Presidente migliore - qualcuno che terrà il vino lontano dalla tavola della Casa Bianca, che se ne asterrà lui stesso completamente e che farà tutto ciò che è in suo potere per far cessare il traffico dei liquori. 2. Prometto inoltre che farò almeno due copie di questa lettera, e ne spedirò una copia a qualche sorella nello Stato in cui vivo e l’altra copia a qualche sorella in un altro Stato. Matteo XVIII, 19

A differenza delle catene poi diventate “classiche” non c’è un testo preciso da recitare e da mandare ad altri. La cosa è facilmente spiegabile con il contesto protestante in cui sorse l’iniziativa, sospettoso per natura nei confronti delle formule fisse d’orazione, tipiche del Cattolicesimo. C’è invece il rimando ad un versetto del Nuovo Testamento:

trattandosi di donne attive in una chiesa protestante, se ne dava per scontata la conoscenza. Quello riportato dalla proto-catena religiosa della WCTU era un detto di Gesù inserito in uno dei lunghi discorsi che caratterizzano il vangelo secondo Matteo:


E in verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. (versione Nuova Riveduta)

L’appello era dunque quello classico al potere della preghiera, l’arma fondamentale del cristiano.


A quanto ci è dato di capire, però, l’idea non incontrò i favori divini: il 6 novembre del 1900 McKinley fu rieletto con ampio margine. La catena di preghiere era stata ampiamente contrastata, e non ci è chiaro se sia mai stata messa in pratica.


Sembrava una tipologia di comunicazione morta sul nascere. Invece era solo l’alba della lunghissima, complessa e affascinante storia di uno dei grandi fenomeni antropologici del XX secolo: quello che in Italia porterà alle “catene di sant’Antonio”, in tutte le loro forme e fasi evolutive.


Immagine in evidenza: il testo di una promessa di astensione perenne dagli alcolici stampata dalla WCTU nel 1878, agli inizi della sua attività.

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