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Gli orsi polari che vi bocciano all'esame


Immaginate un’università poco fuori Londra, un antico edificio con una sala piena di quadri in cui si svolgono gli esami finali. Tra le varie opere d’arte che affollano le pareti, un dipinto risulta coperto da una bandiera britannica. E’ allora che il più esperto della compagnia degli studenti racconterà ai nuovi arrivati la storia del quadro maledetto del Royal Holloway College...


Una delle opere d'arte di maggior pregio nella collezione dell'università è "L'uomo propone, Dio dispone", un dipinto di un famoso artista del diciannovesimo secolo che raffigura la fine di un'esplorazione maledetta guidata da un esploratore della nobiltà inglese. [...] Molti anni fa uno studente stava lottando contro un esame di letteratura inglese e scandagliava i dipinti sulle pareti in cerca di ispirazione. Uno di questi attirò la sua attenzione, e cominciò a fissarlo, borbottando incomprensibilmente. Poi, con orrore di tutti i presenti, afferrò una matita appuntita e se la piantò attraverso un occhio, fino al cervello, uccidendosi all'istante. Qualcosa nel dipinto lo aveva forse fatto impazzire? Quando gli esaminatori scioccati lessero il suo elaborato per cercare un senso alla sua azione inesplicabile, videro che aveva scarabocchiato ovunque sul foglio: "Gli orsi!"

(da James Proud, Urban Legends: Bizarre Tales You Won't Believe, Chichester, Summesdale, 2016)



Leggende universitarie


Le attività umane, in particolare quelle che comportano rischi e incertezze, sono da sempre oggetto di tentativi di controllo attraverso atti magici e superstizioni di ogni tipo. Si va dalle guerre, durante le quali si portano amuleti o si recitano formule scaramantiche, ai più vari sistemi per scongiurare le malattie. Non stupisce quindi che anche impegni meno terribili - ma comunque segnati da aspettative e timori - come gli esami scolastici e universitari vantino un ricco patrimonio di accorgimenti per ingraziarsi la sorte.


Chiunque abbia frequentato un’università italiana avrà sentito raccontare o avrà veicolato almeno una delle leggende che le riguardano: a Torino, il dito dell’altorilievo di Cristoforo Colombo in Piazza Castello e gli attributi del toro in Piazza San Carlo porterebbero fortuna, mentre salire sulla Mole Antonelliana costerebbe l’impossibilità di giungere alla laurea! Lo stesso varrebbe per la Torre degli asinelli a Bologna e per la torre pendente a Pisa, mentre guardare il volto della statua di Minerva alla Sapienza di Roma o la statua del Cristo Velato a Napoli porterebbero un’indicibile sfortuna, prima di un esame.


Quella che abbiamo presentato in apertura è una leggenda un po’ speciale. Diciamo “speciale” perché non accade tutti i giorni che un’istituzione scolastica al centro di una leggenda “nera” la “adotti” e, in un certo senso, se ne faccia carico.


Eppure, è quello che succede da molti anni al Royal Holloway College dell’Università di Londra, che si trova a Erham, poco a sud-ovest della capitale.



Un quadro maledetto


In una delle sale di questa istituzione , che è tra le università più prestigiose del mondo, si trova il dipinto “maledetto” di cui parla il volume di James Proud sulle leggende contemporanee.


Il quadro fu acquistato nel 1881 da Thomas Holloway, il padre del college, e posto nella pinacoteca che ha sede nell’edificio storico. Non è chiaro, però, da quando il dipinto sia considerato “portasfortuna” per gli studenti. Sarebbe importante capire se la diceria sorse subito dopo l’apposizione del quadro nella pinacoteca o se è cosa più recente.


Possiamo però dire che Caroline Bingham, nel suo libro del 1987 The History of the Holloway College 1886-1986 (Londra, Constable), a p. 211 menziona alcune fonti secondo cui la pratica di nasconderlo con una bandiera era già generalizzata negli anni ‘50 del secolo scorso. Questo articolo di The Conversation mostra una bella foto del 1984 con il quadro coperto durante lo svolgimento degli esami.


Quanto al dipinto stesso, si tratta di un grande olio su tela, opera del pittore Edwin Landseer (1802-1873). Il titolo, Man Proposes, God Disposes vuol essere un riferimento al noto motto usato nell’Imitazione di Cristo di Tommaso da Kempis: L’uomo propone, Dio dispone. Il sito della BBC gli dedicò un ottimo servizio nel 2014. L'opera rappresenta i resti della spedizione capitanata da sir John Franklin che nel 1845 avrebbe dovuto cercare il cosiddetto “passaggio a nord-ovest, la rotta per collegare l’Atlantico al Pacifico.


