Il "sigaro incendiario": una leggenda sulle polizze assicurative
- Redazione
- 23 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo
L’ambiente legale è oggetto di voci, storielle umoristiche e leggende vere e proprie, in particolare negli Stati Uniti. Il sistema di common law basato sui precedenti, l’ampia libertà contrattuale dei soggetti e le differenze di legislazione tra gli stati, oltre alla proverbiale aggressività degli studi legali, fanno proliferare da sempre racconti che dovrebbero mostrarne eccessi, incongruenze, aspetti ridicoli - e modi fantasiosi per aggirare clausole e oneri contrattuali.
Un esempio particolarmente divertente (e, a quanto pare, piuttosto remoto) è quello menzionato dal folklorista Jan Harold Brunvand nella sua celebre Encyclopedia of Urban Legends (si trova alla p. 122 dell’edizione rivista e ampliata del 2010). Brunvand la chiama Cigarson (cigar + arson, “piromane”): si tratta di un racconto bizzarro sull’interpretazione speciale, per così dire, della polizza assicurativa stipulata da un americano sulla sua preziosa collezione di sigari.
I sigari sono assicurati contro i danni da incendio: soltanto che lui se li fuma e, alla fine, chiede il risarcimento sostenendo che i sigari sono andati distrutti in una serie ripetuta di “piccoli incendi”, facendo passare la normale combustione dei sigari per fires, incendi, appunto. All’inizio l’assicurazione paga, poi, però gli fa causa accusandolo di essere un piromane. L’uomo sarà condannato a un anno di reclusione per ogni sigaro “incendiato”, passando così il resto della vita in galera!
Nel suo volume Brunvand scriveva che questa storia circolava su Internet sin dai primi del 1996 in newsgroup di appassionati di sigari, dunque già dalla prima fase della diffusione di massa del web; ma l’evidenza ci dice che, come prevedibile, in varie versioni la si trova negli Stati Uniti già diversi decenni prima. Lo documentò bene un articolo di uno dei migliori cacciatori di leggendario moderno mai apparso, David Mikkelson, pubblicato per Snopes, sito che ormai da quasi trent’anni è un punto di riferimento imprescindibile per chi si occupa di leggende contemporanee. È uscito nel 2000, ed è da lì che traiamo gran parte delle informazioni per questo pezzo.
La prima variante nota è del 1965, e figura in una serie di volumetti contenenti aneddoti, battute salaci e barzellette da usare in occasioni sociali, Complete Speaker's & Toastmaster's Library: Vol 2 - Business and Professional Pointmakers, di Jacob Braude (Prentice-Hall, pp. 65, 70-71). In questa prima occorrenza, l’uomo che chiede il risarcimento, vedendoselo rifiutare, ha la sfrontatezza di far causa all’assicurazione, e un giudice la condanna, sostenendo che la polizza non specificava che cosa si dovesse intendere per fires. L’uomo riscuote la cifra ma, appena la ritira, l’impresa riesce a farlo arrestare… come incendiario doloso! Insomma, accetta l’interpretazione ampia del concetto di fire, solo che… ad accendere i fiammiferi che li avevano iniziati era stato il collezionista!
Fra le altre possibilità interessanti, ricordava ancora Mikkelson su Snopes, quella che la truffa conduca a esiti tragici, dunque che il collezionista disonesto sia punito per la sua truffa in maniera ancora peggiore che con il carcere.
Si trova nel libro di Michael Largo Final Exits: The Illustrated Encyclopedia of How We Die (Harper, New York, 2006, p. 206). Ecco il testo, riportato da Mikkelson nella sua interezza:
Un uomo della Carolina del Nord, si sentiva un genio: diceva di essere un uomo brillante, in grado di far soldi con i cavilli delle leggi. Aveva speso quindicimila dollari per una scatola di vecchi sigari importati dall’estero, e vi accese una polizza assicurativa, proprio come aveva fatto per altri suoi beni di valore, per proteggerli dai rischi - incendi compresi.
Finito di fumare i ventiquattro sigari della scatola, chiese il risarcimento dei danni, sostenendo che i sigari erano stati “consumati” dal fuoco.
La compagnia assicurativa lo trascinò in tribunale, ma le fu imposto di pagare, perché non aveva specificato la natura esatta del “fuoco” che era compreso o escluso dal contratto. L’uomo andò in banca, baldanzoso, per riscuotere l’assegno, ma quando gli fu cambiato, fu arrestato, accusato e condannato per ventiquattro azioni incendiarie - una per ogni sigaro. Incapace stavolta di trovare un cavillo, fu incarcerato con una pena di due anni. Lì, fece una misera fine: fu ucciso in una rissa… per una scatola di fiammiferi!
Legge del contrappasso, insomma, in cui il fuoco trova la sua nemesi… nel fuoco. Il furbo muore per la stessa via con la quale voleva arricchirsi illecitamente.
Nel 2003 il cantante country americano Braid Paisley ha realizzato una canzone, The Cigar Song, interamente dedicata alla leggenda. L’ultima strofa recita:
Me ne sto seduto, fissando un muro di mattoni a vista/ ripensando a ciò che ho fatto/ per passare il tempo, ho un po’ di sigari da dieci centesimi/ e li fumo uno per uno/ sì, li fumo uno per uno.
Immagine in evidenza: da Pixabay. Foto di WIkimediaimages.
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