Qui sopra: alcune bambole da un penny, più note come "Frozen Charlottes", prodotte dalla ditta tedesca A. W. Fr. Kister (1850-1929). Immagini concesse dallo "Strong National Museum of Play" di Rochester, New York.
Traduzione dall’articolo originale di Bonnie Taylor-Blake a cura di Sofia Lincos. Vi consigliamo di seguire l’autrice anche su Twitter.
Quello che era stato inteso come un giocattolo da bagno tedesco divenne presto noto in America come "Frozen Charlotte". Le bambole costavano un centesimo ed erano incredibilmente popolari, alcune erano vendute con la loro bara e con il sudario. (dangerousminds.net)
Quella strana gente dell’età vittoriana.
Innumerevoli siti web, articoli di giornale, riviste e articoli accademici ci raccontano che i genitori americani del XIX secolo davano ai loro figli bambole in porcellana piccole, rigide e pallide che prendevano il nome da Charlotte, una giovane vanitosa che aveva rifiutato il consiglio di sua madre di vestirsi in modo pesante e che di conseguenza era morta congelata su una slitta andando a un ballo. Inoltre, il racconto prosegue affermando che i bambini vittoriani riconoscevano il simbolismo relativo a questi bambolotti simili a cadaveri e li usavano come giocattoli, a volte anche sistemandoli in piccole bare. Infine, ci viene detto che le storie su questa particolare donna congelata erano così pervasive nel XIX secolo che i nostri antenati chiamarono un dessert col suo nome, e cuocevano delle figurine che la rappresentavano all’interno delle loro torte.
Oggi accettiamo queste affermazioni perché questa bizzarra narrazione ben si adatta alla nostra percezione degli uomini dell’età vittoriana, visti come moralisti e ossessionati dalla morte. Ma questa credenza specificamente moderna cade a pezzi quando diventa evidente che nessuno ha mai fornito prove risalenti a quel periodo del fatto che genitori e bambini identificassero le bamboline in porcellana con la leggendaria Charlotte. E un'indagine su giornali, riviste e libri americani del periodo non riesce a trovare menzioni del XIX e dell'inizio del XX secolo di bambole chiamate "Frozen Charlottes".
Se non esistono fonti del XIX secolo sul fatto che gli americani dell’età vittoriana associassero queste bambole alla leggenda e di conseguenza le chiamassero frozen Charlottes, da dove viene questa idea?
Le bambole economiche a giunti fissi, generalmente conosciute nel XIX secolo come penny dolls e ora comunemente note come frozen Charlottes, hanno acquisito il nome basato sulla leggenda molti anni dopo la fine del XIX secolo. E per capire perché queste bamboline sono state soprannominate così, occorre sapere qualcosa in più sulle bambole e sulla leggenda associata.
Un cadavere che va a un ballo
Sulla prima pagina del New York Observer dell'8 febbraio 1840, sotto il titolo “Religious”, apparve un lungo e macabro aneddoto [vedi Nota 1]. Descriveva eventi che si dicevano accaduti nello stato di New York appena un mese prima, nel "freddo pungente" di Capodanno [ma vedi Nota 2].
Una giovane coppia si era fatta strada attraverso la campagna viaggiando in una slitta aperta, diretta a un ballo di Capodanno a circa 20 miglia di distanza. La donna diretta al ballo
era allegra e nel fiore degli anni, e il fascino della sua giovinezza e della sua bellezza non erano mai stati così splendenti come il giorno in cui si era preparata per quel ballo di Capodanno. Naturalmente era vestita troppo poco per quella stagione, e soprattutto per quella sera terribile, e non era passato molto tempo prima che cominciasse a lamentarsi di avere freddo, molto freddo; ma la loro fretta di giungere in orario alla meta per essere presenti all'apertura delle danze li indusse ad affrettarsi senza fermarsi per strada. Non molto tempo dopo queste lamentele, la giovane disse che si sentiva perfettamente a suo agio, che in quel momento aveva abbastanza caldo e che non c'era bisogno di indugiare per lei. Raggiunsero finalmente la casa dove stavano arrivando gli invitati; il giovane balzò dalla slitta e tese la mano alla compagna per aiutarla, ma lei non rispose; era morta - stecchita - congelata: un cadavere sulla strada per il ballo.
