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La dissezione della sorellina

Aggiornamento: 23 apr



Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


“Un bambino vide alla TV la pubblicità che rappresentava “Il piccolo chirurgo”. Essendo stato influenzato da questo gioco, volle provare il gioco sulla sorellina di pochi mesi. Prese un paio di forbici e tentò di squartarla. Fortunatamente arrivò la mamma e lo fermò”.
“Una madre aveva comprato per i suoi bambini un gioco in cui c’era un mostro che bisognava mettere una sostanza viscida e poi con un coltello di plastica mescolare e tirargli fuori gli organi. Nel pomeriggio la madre uscì di casa. Nel frattempo la sorellina prese un vero coltello e sbudellò il fratellino”.
“C’era un bambino che gli avevano regalato il gioco del pupazzo che gli si toglie tutti gli organi. Dopo, quando aveva provato molte volte questa cosa, ha provato con la sorella più piccola, le ha tagliato la pancia, le ha tolto gli occhi. Quando è arrivata a casa la mamma ha visto la sorellina morta”.
“Un giorno, quando è uscito il gioco dello scienziato pazzo che consiste nello smembrare un pupazzo, una mamma non l’ha voluto comperare al suo bambino perché diceva che era un po’ pericoloso. Allora il bambino per ripicca ha voluto provare con la sorellina che era più piccola e ha preso in mano un coltello, ha tagliato la pelle a metà e dopo ha aperto e tirato fuori gli organi. Quando è tornata la mamma ha visto il bambino con in mano il coltello e tutti gli organi della bambina sparsi per la casa”.

Queste quattro testimonianze, tutte nell’italiano precario che abbiamo mantenuto, sono state raccolte dal folklorista Cesare Bermani nella scuola media di Crusinallo (Verbania) tra l’autunno 1989 e la primavera del 1990, e poi pubblicate nel 1991 nel volume Il bambino è servito - Leggende metropolitane in Italia (edizioni Dedalo).


Cesare Bermani, classe 1937, storico e studioso della Resistenza, è stato un po’ il papà dello studio delle leggende metropolitane in Italia. Fu tra i primi nel nostro Paese a usare il metodo della storia orale, e alla fine degli anni Ottanta cominciò ad applicarlo anche all’esplorazione del folklore contemporaneo (nel 1988 era appena stato tradotto in italiano Leggende metropolitane. Storie improbabili raccontate come vere di Jan Harold Brunvand, il popolarizzatore mondiale del nostro ambito d’interesse). Il risultato fu l’uscita di Il bambino è servito, che - pur interpretando spesso le leggende in termini di psicologia freudiana - riportava anche numerose testimonianze di prima mano, come quelle che avete letto in apertura. La raccolta di Bermani ci permette di testimoniare che, verso la fine degli anni Ottanta, la leggenda della dissezione della sorellina era popolarissima. 


Ma come si era arrivati alla formazione di una storia del genere? 


All’origine, probabilmente, ci fu una fake news. Bermani la individuava in un articolo del quotidiano veronese L’Adige, pubblicato il 27 dicembre 1988: a Rovereto, in Trentino - si raccontava - un bambino di quattro anni, cercando di imitare il giocattolo “Dissezione di un alieno”, aveva cercato di fare a pezzi la sorellina di due anni. Per fortuna i genitori erano arrivati in tempo per fermarlo…


Il giocattolo menzionato in effetti esisteva davvero. Prodotto dalla Mattel intorno al 1987 e commercializzato in Italia dall’anno successivo, forniva ai bambini un alieno in plastica con la pancia apribile, diversi “organi” da inserire nel corpo dell’alieno, un bisturi-giocattolo e uno slime gelatinoso che avrebbe dovuto costituire il “sangue d’alieno”. Non per nulla il kit nelle pubblicità era denominato “Schifido”... La notizia della tentata dissezione della sorellina invece poggiava su basi decisamente traballanti: un “sentito dire” raccolto dal giornalista Giancarlo Angelini, autore dell’articolo per L’Adige:


