Articolo di Sofia Lincos
Il primo novembre del 1974 nasceva Hello Kitty, l'ibrido gatto-bambina che sarebbe diventato una vera e propria mania a partire dalla fine degli anni ‘90, quando la micetta cominciò a spopolare tra star di Hollywood del calibro di Cameron Diaz, Britney Spears o Lady Gaga.
Il personaggio era stato inizialmente disegnato dall'artista Yuko Shimizu per la società giapponese da cui dipendeva all'epoca, la Sanrio, che ne detiene tuttora i diritti. Nel 1976 Shimizu lasciò l'azienda per sposarsi e la gestione del brand Hello Kitty passò prima alla collega Setsuko Yonekubo e, nel 1980, a un'altra designer, Yuko Yamaguchi.
Nel corso degli anni Hello Kitty si è trasformato in un'icona impressa su ogni possibile gadget o accessorio, dal materiale scolastico all'intimo maschile, dai mobili alla gioielleria, fino ad arrivare addirittura agli abiti da sposa, ai vibratori e, non ultimo, ad un treno speciale dedicato al personaggio.
Eppure, la gattina di fama mondiale sarebbe in realtà un'inquietante copertura che nasconderebbe, tanto per cambiare, l'adorazione del diavolo. Sulle sue "vere" origini circola questa voce:
Però ora parliamo di una realtà occulta di Hello Kitty. La leggenda urbana narra che Ikaka Shimizu aveva una figlia di 14 anni ammalata di cancro alla bocca e che all'epoca i medici tolsero ogni speranza alla famiglia. La donna, disperata per questa notizia, si avvicinò a ogni chiesa e a ogni forma di culto possibile senza ottenere nessuna illuminazione o miracolo; decise così di avvicinarsi all'occultismo e al satanismo per riuscire ad ottenere un patto col Diavolo che permettesse salvare la bambina. Presentò sua figlia al Diavolo perchè la curasse e gli fece la promessa di fabbricare una marca che diventasse famosa in tutto il mondo; il Diavolo fece la sua parte e la madre agì di conseguenza, creando infine Hello Kitty. La parola Hello in inglese significa Ciao, mentre la parola Kitty, di origine cinese, significa Demonio; di conseguenza il significato finale sarebbe "Ciao Demonio". Un'altra curiosità è che Hello Kitty non ha la bocca per alludere al cancro che la figlia della sua disegnatrice aveva.
Si tratta di una vera e propria leggenda metropolitana priva di qualsiasi riscontro nella realtà. La malattia della figlia di Yuko Shimizu non risulta esserci mai stata, e la mancanza della bocca del personaggio avrebbe un'origine assai più innocente. Ecco quanto dichiarò nel 1999 Kazuhide Yoneyama, portavoce della Sanrio:
Senza la bocca è più facile per la persona che sta guardando Hello Kitty proiettare le proprie emozioni sul personaggio. Chiunque può essere felice o triste in compagnia di Hello Kitty.
Bisogna poi aggiungere che la parola Kitty non sembra avere significati diabolici, almeno nella maggioranza dei dialetti cinesi (e comunque non si capisce perché scegliere questa lingua, dal momento che il personaggio è di origine giapponese).
Secondo Snopes, la storia del patto faustiano sembra esistere almeno dal 2008, quando circolava via mail in spagnolo.
Peraltro, esiste anche un'altra versione leggendaria sull'origine di Hello Kitty che stavolta la vorrebbe come brand inventato per un impianto nucleare. In Giappone il pubblico cominciava ad aver dubbi su questo tipo di energia e un personaggio di fantasia dall'aspetto amichevole e rassicurante avrebbe potuto aggirare più facilmente l'opposizione degli anti-nucleare. Anche questa leggenda, però, non ha alcun riscontro documentale.
Ben diverso quanto la Sanrio ricostruisce circa l'origine del felino dal viso tondo.
In un'intervista del 2009 a La Repubblica l'attuale "mamma" di Hello Kitty, Yuko Yamaguchi, spiegava che la creazione, piuttosto che a fantasiosi patti col diavolo rispondeva a concrete esigenze di marketing. Nel 1974 andavano di moda tra gli adolescenti tre generi di animali: cagnolini, gattini e orsacchiotti. La Sanrio ottenne i diritti per l'americano Snoopy e subito dopo creò Koro-Chan, un pupazzo ispirato agli orsi.
Mancava il micio, ed è così che fu pensata Hello Kitty.
Nel background immaginario assegnatole dalla squadra di creativi della ditta giapponese si tratta di una bambina di nome Kitty White nata il 1° novembre 1974 nella Londra suburbana, amante dei biscotti e della torta di mele di sua mamma, con una sorella di nome Mimmy e con gruppo sanguigno A negativo (in Giappone il proprio "tipo" di sangue è considerato alla stregua dell'oroscopo e viene usato - pseudoscientificamente - per definire il carattere e le inclinazioni delle persone).
Secondo Yuko Yamaguchi il nome della bimba-gatto è ispirato a un personaggio di Attraverso lo specchio, scritto da Lewis Carroll nel 1871, ossia "White Kitty", il gattino bianco di Alice. Anche i vari riferimenti all'Inghilterra non sono casuali: negli anni ‘70 del secolo scorso il Paese del Sol Levante stava vivendo una vera e propria passione per la Gran Bretagna e l'autrice pensò di sfruttare anche questa moda.
Nonostante tutte le possibili spiegazioni razionali, la leggenda metropolitana sul patto col diavolo sembra aver attecchito. Negli Stati Uniti, ad esempio, diversi gruppi fondamentalisti cristiani ne hanno chiesto il boicottaggio con l’intento di difendere i bambini da possibili “sette” legate a Hello Kitty o da eventuali influenze sataniche.
In tutto ciò, va detto che un episodio terribile che potrebbe aver contribuito a forgiare l'immaginario malefico sorto intorno alla micina giapponese è quello che la stampa non esitò ad etichettare come "l'omicidio di Hello Kitty".
Nel 1999 a Hong Kong una donna fu tenuta in ostaggio per un mese, legata, torturata e infine uccisa da un gruppo della criminalità organizzata locale. La donna era una tossicodipendente legata a uno dei suoi assassini. Dietro il delitto c’era una questione di soldi, considerato che uno dei killer riteneva che la donna gli dovesse circa 20.000 dollari di Hong Kong (pari a 2.200 euro circa). Dopo l'omicidio, i malviventi bollirono alcune parti del corpo, buttarono via le altre, conservarono il cuore per poterlo mangiare e nascosero il teschio della donna in un grande peluche di Hello Kitty in versione sirena.
La polizia scoprì il delitto grazie alla fidanzata di uno degli assassini, probabilmente affetta da disturbi psichiatrici, che si presentò alle forze dell'ordine ritenendo di essere perseguitata dal fantasma della morta alle cui torture ella stessa aveva partecipato.
A parte questo macabro episodio, che ebbe estrema risonanza sia a Hong Kong sia in altri Paesi e ispirò almeno due film, il successo della leggenda poggia in termini più generali sulla nostra tendenza a cercare significati diabolici o inquietanti in cose innocenti, dal "Giro girotondo", che sarebbe stato ispirato alle epidemie di peste (ne parleremo in un prossimo post) fino ai cartoni animati Disney che conterrebbero messaggi subliminali a tema satanico o a carattere sessuale.
E, si sa, nelle leggende metropolitane il connubio fra "corruzione della gioventù" e "significati nascosti" è sempre foriero di successo.
Foto di Vinson Tan da Pixabay
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