Questo racconto, a volte in forma più breve, fu ristampato negli Stati Uniti all'inizio degli anni Quaranta dell'Ottocento e trovò posto sui giornali britannici. Inoltre, fu riadattato in forma di poesia (o "ballata") all'inizio del 1841 e attribuito a "Mrs. Seba Smith” (Elizabeth Oakes Smith, nata Prince), scrittrice americana e prima femminista. Alla fine del 1843 la poesia fu ripubblicata su The Rover, una rivista curata dal marito di Smith; stranamente, questa volta lo stesso Seba Smith è stato indicato come autore.
L’opera di Smith diede un nome alla giovane coppia, prima senza nome. Raccontò il rifiuto di Charlotte del consiglio di sua madre - quello di vestirsi di più, mentre si preparava a partire per il ballo di Capodanno - e di Charles alla guida della slitta, in quella serata gelida. Non è una sorpresa per noi scoprire che, alla fine del viaggio, "la sua Charlotte era un cadavere irrigidito, e le sue parole non arrivavano più". La poesia stessa ha dato origine a una melodia popolare americana ben studiata, conosciuta nel Diciannovesimo secolo (come oggi) con i titoli "Young Charlotte", "Fair Charlotte" e persino "Frozen Charlotte".
Ciò che rende una bambola una "frozen Charlotte" dipende da chi ne scrive, ma la maggioranza sostiene che si tratti di bambole nude, modellate in porcellana o bisquit con articolazioni fisse (immobili). Alcune sono molto antiche (ca. 1850) e di origine tedesca, contemporanee al "cadavere al ballo", mentre altre non così datate (ca. 1920).
Le dimensioni vanno da un minimo di un pollice [circa 2.5 cm, NdT], fino a un imponente 10 pollici o più [circa 25 cm, NdT]. I produttori tedeschi delle prime bambole a volte ne dipingevano le acconciature (coerenti con data e luogo di produzione) e i volti, ma molte bambole tra le più antiche erano prive di questi ornamenti. Erano invariabilmente bianche come la neve, il che si adatta bene alla leggenda; ma archeologi, storici e collezionisti di giocattoli fanno notare che ne sono state prodotte anche versioni in nero. (Per una rassegna, si vedano St. George, 1948; Davis, 1993; Lima, 2012; Fernandez, 2015; e Betti, 2017).
Giocare coi morti
Le nostre idee moderne sulla "donna congelata usata come bambola" si basano su una stratificazione di diverse affermazioni. Alla base c'è l'idea che nell’età vittoriana si associassero queste bamboline alla leggenda (e, inoltre, che le bambole venissero prodotte proprio a causa di questa storia), che di conseguenza si chiamassero "frozen Charlottes", che fossero usate a scopo didattico e che i bambini le impiegassero per rappresentare il corpo congelato di Charlotte. Inoltre, esiste un legame tra la leggenda della donna congelata e il cibo vittoriano: queste "bambole cadavere" venivano talvolta cotte all’interno delle torte, e un dessert allora popolare prese il nome dalla stessa Charlotte.