Ma qui bisogna fare un passo indietro...


La spedizione di sir John


John Franklin partì dalla baia di Baffin il 19 maggio 1845 a capo di una spedizione di due navi, la “Erebus” e la “Terror”. Due nomi, già di per sé, abbastanza inquietanti. L’obiettivo era quello di attraversare le acque ghiacciate ed arrivare al Mare di Beaufort, circumnavigando di fatto il Canada e aprendo così per la prima volta il mitico passaggio. Sfortunatamente, l’esploratore non arrivò mai a destinazione. Negli anni, diverse spedizioni di salvataggio cercarono di rintracciare le navi e di capire la sorte degli equipaggi, ma senza successo. La “Erebus” venne ritrovata solo nel 2014, la “Terror” due anni dopo. Una spedizione fallita, dunque, e questo può forse spiegare in parte l’associazione con il fallimento di un esame.


Ma un altro aspetto contribuisce a spiegare la ragione della fama sinistra del quadro. In seguito al ritrovamento dei primi cadaveri della spedizione Franklin ad opera dello scozzese John Rae, circolò l’ipotesi che per tenersi in vita gli equipaggi privi di viveri fossero ricorsi al cannibalismo. Il fatto stesso di aver avanzato una tale possibilità - fondata che fosse o meno - suscitò scandalo e ribrezzo nell’opinione pubblica britannica.


Il turbamento collettivo fu profondo, e ad alimentarlo contribuì l’incapacità di ritrovare i relitti e la totalità dei corpi. Gli Inuit che riferirono tale eventualità a Rae furono bollati come inattendibili dalla stampa inglese. Al contempo, il fatto che fossero proprio dei “selvaggi” come gli Inuit a supporre che Franklin e i suoi si fossero dati al cannibalismo introdusse un altro elemento perturbante per la psiche dei lettori di epoca vittoriana.


Dopo la pubblicazione della relazione di Rae uno scrittore del calibro di Charles DIckens si trovò in prima linea nel dibattito con una serie di tre articoli volti a rassicurare i lettori britannici: un equipaggio di inglesi, cristiani e di così alta moralità, non avrebbe potuto ricorre a atti così estremi, pur davanti alla morte. Le evidenze storiche più recenti, tuttavia, sembrano indicare la possibilità del contrario.


Forse per questi dettagli così truci il dipinto sulla spedizione Franklin finì per trasformarsi in un quadro maledetto, come accadde in diverse occasioni per altre opere (a caso: i “bambini che piangono” di Bruno Amadio - alias Giovanni Bragolin - o La madre morta di Edward Munch).



Folklore studentesco


Quanto al racconto horror del “suicidio per matite”, rappresenta uno dei miti più durevoli del folklore studentesco britannico, anche senza quadri ed orsi ipnotizzatori (per farvi una cultura sul tema, vi consigliamo questo articolo di The Tab). Un esempio, tratto da Snopes:


Un tipo stava dando gli esami finali nella Whitlaw Hall [probabilmente si intende la Whitla Hall, all’interno dell’Università di Belfast, N. d. A.], insieme a trecento altri studenti. Gli esami di fine anno in Gran Bretagna contribuiscono per qualcosa come l’80% o più al voto finale. La maggioranza dei corsi non ha valutazioni intermedie, come negli Stati Uniti. Segui sei corsi - tre in autunno, tre in primavera - e alla fine dell’anno accademico fai gli esami finali. Questo tipo non ce la fece. Si mise a sedere nel bel mezzo dell’esame (era uno studente di scienze, credo), si incastrò una matita appuntita per ciascuna narice, portò la testa all’indietro e poi la sbattè contro il banco, conficcando le matite nel cervello. Morì praticamente all’istante. Agli altri studenti furono dati i crediti per l’esame. Qualsiasi voto avessero negli altri test, venne usato per la loro valutazione finale.

La storia è assai simile a quella del nostro Royal Holloway College, senza però la presenza del dipinto. Il racconto - dai tratti estremamente macabri - è stato segnalato in diverse università britanniche, come se fosse diventato una valvola di sfogo per l’ansia e per la pressione degli esaminandi. E’ quindi possibile che, trovandosi a giustificare la sinistra fama di Man proposes, God disposes e la tradizione di nasconderlo, gli studenti abbiano incorporato nella spiegazione una leggenda già in circolazione, cioè quella del suicidio tramite matite.


Tutto sommato, c’è quasi da rivalutare le leggende universitarie italiane, in cui al massimo non ci si laurea, ma almeno non si finisce all’obitorio con una matita conficcata nel cervello.

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