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Il lancio dello spaghetto

Articolo di Sofia Lincos

Più spaventoso di Slender Man, più inquietante di Momo Whatsapp, più terribile di Jack lo Squartatore... Parliamo oggi di uno degli argomenti più terrificanti del nostro immaginario, almeno di quello italiano.


La pasta scotta.


È esperienza comune per un italiano all'estero trovarsi prima o poi a cena da un amico, e che questo per fargli un piacere decida di cucinare uno dei piatti più tipici dell'italianità, gli spaghetti. Il nostro connazionale scoprirà allora che il piatto cucinato è immangiabile per lui, magari per gli abbinamenti con altri ingredienti oppure per il tempo di cottura, di solito troppo lungo per le nostre abitudini, ma in quel modo scoprirà anche il "trucco" fondamentale per capire quando spegnere i fornelli.

Lo racconta, ad esempio, questa connazionale all'estero sulla rubrica Italians che Beppe Severgnini tiene sul Corriere della Sera:

[...] sono spesso costretta alle più atroci torture ogni volta che vengo invitata a cena da amici. In genere viene scelta la più piccola delle pentole, dove la pasta entra a fatica. Il condimento può anche essere ketchup e tonno. Ma il culmine della mia agonia viene raggiunto qualora si deve indagare se la pasta è cotta o meno. In genere si effettua il lancio della pasta (si intende lunga). Se lo spaghetto lanciato rimane attaccato alla parete (possibilmente con le piastrelle), allora è cotto, altrimenti si aspetta un po' e si effettua un altro lancio.

Su internet alcune persone menzionano pure il soffitto usato come bersaglio al posto della parete. Su un blog dedicato agli Italiani in Catalogna un post riferiva i risultati di un sondaggio sull'argomento lanciato dal gruppo Facebook “Italiani a Barcellona”, con oltre 15.000 iscritti:

Non è solo un luogo comune ma è una pratica che viene realizzata sul serio da coloro che vogliono cucinare un tipico piatto “all’italiana”.
“Se si attacca alla piastrella vuol dire che è cotto” spiega Omar, un trentenne della Colombia. “Perché non è vero?- dice Alex, 20 anni, del Messico- Io sapevo che era un trucco inventato da uno italiano”. “Anche io lo sapevo anche se personalmente non l’ho mai provato” dichiara Mercedes, 35 anni, venezuelana.
Il trucco-leggenda sembra molto in voga in Sudamerica, ma la faccenda non si ferma lì. “Io l’ho sentito dire da una ragazza australiana” dice Sara. “Io da un amico greco” rincara la dose Sabrina. [...] A loro e ad altri connazionali abbiamo chiesto se volevano esprimersi sull’argomento e abbiamo ricevuto una valanga di commenti (70 in solo 12 ore). L’esperimento è stato divertente, come le battute che ne sono seguite (“È un trucco di un imbianchino così poi lo devi chiamare per ridipingerti casa”, “la pasta non va tirata contro la parete ma nella spazzatura”, “è vero ma circola un’altra leggenda, quella di cuocere la pasta per i minuti della confezione ma pare che nessuno ci sia ancora riuscito”…) Un paio di commenti sembrano indicare in un bontempone italiano l’ideatore di questa storia. C’è chi giura sia genovese, chi dice che sia un emigrato che per ingannare il tempo e i suoi amici inglesi si sia inventato tutto.

A giudicare dagli articoli sul web, in alcune parti del mondo (Stati Uniti e in America Meridionale, soprattutto) il trucco degli spaghetti sembra essere molto popolare, e si crede che sia diffuso proprio nella nostra Penisola. Insomma, il metodo italiano assolutamente originale utilizzato da tutti gli Italiani per cucinare la vera pasta italiana...


Viceversa, le reazioni scioccate dei nostri connazionali all'estero sono l'indice più evidente che così non è (anche perché, per molti, la procedura del lancio della pasta porta a sfornare spaghetti collosi e decisamente scotti). E poi, si sa, il maltrattamento di uno spaghetto innocente per noi è quasi un sacrilegio. Dopo tutto per determinare il punto di cottura si possono usare metodi meno "cruenti", come saggiarne la consistenza con una forchetta, assaggiarli, o semplicemente seguire i tempi di cottura scritti sulle confezioni. Il lancio dello spaghetto non fa per noi.


Leggenda metropolitana alimentare, quindi? Il sito "Tortellini e Affini", dedicato alla storia della cucina, ha provato a ricostruire le origini di questa diceria:

Per un italiano che soggiorna all’estero è quasi immancabile la domanda su questo metodo, che molti stranieri credono sia effettivamente in uso nel nostro paese. Fino a poco tempo fa non riuscivo a capire dove si fosse generata una leggenda simile, fino a quando non mi sono imbattuto nel libro scritto da Giuseppe Prezzolini, Maccheroni & C., datato 1957.
Ripercorrendo la fortuna della pasta nel continente americano, l’autore cita questo aneddoto che risale al ricettario dal titolo You can cook if you can read di Muriel e Cortland Fitzimmons, stampato a New York nel 1946, in cui viene riportato questo “affascinante” metodo in uso nelle famiglie italiane emigrate nel nuovo mondo. Nell’intento di cercare un metodo “sicuro” per capire se la pasta è cotta, gli autori americani hanno scelto di raccontare questa storia anziché sforzarsi di spiegare ai lettori quale debba essere la giusta consistenza degli spaghetti.

Va poi ricordato che anche i tempi di cottura hanno la loro storia. Ormai il nostro gusto è standardizzato: abbiamo un'idea pressoché condivisa di cosa significhi "pasta al dente", e stuoli di italiani inveiscono su Internet contro gli spaghetti scotti diffusi all'estero (bisogna riconoscere che sull'argomento siamo un po' sciovinisti, come insegna il profilo twitter "Italians mad at food", dedicato alla raccolta dei commenti più indignati sulle "devianze" rispetto alle ricette originali).


Ma le cose non sono sempre state così. Tra il XIX e il XX secolo i ricettari elencavano tempi di cottura della pasta assai più lunghi di quelli attualmente in uso, come i 45 minuti di La cucina sana (1846), l'ora di La cucina facile (1844) e lo stesso (ma solo per i maccheroni al sugo) di Come posso mangiare bene? (1913).


Su questa base, il già citato sito "Tortellini e Affini" ipotizza che il lancio dello spaghetto risalga alle abitudini degli emigranti italiani, che riproducevano con questo mezzo la consistenza della pasta dell'epoca, decisamente più scotta di quella attuale. Dopotutto, conclude il sito,

Tutte le volte che ci si riferisce alla tradizione gastronomica italiana della pasta, si dovrebbe tenere conto del fatto che la cucina non è un monumento immutabile, ma un linguaggio vivo e in continua evoluzione e, in fondo, mangiare la pasta all’estero potrebbe essere l’esperienza più simile a un viaggio nel tempo della gastronomia italiana antica.

Chiediamo dunque ai nostri lettori: voi avete mai usato il trucco dello spaghetto lanciato contro la parete? Oppure, conoscete altre leggende metropolitane sulla pasta?


Scriveteci, oppure parlateci attraverso il nostro account Twitter.

E, tanto per rimanere in tema, buon World Pasta Day!

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