Alcuni esempi di queste affermazioni:
Gli americani del diciannovesimo secolo scrivevano poesie, raccontavano storie, cantavano canzoni, creavano bambole e preparavano persino un dolce in onore di Frozen Charlotte, una fanciulla vanitosa e volitiva
che insistette per andare a un ballo contro il consiglio di sua madre e trovò la morte in una gelida notte del Maine. (Bennett, 2012)
Le Frozen Charlotte avevano una chiara funzione didattica: insegnavano alle ragazze a obbedire alle loro madri e a vestirsi bene in inverno altrimenti sarebbero morte, la punizione più estrema per una disobbedienza. Inoltre, dimostravano il risultato finale di un comportamento sconsiderato e di un'eccessiva vanità. (Lima, 2012)
Durante l'età vittoriana, negli Stati Uniti, queste bamboline venivano cotte nelle torte, associate a un famoso dolce ed erano estremamente ricercate dalle ragazze, proprio come avviene oggi tra i collezionisti. Ma non è stata una bambina a dare il nome alla bambola: Frozen Charlotte. […] Quando gli americani videro per la prima volta le rigide bambole di bisquit bianco, l'associazione con la sfortunata Charlotte doveva sembrare ovvia. Cominciarono così a chiamarle Frozen Charlottes. (Ewbank, 2019)
Questo racconto popolare trasformato in ballata era abbastanza popolare da ispirare la creazione di un nuovo tipo di bambola in porcellana. Le Frozen Charlottes rimasero popolari dalla metà del Diciannovesimo all'inizio del Ventesimo secolo. Tipicamente di piccole dimensioni, nude e senza pezzi mobili, quindi "congelate", queste bambole venivano regalate ai bambini; potevano anche essere collocate nelle case delle bambole o usate come charm nel pudding di Natale [nel periodo delle feste era tradizione cuocere all’interno del pudding una moneta, un bottone o un altro piccolo oggetto, detto charm; chi l’avesse trovato avrebbe avuto fortuna per tutto l’anno a venire, NdT]. Prodotte in serie dal 1850, la maggior parte delle Frozen Charlotte erano in porcellana "bisque" non smaltata e tipicamente lasciate bianche. A volte le Frozen Charlottes venivano messe in mostra in modo macabro, ospitate, ad esempio, all’interno di piccole bare al di sopra di tessuti o tavoli. Tali usanze suggeriscono che il racconto della poesia abbia seguito le bambole tra le mani delle ragazze, dove la lezione si protraeva. (Derington, senza data)
Tonnellate di piccole bambole di porcellana venivano prodotte in Germania tra il 1850 e il 1920 circa. Dovevano essere giocattoli da bagno, poiché galleggiavano, e costavano un centesimo, abbastanza economiche per qualsiasi bambino. In America e in Canada furono associate alla poesia raccapricciante di Seba Smith e divennero note come Frozen Charlottes. A volte erano confezionate in una piccola bara. Questo racconto istruttivo sull’opportunità di ascoltare i propri genitori non era limitato alle ragazze. A questo scopo nacquero le Frozen Charlie: inviare lo stesso messaggio anche ai ragazzi. Nell’America dell’età vittoriana, venivano piantate nelle torte di compleanno e in quelle delle altre celebrazioni come premio, ma anche come promemoria della precarietà della vita e delle conseguenze della disobbedienza ai genitori. (geschenke2015, 2019)
A partire dal 1850, le economiche bambole in porcellana "Frozen Charlotte" iniziarono a essere vendute negli Stati Uniti e in Europa come oggetti alla moda da raccogliere o cuocere nelle torte, frutto della stessa cultura vittoriana che creava collane di capelli umani e che faceva circolare memento mori con fotografie di bambini cari e parenti scattate dopo la morte. (Agugliaro, 2017)[fine cit]
L’intelaiatura del racconto comincia a scricchiolare, tuttavia, quando se ne minano le basi.
Le pubblicità sui giornali e gli scritti del periodo dimostrano che gli americani
conoscevano queste bamboline rigide come "penny dolls", e i venditori di giocattoli non sembrano averle mai pubblicizzate come bambole "Charlotte". In effetti, nulla nelle pubblicazioni del XIX secolo e dell'inizio del XX supporta la convinzione che gli americani abbiano mai legato queste figurine a Charlotte [vedi Nota 3 per i database cercati].
Inoltre, nessuno tra coloro che oggi scrivono delle Frozen Charlottes ha mai fornito prove contemporanee che gli americani del XIX secolo e dell'inizio del XX abbiano mai considerato queste piccole bambole come cadaveri, o come rappresentazioni di una giovane donna vanitosa congelata sulla strada per un ballo.
Inoltre, A Study of Dolls (1897), dello psicologo americano G. Stanley Hall (1846-1924) e dell'allora studente A. Caswell Ellis (1871-1948), non menziona né le "Frozen Charlottes" né la leggenda su cui tali bamboline avrebbero dovuto essere basate. Questa indagine accademica, condotta nel 1894, sul modo in cui i bambini del periodo (e talvolta i loro genitori) giocavano con le bambole non include alcun riferimento ai rituali di morte che riguarderebbero le penny dolls, nemmeno nei capitoli sui giochi dei bambini con "bambole morte" e con "funerali di bambole". Inoltre, "Charlotte" non è elencata nel capitolo sui nomi delle bambole; si potrebbe pensare che il nome avrebbe dovuto apparire lì, se davvero queste bambole erano comunemente viste come rappresentazioni della defunta Charlotte.