Io ero uscito dalla redazione e in strada avevo incontrato una persona che conosco, serissima. Mi ferma e dice: ‘A proposito, voi giornalisti, che avete anche il dovere di educare i genitori su certi tipi di giocattoli, è successo questo e questo’. Mi racconta la storia e mi dice che il bambino che ne è protagonista è figlio di un suo amico, ma vista la delicatezza della faccenda si è rifiutato di fare nomi. Pur essendo questa persona degnissima di fede, ho agito quindi con cautela nel dare questa notizia che sapeva di truculento e mi sono limitato a scrivere otto righe di testo iniziando: ‘La storia, se è vera, ha qualcosa di allucinante’; e raccontando poi tutto al condizionale. Queste otto righe mi servivano da cappello per parlare poi un po’ in generale dei giochi strani, degli spettacoli televisivi e dei cartoni animati che vedono i nostri ragazzi. Però questa notizia è stata poi ripresa dalla redazione locale di un’agenzia stampa nazionale, che l’ha data come fosse effettivamente avvenuta e chiudendo il flash con queste parole: ‘Dovrebbero abolire giochi stupidi e incoscienti, hanno commentato i genitori del bambino che vogliono rimanere anonimi’. Cioè l’agenzia ha rilanciato la mia notizia dandola per certa. Il flash dell’agenzia arriva a tutte le redazioni e così è nato il can can. Insomma alla fine la gente di Rovereto raccontava che la bambina era stata portata addirittura all'ospedale. (Cesare Bermani, Il bambino è servito)

Da lì, la storia - forse, come suggeriva un cronista del giornale concorrente Alto Adige, partita da un padre che avrebbe detto a un amico, per scherzo, “pensa te se invece di squarciare l’alieno mio figlio avesse provato a tagliare la pancia della sorellina” - si sarebbe ingigantita arrivando sulla bocca di tutti, ripresa e commentata anche alla radio e alla televisione. Addirittura, la deputata de “I Verdi” Franca Bassi presentò un esposto alla Procura di Trento contro la Mattel. Nel gennaio 1989, addirittura, fu annunciata anche una proposta di legge contro i “giocattoli pericolosi”, a firma della stessa Bassi e di altri parlamentari; vi aderì anche la scrittrice Natalia Ginzburg, eletta con la Sinistra indipendente (La Stampa, 7 gennaio 1989). Non se ne fece nulla, comunque.


Paolo Toselli, coordinatore del CeRaVoLC, ha presentato il gioco “alieno” al centro della leggenda nel suo catalogo UFO Ludico - Dischi volanti ed extraterrestri invadono il mondo dei giochi dagli anni 50 ai giorni nostri, UPIAR, Torino, 2022, p. 101.


Curioso notare come, su internet, la diceria sia legata anche a un giocattolo diverso da quello originale: l’Allegro chirurgo, tuttora prodotto dalla Hasbro, che qualcuno giura fosse stato “tolto di mezzo per un certo periodo” in seguito al tentativo di un bambino di riprodurre “dal vivo” il gioco su un coetaneo.


Le preoccupazioni di questo tipo non sono una novità. Anche nei secoli scorsi ci si impensieriva all’idea che un bambino potesse rifare per gioco qualcosa a cui aveva assistito, con conseguenze irreparabili: la macellazione di un maiale, replicata però su un altro bambino. Era una storia talmente diffusa da essere registrata persino nell’elenco dei motivi narrativi compilati dai folkloristi (Motivo N334.1: “Children play hog-killing: one killed”; Indice Aarne-Thompson 2401: “how children played at slaughtering together”). È registrata almeno da Diciassettesimo secolo; tra gli esempi più famosi una coppia di aneddoti raccolti dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm e inclusi nella prima versione delle loro Fiabe del focolare (Kinder-und Hausmärchen, 1812). 


Il primo aneddoto è ambientato a Franeker, in Frisia (Olanda), dove alcuni bambini giocano a “macellare il maiale”, che però non è altri se non un compagno più piccolo. Il “macellaio” viene accusato di omicidio, ma il consiglio comunale è indeciso se punirlo o no. Si decide allora di sottoporlo a una prova: gli vengono poste davanti una mela succosa e una moneta d’oro, dicendogli di scegliere uno dei due oggetti. Se il bambino avesse scelto la mela, avrebbe dimostrato di avere una mente ancora ingenua e sarebbe stato giudicato innocente; se avesse scelto la moneta, dimostrando una maggior comprensione dei valori “adulti”, sarebbe stato impiccato. Il “macellaio” scelse la mela, fu rilasciato e tutte le accuse furono ritirate…


Il secondo aneddoto ha invece per protagonisti due fratelli che assistono alla macellazione di un maiale da parte del padre. Il bambino più grande imita il procedimento sgozzando il fratellino. La madre, che intanto sta facendo il bagno al più piccolo della famiglia, accorre alle grida, toglie il coltello dalla gola del figlio morto e in un gesto di rabbia accoltella il fratello maggiore al cuore. Nel frattempo, però, il neonato è annegato nella vasca, e la donna si suicida impiccandosi. Il padre, tornando a casa e scoprendo che tutti i membri della sua famiglia sono morti, sprofonda in una tremenda angoscia e nel giro di poco tempo passa anche lui a miglior vita. 


