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La leggenda degli angeli invisibili

Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


Ci sono leggende “universali”, che tutti prima o poi abbiamo sentito nella vita - i coccodrilli albini delle fogne di New York, l’uomo che si risveglia nella vasca da bagno con un rene di meno... E poi ci sono leggende “settoriali”, che trovano il loro habitat ideale in gruppi di persone dagli interessi simili o che condividono la stessa visione del mondo. Oggi parleremo di una storia di quest’ultimo tipo, particolarmente diffusa in ambienti cristiani, soprattutto protestanti (ma anche fra i Testimoni di Geova e i mormoni): la leggenda degli angeli invisibili.


Prendiamo confidenza con la storia con una versione che compare in When angels appear, di Hope MacDonald (Zondervan, Grand Rapids, Michigan, 1982):


Diane, una giovane cristiana studentessa universitaria, era a casa per l’estate. Una sera tornava tardi da una visita ad alcuni amici. Camminava sola lungo un vicolo e chiese a Dio di tenerla al sicuro da ogni male o pericolo. A metà strada nel vicolo notò un uomo che la stava fissando come se volesse aspettarla. Lei pregò perché qualcuno la proteggesse, e immediatamente una piacevole sensazione di calma e sicurezza la avvolse, come se qualcuno stesse camminando al suo fianco. Superò l’uomo e arrivò a casa sana e salva. Il giorno seguente lesse sul giornale che una giovane era stata violentata in quello stesso vicolo, appena venti minuti dopo che lei era passata. Decise di andare alla stazione di polizia. Riuscì a identificare l’uomo in un confronto all’americana. Lui venne arrestato. La ragazza chiese al poliziotto di domandare all’uomo perché non l’avesse aggredita. La sua risposta fu semplice e sorprendente: “Perché non era sola. Aveva due uomini alti che le camminavano a fianco”.

Contributi interessanti sul motivo dei due angeli ci arrivano dai libri di Hans C. Moolenburgh (nato nel 1925), medico olandese che ha praticato la sua attività nella città di Haarlem e che è stato un sostenitore di parecchie altre convinzioni sul paranormale, pseudomedicina compresa. Nel suo primo libro sull’argomento, Engelen (1983), uscito in italiano come Il libro degli angeli (Hermes, Roma, 1993), Moolenburgh riporta due storie che si inseriscono in pieno nel nostro filone narrativo.


La prima gli fu raccontata direttamente dalla bisnipote del presunto protagonista:


Le storie di angeli vengono a volte raccontate in ambiti ristretti, com’è per questa storia che mi arrivò in modo spontaneo in risposta a una mia domanda. La nonna di una delle mie pazienti l'aveva narrata alla nipote. Suo padre, cioè il bisnonno della mia paziente, aveva lavorato come predicatore in Africa. Aveva l'abitudine di viaggiare lungo una strada solitaria per visitare uno dei membri della congregazione, e un giorno due banditi lo aspettarono nascosti tra le rocce lungo la strada. L'attacco non ebbe luogo perché due uomini vestiti di bianco furono visti camminargli accanto. I due ladri raccontarono la cosa più tardi, in una taverna, quando cercarono di scoprire chi aveva protetto l’uomo. Il proprietario del locale raccontò la cosa al predicatore quando andò a raccomandargli di essere particolarmente cauto; comunque, lui non aveva visto i "protettori" che gli avevano salvato la vita. Ancora una volta, una tipica storia di angeli.

Talmente tipica, che Moolenburgh la fa seguire da un’altra simile.


Questa volta siamo a Den Helder, nell’Olanda Settentrionale. Tra la fine del Diciannovesimo secolo e l’inizio del Ventesimo viveva in quella città un fornaio molto religioso, Cornelis A. Breet (1835-1916), che nel suo negozio gestiva una Scuola Domenicale (la versione protestante del catechismo, N. d. A.) e nel tempo libero invitava alla conversione le donne del red-light district (i quartieri a luci rosse tipici dei Paesi Bassi). Era conosciuto con il nome di Blessed Breet: un sant’uomo, diremmo in Italia. Una notte qualcuno bussò alla sua porta dicendogli che c’era una persona molto malata che aveva chiesto di vederlo. Breet andò all’indirizzo indicato, ma non trovò nessuno.


Vent’anni dopo un uomo entrò nel suo negozio e gli disse di voler confessare una sua antica colpa: era lui la persona che l’aveva mandato dal malato inesistente. L’aveva fatto perché aveva progettato con un compare di ucciderlo: i due complici erano coinvolti nel traffico di prostitute e già troppe donne si erano convertite grazie alla predicazione di Breet. Ma, quando quest'ultimo arrivò al ponte da cui i criminali avevano intenzione di farlo cadere e affogarlo, si accorsero che non era solo: due uomini camminavano al suo fianco. “Ero solo”, è la chiosa di Breet. “Dio deve avermi mandato i suoi angeli per tenermi al sicuro”.


Moolenburgh specifica la fonte della sua storia:


La panetteria di Breet è attualmente utilizzata come sala comune della missione e come Scuola domenicale, e l'uomo che racconta la storia, il signor J. Bijlsma, aveva, lui stesso frequentato la Scuola domenicale in quell'edificio. Gli ho parlato. Non aveva conosciuto Breet personalmente, ma aveva parlato con un parente di Breet che gli aveva raccontato la storia. In più aveva letto l’episodio in un libro sulla sua vita.