Questa connessione - attribuita all’età vittoriana - tra la leggenda di Charlotte e le penny dolls era davvero così presente nel XIX secolo? Il lavoro di Hall ed Ellis suggerisce che questa forma così specifica di “gioco di bambole” non esisteva nella seconda metà del XIX secolo in Massachusetts; questo luogo – data la sua collocazione nel New England – avrebbe dovuto essere vicino al punto di diffusione del più ampio folklore riguardo alle "Frozen Charlotte".
Morto in omaggio
In effetti, le prime menzioni di una bambola chiamata Frozen Charlotte e le prime connessioni tra la bambola e la leggenda appaiono sui giornali americani verso la metà degli anni ‘40. E furono i collezionisti di bambole e i giornalisti che scrivevano di collezionisti di bambole a chiamare le penny dolls con questo nome, a volte riferendosi anche alla leggenda.
Gli esemplari in mostra includeranno bambole
personalizzate, bambole straniere, bambole in legno, cera, stracci, cartapesta, antichità, frozen Charlottes, in porcellana, in bisque e altre tipologie. (Public Opinion, Chambersburg, Pennsylvania, 1 dicembre 1945, p. 4.)
Casalinghe e veterani, scolari e bambini piccoli che tengono strette le gonne della mamma trascorrono ogni pomeriggio girando intorno alle vetrine decorate in carta crespa. Le bambine guardano con invidia la collezione di bambole "frozen Charlotte" in porcellana che erano preziose compagne di giochi delle bambine, 70 anni fa. (The Post-Crescent, Appleton, Wisconsin, 29 maggio 1948, p. 7.)
Le bambole in miniatura realizzate in un unico pezzo, conosciute come Frozen Charlottes, un tempo vendute a un penny, erano piccole bambole di porcellana rigide, note ai bambini del 1870. (The Long Beach [California] Independent, 22 giugno 1948, p. 8.)
Nella sua collezione ci sono bambole in porcellana, cera, cartapesta, stagno, legno intagliato a mano e prodotti alimentari. Ci sono bambole addormentate, bambole inquietanti, bambole gemelle e Frozen Charlottes (il cui nome deriva dalla secolare ballata folk del Vermont relativa a "Fair Charlotte", che rimase rigida e congelata in una notte d'inverno). (The Rochester [New York] Democrat and Chronicle, 20 novembre 1948, p. 25.)
Questa piccola figurina rigida, a volte conosciuta come "pillar doll" o “penny doll”, venne battezzata, stando a Janet Pagter Johl, come l'eroina di un'antica ballata del New England. (Gordon, 1949)
Le Penny dolls e le Frozen Charlottes erano molto popolari tra le bambine di 40-60 anni fa. Queste bamboline erano alte da 1/2 pollice ai 3 pollici [7.6 cm, NdT] e vendute a un prezzo tra il penny e i 25 centesimi. Sebbene all'inizio fossero fatte in cera, in seguito furono realizzate con di duro bisque e con braccia mobili. Le bambine adoravano vestirle con gli scarti di cucito delle madri. Il nome Frozen Charlotte deriva da una vecchia ballata cantata da menestrelli erranti. (The Middlesboro [Kentucky] Daily News, 24 marzo 1949, p. 6.)
Un'altra famiglia di bambole, le frozen Charlottes, realizzate interamente in porcellana, saltò fuori nel periodo in cui veniva cantata la ballata popolare "Poor Charlotte", su una fanciulla del New England che morì nella neve e nel freddo. (The Daily Gazette, Janesville, Wisconsin, 31 ottobre 1949, p. 11.)
Le sue bambole più piccole sono piccole bambole cinesi alte un centimetro chiamate "Frozen Charlottes". Il nome deriva da una triste ballata folk del New England. Conosciute anche come "bambole da torta", venivano cotte nei dolci come amuleti o charm. Le "Frozen Charlottes" venivano prodotte prima della guerra civile. (The Council Bluffs [Iowa] Nonpareil, 12 gennaio 1950, p. 8.)[fine cit]
Queste prime descrizioni delle "Frozen Charlottes" mancano dell'affermazione ormai corrente secondo cui erano proprio le persone nell’età vittoriana a collegare le penny dolls con la leggenda di Charlotte congelata, ma quel legame era certamente in essere nei primi anni ‘50.