Lo scrittore romantico Achim von Arnim criticò il testo della fiaba come troppo crudele per i bambini, e potenzialmente pericoloso: leggendolo, qualche bambino avrebbe potuto imitarlo. Wilhelm Grimm inizialmente difese la fiaba, poi decise di toglierla dalla seconda edizione del volume. 


Di recente, lo studioso Simon Young ha incluso nel suo libro sulle leggende metropolitane dell’Età vittoriana (The Nail in the Skull, 2022, University Press of Mississippi) diverse versioni della nostra storia pubblicate sui giornali britannici nel corso dell’Ottocento. Nel 1885, per esempio, si parlò di due bambini di undici e nove anni che avrebbero ucciso il fratellino più giovane dopo aver visto il padre macellare un maiale; nel 1892, un altro bambino avrebbe fatto lo stesso con la sorella. Ecco la versione più ricca di dettagli:


Un franco-canadese aveva ucciso diversi maiali e i suoi figli piccoli avevano assistito con stupore all’operazione. Poco dopo i genitori erano andati in chiesa, e al loro ritorno erano stati accolti sulla porta dal loro figlio maggiore, Gustave, un bambino di otto anni, che aveva esclamato con gioia infantile: “Ho ucciso il porcellino; venite a vedere". Era coperto di sangue. Ciò che videro lo si deduce dalla confessione del ragazzino su ciò che era accaduto. Dopo che i genitori erano andati in chiesa, Gustave aveva proposto al fratellino di giocare a uccidere il maiale. A questo invito, si suppone che lo sfortunato bambino abbia acconsentito. Il più giovane avrebbe dovuto essere il maiale, il più vecchio il macellaio. Gustave aveva aiutato con entusiasmo il fratello a spogliarsi in vista della tragedia e, prendendo una piccola corda, lo aveva legato saldamente a un rozzo divano che si trovava nella stanza; si era procurato quindi il coltello da macellaio che suo padre aveva usato il giorno prima per sgozzare i maiali e lo aveva affondato nella gola del fratello immobilizzato e impotente. La ferita è stata fatale, e si suppone che la morte sia stata immediata. Dopo che il bambino ebbe dissanguato a morte il piccolo, il fratello snaturato, con la più incredibile crudeltà, aveva preso la corda che imprigionava il corpo al divano, e legando un'estremità attorno ai piedi del cadavere, aveva gettato l'altra sopra la trave, e usando il suo peso e la sua forza, aveva issato il corpo nella posizione in cui fu trovato; poi, non soddisfatto di quanto fatto fino a quel punto, il piccolo macellaio dovette necessariamente sventrare il fratellino morto, quasi nello stesso modo in cui suo padre aveva fatto il giorno prima con i maiali. (“A Horrible Story”, Dublin Evening Post, 18 giugno 1867)

Per Young, la leggenda faceva leva su due grandi preoccupazioni del Diciannovesimo secolo: primo, la macellazione di animali davanti a famiglie e bambini impressionabili; secondo, il timore per ciò che avrebbero potuto fare dei bambini lasciati soli a casa dai genitori. In questo, argomenta lo studioso, la leggenda richiama narrazioni più moderne, come quella della babysitter cannibale (in questa storia, i genitori lasciano il bambino a casa con una babysitter che sotto l’effetto della droga cucina e mangia il piccolo). 


Timori analoghi si possono scorgere dietro la leggenda della dissezione della sorellina: da un lato, la preoccupazione per giochi e spettacoli “non consoni” che possano dare cattive idee ai propri figli; dall’altro, la paura che i bambini, lasciati soli, provino a replicare il meccanismo del gioco, portandoli a compiere un gesto irreparabile.


Immagine in evidenza: generata con Microsoft Bing Image Creator


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