Articolo di Sofia Lincos
C'era una volta una bella donna che portava sempre un nastro intorno al collo. Lo indossava quando dormiva, quando andava in chiesa e tutte le volte che usciva. Nessuno l'aveva mai vista senza il suo nastro. Un giorno incontrò un giovane e i due si innamorano. Quando lui si accorse che il nastro era sempre lì, chiese: 'perché indossi sempre quel nastro?' Lei semplicemente sorrise e disse: 'te lo dirò quando saremo sposati, un giorno'. Quattro mesi più tardi si erano ormai sposati e vivevano felici insieme. Ogni volta che lui le chiedeva perché indossasse quel nastro, rispondeva: 'te lo dirò, un giorno, soltanto non togliermelo'. Una notte lui non ce la fece più e decise di scoprire perché indossasse quell'ornamento. Scivolò su di lei mentre dormiva e lentamente glielo sciolse. Ma appena lo ebbe slegato, la testa della donna cadde e rotolò ai piedi del marito. I suoi occhi si aprirono e la testa gridò: 'ti avevo detto di non togliermi il nastro!' Il pover'uomo diventò pazzo e non fu mai più visto".
Questa storia, qui ripresa dal sito urbanlegendsonline, è un classico delle leggende sui fantasmi e compare in molte versioni. Spesso in questi racconti il tessuto ha un colore specifico (particolarmente gettonati il rosso e il nero, ma ci sono versioni con nastri di velluto verde o giallo e anche quelli in cui sono sostituiti da sciarpe). A volte è la moglie stessa che, sul letto di morte, permette al marito di scoprire il suo segreto. Nelle varianti americane sovente la donna ha nomignoli come Jane o Jenny, ma la conclusione è sempre uguale: non appena il nastro viene sciolto, la testa della donna si stacca dal corpo, in un'architettura del racconto che ricorda un po' quella del motociclista a cui si "apre la testa" non appena tolto il casco.
Dal punto di vista narrativo, poi, questa leggenda può quasi essere considerata una variante della fanciulla al ballo o dell'autostoppista fantasma: come in quelle storie, infatti, la vera natura della donna - descritta secondo i migliori clichés sull'argomento come bella, pallida e magari incontrata nei pressi di un cimitero - è scoperta solo alla fine della storia, dopo che il protagonista ha interagito con lei.
E, come nelle storie di autostoppisti fantasmi, si tratta di una leggenda piuttosto antica.
Una vicenda assai simile compare infatti in uno dei racconti della raccolta "Tales of a Traveller" (Storie di un viaggiatore), dello scrittore americano Washington Irving (1783-1859). Il racconto ha per titolo "The Adventure of the German Student" (L'avventura dello studente tedesco, 1824), è ambientato a Parigi ai tempi della Rivoluzione francese e la donna è - ovviamente! - una vittima della ghigliottina.
Ma la trama è la stessa che comparirà in "La femme au collier de velours" (La donna dal girocollo di velluto), un romanzo del 1851 di Alexandre Dumas padre. In tempi recenti il plot è stato usato da Ann McGovern in "The Haunted House and Other Spooky Poems and Tales" (1970), da Alvin Schwartz nella raccolta di storie horror per ragazzi "In a Dark, Dark Room and Other Scary Stories" (1984) e dalla folklorista Sandy S.E. Schlosser in "Spooky Wisconsin" (2008).
Particolarmente indicativa, però, l'introduzione al libro di Washington Irving, in cui lo scrittore precisava più di 190 anni fa:
[...] la storia, o piuttosto l'ultima parte di essa, è basata su un aneddoto che mi fu raccontato come avvenuto da qualche parte in Francia.
Nel diario personale di Irving una nota sembra indicare che l'episodio gli fosse stato riportato dal poeta irlandese Thomas Moore (1779-1852), che a sua volta l'avrebbe appreso da un altro scrittore inglese, Horace Smith (1779-1849)!
Allo stesso modo, Dumas raccontava di aver sentito questa storia da uno dei padri del Romanticismo, Charles Nodier, che gliel’avrebbe rivelata in punto di morte, cioè nel 1844, ma può darsi si trattasse della classica finzione letteraria in cui l'idea di un proprio scritto è assegnata a una fonte più antica. Quel che è sicuro, però, è che quando Irving scriveva il suo libro, uscito nel 1824, la storia era già in circolazione. Da quando? Non si sa.
Certo è che parecchi hanno voluto vedere nella "donna dal nastro di velluto" un riflesso delle paure sorte in seguito alla Rivoluzione Francese e al successivo Terrore - un periodo drammatico che ha inciso profondamente sulla storia e sull'immaginario collettivo francese ed europeo.
Come racconta Stefano Dalla Casa su Wired, negli anni del Terrore si diffusero, ad esempio, leggende su usi ambigui e perversi della pelle rimossa dai cadaveri degli aristocratici giustiziati. Si vociferava che fosse trattata in una conceria a Meudon e usata per confezionare scarpe e rilegature di libri.
La storia della donna dal nastro al collo potrebbe essere nata come variante della leggenda del fantasma al ballo, in seguito alla Rivoluzione francese. Sul web, molti commentatori hanno voluto legare i nastri di velluto al collo con i cosiddetti "balli dei sopravvissuti.
Come racconta ad esempio il blog Dreadful Dreary:
Dopo il periodo del Terrore divenne un'abitudine, per i giovani che avevano perso un membro della famiglia nella Rivoluzione, partecipare a macabre serate conosciute come les bals des victimes, o "i balli delle vittime". Durante queste feste una serie di strane e indisciplinate nuove mode cominciarono a prendere piede. Uomini e donne si tagliavano i capelli nello stile dei cheveux à la Titus, uno stile che ricordava lo stesso taglio che veniva fatto ai condannati alla ghigliottina. [...] Le donne avevano una loro moda speciale, nastrini rossi venivano cuciti sulle parti superiori dei vestiti e - cosa più importante - le donne iniziarono a indossare nastri rossi sul collo per simboleggiare il punto in cui la lama della ghigliottina aveva decapitato le vittime del Terrore.
Anche i balli dei sopravvissuti, però, sono una leggenda. Come ha spiegato nel 1998 lo storico Ronald Schechter nel suo saggio "Gothic Thermidor: The Bals des victimes, the Fantastic, and the Production of Historical Knowledge in Post-Terror France", si tratta di invenzioni della storiografia romantica ottocentesca, a volte usate per sottolineare fino a che punto potesse giungere la follia decadente dei francesi.
Insomma, una leggenda sull'origine di una leggenda.
Immagine di LuminaryLens da Pixabay
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