Due bambole "Frozen Charlotte", una da 8 pollici e l'altra da 4 pollici in una piccola culla di ferro, sono tenute in gran conto dalla signora Pelly. Le bambole Frozen Charlotte furono realizzate per illustrare una ballata in più versi, che racconta di una ragazza che uscì con il suo innamorato in una fredda notte d'inverno, pur non essendo vestita adeguatamente. La ragazza morì congelata, spiega la signora Pelly. (The Globe-Gazette, Mason City, Iowa, 25 novembre 1950, p. 16.)
La mia preferita - a causa della storia popolare ad essa legata – era la più piccola ed economica, e praticamente ogni bambina nei primi anni del 1900 ne possedeva una, secondo [la collezionista di bambole] Miss Schuette. Era chiamata "Frozen Charlotte" e serviva da monito per tutte le giovani donne vanitose (un primo esempio di psicologia applicata?). Si rifiutò di sgualcire il suo primo vestito da festa mettendogli sopra un cappotto, in una fredda notte d'inverno, e congelò sulla strada per il ballo! (The Green Bay [Wisconsin] Press-Gazette, 1 novembre 1955, p. 10.)
Mentre la storia [di Fair Charlotte] veniva passata dalle lingue saettanti alle orecchie ricettive, divenne nota come la Ballata di Frozen Charlotte, per mettere in evidenza il fatto che [la protagonista] finì fredda e rigida, e presto ispirò la produzione di bambole giocattolo in edizione limitata, fatte di porcellana in un unico pezzo inamovibile, che naturalmente divennero note come Frozen Charlottes. (The Victoria [Texas] Advocate, 6 novembre 1960, p. 3.)
Il collezionista ha anche diverse bambole "Frozen Charlotte". Queste bambole sono state ispirate da una poesia popolare all'epoca in cui sono state realizzate. La poesia racconta come un giovane portò Charlotte a una festa in una fredda notte d'inverno su una slitta. Charlotte era troppo orgogliosa per avvolgersi in una coperta e quando raggiunsero la festa era morta congelata. (The Northwest Arkansas Times, Fayetteville, 24 ottobre 1962, p. 6.)[fine cit]
Che il nome "Frozen Charlotte" sia stato coniato all'interno della comunità dei collezionisti di bambole qualche tempo prima o intorno alla Seconda guerra mondiale è evidente nel libro del 1948 della collezionista di bambole e storica Eleanor St. George, Dolls of Yesterday [vedi anche Nota 4].
Il nome "Frozen Charlotte" [...] sembra essere un nome relativamente recente. Da quando il collezionismo di bambole è diventato così popolare, sono cresciute molte leggende, che non hanno basi più solide delle fantasie di qualche collezionista fantasioso o del desiderio di qualche commerciante di aumentare l'interesse e il valore delle sue merci. Certamente, quando questa scrittrice, insieme a tutte le altre bambine del quartiere, giocava con queste bambole e realizzava vasti guardaroba per loro, quelle più piccole venivano chiamate "bambole da un centesimo" (penny dolls) e quelle più grandi erano note semplicemente come "bambole da venticinque centesimi".
La collezionista e storica delle bambole Nina B. Shepard, in un commento del 1952 su come aggiungere valore a una vecchia bambola, andò oltre, raccontando come i collezionisti apponevano nomi alle bambole del XIX secolo, e come questo fosse problematico.
Non posso fare a meno di pensare che noi collezionisti, probabilmente spinti anche dai commercianti, stiamo commettendo un errore grave e fuorviante nel coniare il nome di varie bambole. Se il marchio è sulla bambola, allora benissimo, vorrà dire che sarà una Jumeau, una Brue, una Lerch&Klagg ecc. Ma quando parliamo di Frozen Charlottes (che mi danno davvero i brividi, indipendentemente dalla leggenda), di Jenny Linds, Mary Todd Lincolns e altri numerosi nomi, non stiamo portando avanti un'idea originale (anche se potremmo avviarne una) o un titolo di brevetto, ma stiamo usando il nostro ingegno per etichettare certe bambole con nomi ben definiti e sminuendo la bambola con idee moderne e nomi vendibili. Questa espressione è stata usata prima di me per parlare di questa situazione: "Il conio dei nomi mette il racket nel nostro hobby". Pensate a questo, voi collezionisti di bambole.
