Articolo di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo
Fabio Camilletti, che dirige il dipartimento di Italian Studies dell'Università di Warwick, a Coventry, in Inghilterra, è uno storico della letteratura i cui interessi multiformi toccano sovente questioni che riguardano anche noi.
Una delle cose su cui ha scritto di recente è una variante della leggenda contemporanea più amata che ci sia, cioè quella dell'autostoppista fantasma, la cui varietà, persistenza, diffusione sono croce e delizia di chiunque si occupi delle nostre questioni.
Camilletti ha pubblicato un suo articolo sull'ultimo numero (il 35, anno 2018, pp. 323-333) della rivista di letteratura comparata Caietele Echinox, che è edita dall'Università di Cluj-Napoca (Romania).
Camilletti traccia a ritroso la storia di "Melissa", un'autostoppista fantasma che però - almeno tipicamente - non sale a bordo dei veicoli, finendo investita o rischiando di esserlo dall'auto degli spauriti testimoni di turno. Nel disegnare questo percorso, Fabio risale a uno dei protagonisti della letteratura neo-gotica italiana di oggi, l'alessandrino Danilo Arona, che è da sempre in rapporti di feconda collaborazione con il fondatore del CerRaVoLC, Paolo Toselli. Malgrado la genesi di questa storia - un po' anche per la tessitura di Arona - rimanga, come vedremo, ambigua, Camilletti ha ritenuto di rinvenire la prima traccia scritta della saga di Melissa in un articolo pubblicato da Arona nel febbraio del 2005 sulla rivista online Carmilla.
Occorre aggiungere, per completezza, che già nell'autunno del 2005 si sarebbe detto che il CeRaVoLC avesse raccolto una versione della storia circolante in Veneto. La narrazione del locutore era apparsa anche in quel caso sulle pagine di Carmilla. Ma forse un caveat spetta al lettore. Anche Toselli, come Arona, nel pezzo veniva fatto scrivere da Bassavilla, cioè dal luogo letterario per eccellenza del mondo di Arona: anche in quel caso, in altri termini, all'origine della cosa c'era la creatività dello scrittore, non lo studioso del CeRaVoLC, che con quell'indagine nella realtà fattuale non c'entrava.
[UN AGGIORNAMENTO POST-PUBBLICAZIONE: grazie alle verifiche sul web fatte da Roberto Labanti, è ora possibile affermare che sebbene Arona sia alla "vera" origine letteraria di questa saga, in realtà tracce di una presenza precedente ai suoi interventi sono davvero rinvenibili. Sul web, del sito gestito da "Francesco" (o, in altre versioni recuperabili, da "JonTom") resta poco, ma sembra che davvero Arona abbia attinto a pagine come questa - ma ce ne sono altri frammenti ancora rintracciabili, di certo sino al 2001. C'è di più: una prima stesura da parte di Arona del canovaccio della storia di Melissa era già comparsa nel 2004, se non l'anno prima].
Anche con queste novità emerse dopo l'uscita del nostro pezzo, accompagnata com'è dalla vasta fioritura di una letteratura che fa appello a media di ogni genere, che la si voglia chiamare post-moderna o ipermoderna, ma che in larga parte si deve alla scrittura di Arona, alla fine questa autostoppista fantasma è giunta ai quotidiani d'informazione online.
Oggi, dunque, è diventata cronaca vera, per dirla col titolo dell'indimenticato, benemerito settimanale.
La versione più recente, che peraltro Camilletti mostra provenire da un'altra fonte letteraria è su Padova Oggi del 3 settembre 2017:
Il 29 dicembre 1999 alle 5.20 del mattino una ragazza con i capelli lunghi e biondi, con un giubbotto rosso e dei jeans, fu travolta da un automobilista mentre camminava al centro dell'autostrada A13 a Padova, in corrispondenza dello svincolo autostradale di San Pelagio. Un drammatico fatto di cronaca, direte voi, ma nulla di misterioso. E invece sì, malfidati che non siete altro! Sto per raccontarvi uno dei più grandi misteri moderni padovani rimasti irrisolti ... o la più grande leggenda metropolitana ambientata in città. Infatti, in quel tragico momento la stessa ragazza, che per semplicità potremmo chiamare Cappuccetto Rosso, fu vista da altri automobilisti in luoghi molto distanti da San Pelagio.
ALTRI EPISODI. All'altezza dello svincolo di San Martino sulla AI, a Parma, una coppia di pensionati riuscì a evitare all'ultimo istante l'impatto con una ragazza che camminava catatonica al centro della strada, come se volesse suicidarsi. Il fatto curioso è che la descrizione della ragazza corrispondeva esattamente all'identikit di Cappuccetto Rosso, della ragazza investita insomma. Sempre alla stessa ora, all'altezza dell'uscita per Treviso Sud, un camionista vide camminare pericolosamente sul ciglio dell'autostrada la stessa ragazza, che sembrava ondeggiare come in preda a un malore. L'uomo si fermò appena possibile e tornò indietro a piedi, cercando la ragazza, invano. Nessuna traccia della giovane. Come se non bastasse, sempre allo scoccare delle 5.20 ma questa volta sulla A4, un altro automobilista raccontò di aver visto una figura molto simile a quella che ormai conoscete, immobile al centro della corsia. L'uomo riuscì miracolosamente a evitare l'impatto ma poi, cercando la figura della ragazza nello specchietto retrovisore, non vide nulla. Allora, stranito, si fermò e si mise a cercarla, tuttavia non trovò nessuno.
Per inciso: nel volume principale della saga di Arona, Melissa Parker e l'incendio perfetto (2007), uno dei personaggi della vicenda come studioso di leggendario contemporaneo non è altri che Paolo Toselli..
Comunque, Arona si appella ad una fonte incerta - un sito web di cui rimangono le orme - come fonte prima per l'elaborazione della storia di Melissa, e così in modo cosciente, argomenta Camilletti, fa della nostra storia
... il centro e il fulco di un canone di opere di diverso taglio e genere, personaggio dalle vite plurime che - in conformità alla sua natura di agente di contagio - non appartiene veramente al suo autore, prestandosi alla riscrittura e alla rifunzionalizzazione.
Quel che conta, nella storia del fantasma autostoppista in generale e ancor di più nella variante Melissa è
...esaminarla come un campo di tensioni dialettiche - tra la pluralità delle testimonianze e la difficoltà di trarne una spiegazione unitaria, tra medium tecnologico e matrice folclorica, tra unicità di ogni singolo caso e propagazione infettiva - che sono poi le tensioni che abitano le leggende urbane [il corsivo è mio, N. d. R.]...
E, infine, Camilletti riprende la lezione del folclorista scozzese Andrew Lang, che nel 1897, in sostanza, nell'indagare le storie di fantasmi al tempo davvero epidemiche, formulò per quei racconti la definizione fortunata di documenti umani, quelli in cui porsi il problema della scissura che delimita la realtà, della fonte prima, del nucleo fondante delle storie di cui sono portatori, è poco interessante e, in ultima analisi, insensato.
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