Chi ha ucciso John Lennon?
- Redazione
- 26 mar
- Tempo di lettura: 4 min

di Paola Frongia e Giuseppe Spanu
La sera dell’8 dicembre 1980, alle 22:50, John Lennon scese dalla sua limousine davanti al Dakota Building, un lussuoso condominio di New York vicino al Central Park, per salutare suo figlio Sean prima di recarsi a cena in un ristorante. Un giovane che attendeva nella semioscurità, vicino al portone dell’edificio, appena lo vide gridò “Mr Lennon!” e sparò quattro volte colpendo il cantante alla schiena. Lennon cadde a terra ferito e morì quella stessa notte alle 23:15. L’assassino era ... Mark Chapman! – direte voi lettori – e invece no, era Stephen King, il famoso scrittore di romanzi horror!
O almeno questa è la teoria che da anni sostiene Steven Lightfoot - nessun legame con il produttore televisivo - un signore che, nonostante Chapman abbia sempre ammesso di essere l’unico colpevole (qui potete trovare la vera crono-storia ricostruita dalla CNN), da decenni ritiene di aver scoperto la “verità” sulla tragica fine dell’ex Beatle.
Ma perché King avrebbe sparato a Lennon? Secondo Lightfoot, il cantante fu vittima di un complotto organizzato da Richard Nixon e Ronald Reagan, che si servirono di Stephen King che, a sua volta, aveva bisogno di compiere qualche azione clamorosa per diventare famoso. All’epoca però lo scrittore aveva già pubblicato Carrie, Le notti di Salem e Shining ed era molto apprezzato dal pubblico; Nixon si era ritirato dalla politica dal 1974; Reagan era stato eletto il 4 novembre del 1980 ma sarebbe entrato in carica solo il 20 gennaio dell’anno successivo; infatti in quel periodo alla Casa Bianca c’era ancora Jimmy Carter. Tuttavia, sempre secondo Lightfoot, questo duo voleva sbarazzarsi di un pericoloso musicista pacifista, socialista e anticapitalista, perciò si mise d’accordo con King attraverso dei messaggi in codice pubblicati su riviste americane come Time o Newsweek, tramite i quali King riceveva le istruzioni su come agire per far fuori John Lennon. La sera dell’8 dicembre fu dunque King a premere il grilletto.
E la foto che ritrae Chapman mentre riceve un autografo da Lennon quattro ore prima dell’omicidio? Un falso montato dal fotografo Paul Goresh e da tutta la redazione di Newsweek, con la connivenza di Nixon e Reagan per incastrare Chapman, un povero psicolabile facilmente manipolabile! Quando l’assassino di Lennon finì i colpi, si sedette sul bordo del marciapiede e in attesa di essere ammanettato, si mise a leggere il celebre romanzo Il giovane Holden di J. D. Salinger. Un comportamento simile non era dettato da disturbi mentali, ma dal fatto che King, il vero responsabile dell’omicidio, sapeva che non sarebbe mai finito dietro le sbarre. Infatti secondo Lightfoot, quando King fu arrestato e portato alla stazione di polizia, fu sostituito con Mark Chapman, che fu immediatamente rinchiuso in una cella.
E quali sarebbero le prove di questo incredibile complotto? Secondo Lightfoot sono le foto in bianco e nero di Mark Chapman e di un giovane Stephen King, che dimostrano che si tratta della stessa persona e una presunta lettera scritta da Stephen King sotto pseudonimo (ma allora come ha fatto Lightfoot a capire che era di King e non di qualche burlone?) in cui confessava di essere il vero assassino di Lennon. Se questo non fosse sufficiente, nei romanzi di Stephen King, lo scrittore ha lasciato qua e là indizi per far capire che è lui il vero autore del delitto. Per questo motivo, secondo Lightfoot, i poteri forti hanno tentato di eliminarlo nel 1999.
Basterebbe semplicemente confrontare le foto di King e Chapman per notare che a parte gli occhiali da vista non si assomigliano per niente! In realtà, nel 1999 King fu coinvolto in un banale seppur grave incidente d’auto. E quasi superfluo aggiungere che l’ipotesi di Lightfoot è priva di qualsiasi fondamento, una delle tante teorie cospirative che fioriscono negli USA dopo un omicidio eccellente e che nessun giornalista o storico ha mai preso sul serio. Tuttavia quella sera fu uccisa una famosissima rockstar, perciò una mente sospettosa come quella di Lightfoot concepì immediatamente l’idea che dietro ci fosse qualcosa di torbido.
In realtà, in questi casi si attiva il bias della proporzionalità che induce le persone a credere che grandi effetti derivano da grandi cause: perciò se da una parte c’è John Lennon, dall’altra non può esserci un anonimo fan come Chapman, ma addirittura un complotto! Sono vittime di tale distorsione cognitiva anche coloro che, per esempio, si rifiutano di credere che una celebrità come Jim Morrison sia morto in seguito a un arresto cardiaco e preferiscono pensare che abbia inscenato la sua dipartita per rifarsi una vita altrove, con una nuova identità.
Questa teoria cospirativa è diventata una ragione di vita per Lightfoot (in missione per conto di Dio, direbbero i Blues Brothers!), che cura il sito lennonmurdertruth.com, dove promuove il suo libro-inchiesta Stephen King Shot John Lennon e fornisce alcuni dettagli sulla vicenda per stuzzicare la curiosità dei lettori. Non è raro vederlo girare per gli Stati Uniti a bordo di un furgoncino tappezzato di scritte a caratteri cubitali come “Nixon, Reagan, Stephen King conspiracy” per vendere il suo libercolo davanti ai supermercati o ai campus universitari, tanto che gli studenti di Earl Hall (Oregon) hanno avuto il piacere di conoscerlo nel 2008, e con grande ironia lo hanno raccontato nel loro blog.
Purtroppo la sua teoria è stata riportata dal New York Magazine, nel 2013 senza citare l’autore, dandogli così ulteriore visibilità, anche se per fortuna viene spesso sbeffeggiata dai vari blogger (ecco un esempio qui e qui). Se avete ancora qualche dubbio sull’omicidio di Lennon, evitate di fare domande a Stephen King, perché potreste correre il rischio che tiri fuori un’ascia e vi insegua per uccidervi come fece Jack Torrence di Shining all’interno dell’Overlook Hotel.
Immagine di apertura da Pixabay
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