Non posso credere che avessero questo in mente, i vecchi produttori di bambole o i bambini che ci giocavano. Le bambole con gli occhi azzurri divennero popolari durante il regno della regina Vittoria, ma non possiamo chiamarle "della regina Vittoria" né possiamo chiamare le bambole in legno, con cui giocava intorno al 1820, bambole Victoria. Tutti vediamo bambole che ci ricordano qualche personaggio importante o storico, ma perché ognuno di noi dovrebbe avere il diritto di dargli quel nome? Possiamo pensare alla nostra bambola in questi termini, ma non dovremmo spacciarla così ad altri, perché questa è una brutta cosa, come diffondere una leggenda creata da noi stessi.[fine cit]
Dalla culla alla tomba
Ad un certo punto, nel nostro passato recente, collezionisti di bambole, artisti e gioiellieri cominciarono a far circolare la storia della "donna morta come bambola", mettendo in collegamento le Frozen Charlottes con altri oggetti legati alla morte. Un popolare post sulle Frozen Charlottes include un'immagine trovata su Etsy, che mostra una bambolina in una piccola bara di metallo antico, con impresse le parole "Don't Talk So Much" (Non parlare così tanto; Chavez, 2014). Come ha osservato l'autore del post virale,
fortunatamente, non ci sono ulteriori informazioni riguardo al reperto, e solo molte le domande senza risposta. Chi l'ha fatto? Quando? Perché? Cos’è quella mega iscrizione inquietante, che sembra quasi minacciosa nel tono? Temo di non avere ancora risposte
a queste domande, dopo una settimana di ricerche. Tuttavia, il piccolo cadavere nella bara ha alcune storie da raccontarci.
Questi non sono giocattoli ordinari. Queste bambole sono nate negli Stati Uniti durante l'età vittoriana, intorno al 1860, e sono state chiamate Frozen Charlottes (o Charlie per i maschietti). Le bambole sono state realizzate in risposta all'enorme popolarità di una ballata, "Fair Charlotte", basata su una poesia del 1843 scritta da un giornalista del Maine, Seba Smith, e intitolata "A Corpse Going to a Ball".
Data la nostra moderna associazione tra la bambola e la leggenda, l'abbinamento di queste figurine con una bara antica sembra avere senso. Tuttavia, sebbene nel XIX secolo coesistessero le penny dolls e le piccole bare in legno o metallo di quelle dimensioni [vedi Nota 5], non ci sono prove che i proprietari di queste bambole le mettessero davvero all’interno delle bare. Quando incontriamo una fotografia recente di una piccola bambola antica in una piccola cassa da morto antica, non possiamo assumere che l'abbinamento stesso sia antico e autentico.
Un'altra leggenda moderna abbina la "bambola-cadavere" con la lunga tradizione dei piccoli oggetti cotti nelle torte. Questo tema ricorrente sulla "figurina di una donna morta" cucinata all’interno di un dolce è evidente da titoli di blog-post come questi:
"Buon compleanno, c'è un cadavere nella tua torta!"
"Frozen Charlotte: un racconto moralizzante cucinato in una torta"
"Frozen Charlotte: la bambola raccapricciante che divenne la Torta dei Re
Anche se abbiamo prove che gli americani del XIX secolo (e non solo loro) mettessero talvolta le penny dolls (così come altri oggetti) nelle loro torte, non ci sono prove che abbiano mai considerato questi oggetti come rappresentazioni di vittime di congelamento.
Nonostante ciò che crediamo noi moderni, nemmeno la leggenda di Charlotte, morta congelata, è servita come ispirazione per la creazione del Frozen Charlotte Russe, un dolce popolare nel XIX secolo. Il dessert, simile al trifle, e diventato popolare nel XX secolo, è semplicemente una versione fredda (o ghiacciata) della Charlotte Russe, che si basa sull'ancora più antica e semplice Charlotte, una torta in stampo conosciuta dal 18° secolo.
