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Buon Natale al veleno!



Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


Noi del Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee non potevamo farvi un augurio di buon Natale che non avesse almeno una punta di ambiguità e di inquietudine.


Attenti dunque a come abbellirete la sala del pranzo coi parenti, perché la pianta che vi hanno portato in regalo i cugini premurosi potrebbe rivelarsi mortale! Stiamo parlando della pianta da vaso diventata anche in Italia uno dei simboli stessi della festa: la “stella di Natale”, come tutti la chiamano, o poinsezia, dal nome del medico e primo ambasciatore statunitense in Messico Joel Roberts Poinsett, che negli anni ‘20 del XIX secolo la portò nel South Carolina, lanciandone la moda (il nome scientifico però è Euphorbia pulcherrima).



Da almeno un secolo, il mito popolare è che anche piccole quantità di foglie, se ingerite, provocherebbero rapidamente la morte - soprattutto per gli animali da compagnia o i bambini piccoli. Da qui, ripetuti inviti a manipolarla con estrema attenzione, o addirittura a sbarazzarsene, come accadde negli anni ‘80 al bellissimo tronchetto della felicità accusato di poter trasmettere l’Aids (o di nascondere ragni esotici e velenosissimi).


Parecchie fonti attribuiscono la nascita della leggenda della poinsezia killer alla morte, nel 1919, di un bambino di due anni, figlio di un ufficiale dell’US Army di stanza alle Hawaii, di cui fu incolpata la nostra pianta dalle foglie rosse. La responsabilità del decesso, dapprima affermata dal botanico Joseph Francis Rock su The Hawaiian Foresters and Agriculturist del marzo 1920 e poi, in termini ancora più clamorosi (il bimbo era morto per aver mangiato UNA foglia!), dal medico di Honolulu Harry L. Arnold in un suo libro del 1944, fu poi smentita. Ma il caso della piccola vittima della stella di Natale da allora è stato portato mille volte a “prova” della letalità delle sue foglie.


Da allora la storia della poinsezia assassina appare e riappare dalle pagine dei quotidiani, come ci racconta il folklorista Jan H. Brunvand nella sua Encyclopedia of Urban Legends (edizione 2012, pp. 493-4). Ad esempio nel marzo 1987 l’opinionista che si firmava come Ann Landers e che teneva una rubrica pubblicata da un gran numero di giornali americani, aveva reso nota la lettera di una donna che raccontava di come il suo gatto fosse morto per aver mangiato foglie di stella di Natale. Due mesi dopo, però, in occasione del numero della rubrica di maggio, Ann Landers dovette scusarsi per la storia infondata cui aveva dato credito.


Eppure, malgrado ritrattazioni come questa, la credenza persiste. Secondo Snopes un sondaggio condotto nel 1994 per conto della Society of American Florists indicava che il 42% degli uomini e il 57% delle donne fosse fermamente convinto della velenosità della stella di Natale.


Il Poisindex americano, che è il catalogo di riferimento usato dai centri antiveleni per tutti gli Stati Uniti, è invece perentorio nelle sue indicazioni: la cattiva fama della nostra poisezia è del tutto esagerata. Un bambino piccolo dovrebbe mangiarne addirittura 500-600 foglie per raggiungere la soglia della tossicità!


Il manuale di riferimento dell’American Medical Association per questo tipo di avvelenamenti, l’Handbook of Poisonous and Injurious Plants, indica come unico effetto collaterale dell’ingestione possibili attacchi di vomito. Malgrado questo, la poinsezia risultava fra le prime otto cause per le quali gli americani contattavano, spaventatissimi, i centri antiveleni del loro Paese.


E così via, sino a veri e propri tentativi di togliersi la vita ingerendo foglie di poinsezia - per fortuna falliti, ma, ancora una volta, messi in atto proprio a causa della leggenda...


Chi volesse avere dettagli più ampi può leggere l’articolo del Museum of Hoaxes e, in italiano, l’intervento più recente di Stefano Dalla Casa per Wired.


Rimane però un dubbio: davvero tutta questa cattiva fama del nostro arbusto natalizio è dovuta solo alla morte - poi smentita - di quel bambino alle Hawaii nel 1920?

Sicuramente quella storia ha contribuito a diffonderla in tutto il mondo; eppure, tracce di questa credenza si trovano già molto tempo prima, fin dal XIX secolo. Già nel 1898, ad esempio, il Bulletin of the United States Division of Botany (n. 20, p. 24) scriveva che


A volte i giardinieri si sono avvelenati potando piante coltivate (poinsezie).

Il 12 dicembre 1914, il Queenslander australiano rincarava la dose, assimilando la poinsezia alle altre piante del genere Euphorbiae, tra cui alcune specie sono in effetti tossiche; anzi, lo stesso giornale menzionava un caso di eruzione dell’epidermide di cui si era occupata tempo prima la rivista di agricoltura The Field e che si diceva esser stato causato dal contatto con una poinsezia.


È quindi plausibile che il mito sia nato nella seconda metà del XIX secolo, quando negli Stati Uniti cominciò la moda della poinsezia. Può darsi che, come per altre paure nei confronti di piante, frutti e alimenti importati da altre parti del mondo (si pensi ad esempio a tutte le leggende sulle banane!), anche la storia delle morti da stella di Natale rifletta i timori per la contaminazione e per l’indebolimento della propria sfera vitale (alimentazione, sessualità, sicurezza primaria) da parte dell’elemento “estraneo”.


L’esotismo ha sempre due facce: il fascino ipnotico per le espressioni culturali distanti da noi, e il timore dell’aggressione, dell’incomprensibilità o del pericolo. Proprio quello che - ammonisce la leggenda - potrebbero correre gli incolpevoli nostri animali e bambini nel portare alla bocca la terribile poinsezia messicana.


Buone feste dal Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee!



Nell'immagine in evidenza: un esemplare di Euphorbia pulcherrima incautamente maneggiato dagli autori dell'articolo.

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