La crescente diffusione, nell'ultima metà del XIX secolo, di ghiacciaie nelle case e nei ristoranti degli Stati Uniti ha portato alla comparsa di molti dessert freddi, che da quel momento potevano essere serviti tutto l'anno. Si trovano infatti molte occorrenze della frase "Frozen Charlotte" in giornali, riviste e libri del XIX secolo, ma queste si riferiscono inevitabilmente al dessert (e talvolta alla ballata), e non alle bambole. Una storia per giustificare l’origine del dessert basata su "A Corpse Going to a Ball" è semplicemente inutile.
Lascia che sia
Ricerche approfondite negli archivi storici dei giornali, delle riviste e dei libri di quel periodo non sono riuscite a portare alla luce prove a sostegno dell'idea che gli americani del Diciannovesimo secolo legassero le penny doll alla leggenda di Fair Charlotte. Inoltre, nessuno che abbia scritto sulle penny doll includendo un legame con la leggenda ha mai pubblicato, nelle sue analisi, qualcosa del Diciannovesimo o dell'inizio del Ventesimo secolo a sostegno dell'affermazione.
"La bambola vittoriana che rappresentava una donna congelata" è diventata un esempio di storia "dimenticata" o "nascosta", il tipo di fattoide bizzarro del tipo "lo sapevi...?" che crediamo e condividiamo senza chiedere fonti primarie. La collezionista e storica delle bambole Nancy Shepard ci ha messi in guardia contro questo intreccio tra realtà e finzione fin dal 1952.
Le leggende raccontate da una famiglia che ha posseduto una bambola per generazioni, e che forse ha anche delle foto come prova, sono preziose, ma queste leggende in sé la maggior parte delle volte devono essere prese con il proverbiale "grano di sale". Bisogna essere consapevoli che la "storia" di una singola bambola potrebbe essere un falso. Può essere stata inventata e inclusa in un racconto molto romantico e affascinante. Tutti amiamo quelle storie, ma qui è dove dobbiamo usare discernimento e le conoscenze che abbiamo sviluppato nel corso dei nostri studi.
Una volta che i collezionisti di bambole della metà del Ventesimo secolo collegarono la figurina rigida e pallida degli anni ‘50 dell’Ottocento con la leggenda e la ballata del Diciannovesimo secolo, e dopo che si diffuse fra il pubblico il nomignolo che ne conseguì, allora furono inventate delle storie complicate e macabre sia per le bambole, sia per gli adulti che le acquistavano, sia per i bambini che giocavano con esse. In conclusione, sebbene non ci sia niente di grave nel parlare delle penny doll come Frozen Charlotte, bisogna almeno essere chiari circa lo spazio che questa bambola occupava originariamente nella cultura popolare americana: per le persone dell’età vittoriana si trattava di giocattoli a buon mercato, facilmente reperibili, che andavano persi con facilità e che altrettanto facilmente si potevano sostituire, e poco più.
Ringraziamenti
Sono debitrice a Brian Jones, del Connecticut State Museum of Natural History, presso la University of Connecticut, a Noelle McElrath-Hart, dello Strong National Museum of Play, e a David Daly, dello U.S. National Park Service per il gentile consenso all’uso delle foto conservate presso le rispettive istituzioni. Un ringraziamento particolare va a Sarah Blake, Garson O’Toole, e a Brian Chapman per il loro aiuto nel presente lavoro e per l’incoraggiamento.
Note
1. Qui c’è l’aneddoto integrale, come venne stampato su The Observer l’8 febbraio 1840, a p. 1. (Meno noto è il fatto che una versione abbreviata di “Un cadavere che va al ballo”, attribuito a un “corrispondente del New York Observer”, apparve sulla seconda pagina del The Evening Post (New York) il 7 febbraio 1840, la sera prima rispetto a quando l’aneddoto completo apparve sul The Observer).
2. Poco dopo che "A Corpse Going to a Ball" apparve sui giornali statunitensi del nord-est, comunque, alcuni giornali locali trovarono questo aneddoto sensazionale così poco plausibile che sentirono il bisogno di commentare la sua veridicità. Due esempi notevoli dai giornali di New York:
3. La strategia di ricerca ha preso di mira gli archivi storici dei giornali digitalizzati e dei periodici del XIX e inizio XX secolo. Questi database includevano, ma non erano limitati a: collezioni ProQuest (tra cui American Periodicals Series, ProQuest Civil War Era, ProQuest Historical Newspapers, ProQuest Women's Magazine Archive), Readex's America's Historical Newspapers e America's Historical Imprints, Archive of Americana, The American Civil War: Letters and Diaries, Library of Congress's Chronicling of America, HarpWeek (Harper's Weekly), Making of America (Cornell), Nineteenth Century U.S. Newspapers, Accessible Archives, Gale Primary Sources, Gale NewsVault, Hathi Trust Digital Library, Nineteenth Century Collections Online, Periodicals Archive Online, Sabin Americana, JSTOR, Google Books, newspapers.com, newspaperarchive.com e geneaologybank.com.
4. St. George ha inoltre spiegato che, "mentre il nome, Frozen Charlotte, è appropriato e probabilmente continuerà ad essere usato, si può scartare il nome 'Teacup doll' e la storia che le accompagna, secondo cui le bambole erano usate per mescolare lo zucchero nel tè pomeridiano dalle donne, e che all'ospite venivano date la bambola e la tazza da tè come souvenir, quando se ne andava".
5. Piccole bare di metallo decorate con "This Man Was Spoke to Death", ad esempio, esistevano negli anni 1870 e 1880. Alcune furono menzionate rispettivamente nel Chicago Tribune (29 agosto 1875, p. 16), nel The New Orleans Republican (8 febbraio 1876, p. 5), e poi nel The Harper County [Kansas] Times (2 giugno 1881, p. 5).
[cit]Un pastore di questa città si rivolse all'assistente tesoriere della contea per pagare le tasse. Mentre era seduto alla scrivania, il suo occhio colse una bara in miniatura, sulla quale alzando il coperchio si leggevano queste parole: "Quest'uomo è stato convinto a morte".
Ieri, mentre un senatore stava pronunciando un discorso che non interessava tutti, un altro membro si alzò con calma, gli si mise a fianco e sollevò una bara giocattolo su cui era scritto: "Quest'uomo è stato convinto a morte". La risposta fu secca e l’oratore si ritirò ridendo sul suo scranno.
The Kingman [Kansas] Citizen racconta di un nuovo piano adottato dal giudice Peters per evitare di annoiarsi con gli avvocati. Il giudice porta in tasca una piccola bara di latta su cui è scritto "Quest'uomo è stato convinto a morte", e quando un avvocato prolisso continua a sbraitare su qualche questione poco importante, il giudice pone la bara davanti a lui. Ha l'effetto desiderato.[fine cit]
Diverse immagini di bambole "Frozen Charlotte" in piccole bare di metallo antico su cui appaiono le parole "Talking to Death" sono visibili qui e qui (entrambi consultati il 20 giugno 2019). Non è inconcepibile che una piccola bara "Don't Talk So Much" (Non parlare così tanto) appartenga alla stessa epoca, usata da giudici, senatori, tesorieri nazionali e simili per un simile effetto umoristico.
Bibliografia
Agugliaro, Siel. "Frozen Dolls and Famous Actresses: A Tale of Two Charlottes", https://pennrare.wordpress.com/2017/07/26/frozen-dolls-and-famous-actresses-a-tale-of-two-charlottes/, 26 luglio 2017. (Consultato il 6 maggio 2019).
Bennett, Judith M. "Death and the Maiden", Journal of Medieval and Early Modern Studies 42: 269-305, 2012.
Betti, Colleen. “’They Gave the Children China Dolls’: Toys and Enslaved Childhoods on American Plantations", tesi di Master, Dipartimento di Antropologia, Università della Carolina del Nord, Chapel Hill, 2017.
Chavez, Sarah. "Happy Birthday, There’s a Corpse in Your Cake", https://nourishingdeath.wordpress.com/2014/06/11/happy-birthday-theres-a-corpse-in-your-cake/, 2014. (Consultato il 6 maggio 2019).
Davis, Laura Mager. "China Heads: Glazed Porcelain Dolls from 1840 to 1890", Bollettino trimestrale della Società Archeologica della Virginia. 48(2):73-87, 1993.
Derington, A.L. "Black Doll Fragment". https://dorchesterindustrialschoolforgirls.wordpress.com/black-doll-fragment/, senza data. (Consultato il 6 maggio 2019).
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