Come nel caso precedente, la trasmissione della storia deve aver attraversato diverse generazioni.


Il secondo libro sugli angeli di Moolenburgh è Een Engel op je pad (1991), tradotto in italiano come Incontri con gli angeli. 101 incontri ravvicinati (Hermes edizioni, Roma, 1996). Raccoglie testimonianze e eventi che, secondo l’autore, sarebbero accaduti sul serio. Circa il nostro motivo ricorrente, Moolenburgh scrive:


Questo fenomeno dei “due angeli” si ripresenta nelle esperienze da me raccolte come un filo rosso.

Moolenburgh aggiunge ben sei nuovi episodi, tutti provenienti da diverse città dell’Olanda.


Due di questi in realtà sono ripresi da In het uur bezinning (Nell'ora della riflessione), libro di un teologo protestante (calvinista) di una certa notorietà, il pastore Antonius M. Lindeboom (1911-1988). La cosa è abbastanza curiosa: il Calvinismo è da sempre l’ala del Protestantesimo più incline al razionalismo; un ambito culturale, quindi, poco propendo ad apprezzare questo tipo di esperienze. Ad ogni modo, la prima storia è ambientata nel 1880: un pastore protestante percorre da solo una strada buia. Incontra una banda di assassini intenzionati ad aggredirlo, ma l’attacco si ferma quando i criminali vedono due uomini alle spalle della loro vittima. La seconda è simile ma ha per protagonista l’evangelista (un altro ministero delle chiese protestanti) Haitsma, della cittadina di Vledderveen. Questa volta gli assassini appostati sono due e i “guardiani” sono descritti come “figure luminose”, ma il copione è lo stesso: gli aggressori vedono tre persone, mentre la potenziale vittima pensa di essere sola.


Particolarmente interessante la storia su un pastore, certo van Petegem, ambientata nella provincia del Drenthe: in questo caso sono chiare le analogie con la storia di Blessed Breet:


[....] Van Petegem predicò con tale veemenza contro l'abuso di alcool che il numero dei frequentatori dei pub locali diminuì sensibilmente. I proprietari dei pub, allora, decisero di eliminare il ministro. Lo pedinarono per un certo periodo e scoprirono che una sera alla settimana egli andava ad un appuntamento sempre nello stesso luogo. Per giungervi doveva attraversare un ponticello sopra un acquitrino. Decisero di buttarlo nell'acquitrino mentre attraversava il ponte e di lasciare che le sabbie mobili lo inghiottissero. Gli uomini che volevano ucciderlo, però, non poterono fare nulla a causa della scorta che accompagnava il ministro. Questi peccatori tuttavia non confessarono le loro intenzioni, come era accaduto in altre storie, ma, imprevedibilmente, si recarono furibondi dal pastore van Petegem e lo affrontarono nella canonica: "Chi ci ha traditi? Nelle ultime settimane sei sempre andato da solo all'appuntamento e proprio quando abbiamo deciso di farti fuori ti sei fatto scortare da due uomini". Van Petegem non aveva visto nessuno, ma comprese subito di chi si trattava.

Le altre storie presentate da Moolenburgh sono tutte sostanzialmente simili. L’intervento dei due angeli, raccontato da un discendente del protagonista, sarebbe avvenuto anche nella cittadina di Eefde (e questa volta al centro c’è un predicatore che si ritrova da solo nella brughiera, mentre l’assassino è uno solo). In un’altra versione si parla di “una specie di inventore” che aveva guadagnato parecchi soldi brevettando un congegno per i mulini a vento. I concorrenti, invidiosi, si accordano per ucciderlo e per buttarlo in un fosso, ma di nuovo non riescono a causa di “due robusti individui” apparsi alle spalle dell’uomo.


Una storia in apparenza più antica riportata da Moolenburgh ha per protagonista un pastore del XVIII secolo, anche se il libro da cui il racconto è tratto è più recente:


[...] Riguarda un ministro chiamato Smytegelt. Fu scritta a Middelburg nel 1700 e inserita nelle Noord en Zuidnederlandse Sagen (Saghe dei Paesi Bassi del Nord e del Sud), di Willem Hofman, edizioni Elsevier, 1974.

Otto storie, ambientate dal ‘700 ai nostri giorni: la tradizione olandese sui due angeli protettori sembra dunque viva e potente. Moolenburgh però stenta a riconoscerle lo status di leggenda:


Esistono [...] alcuni aspetti singolari, anche se non comuni a tutti i casi:
a. Tre tentativi di annegamento, due dei quali durante l'attraversamento di un ponte. b. In tre casi, l'aggressore ritiene che il suo sostentamento sia minacciato dall'individuo devoto. c. In tre casi, la storia viene raccontata da un discendente diretto.
Quanto detto si può paragonare all'angelo dell'autostrada? In altre parole, possiamo considerare gli episodi narrati come una "leggenda metropolitana" che copre, in diverse versioni, almeno tre secoli? Sebbene non abbia mai parlato direttamente con nessun testimone oculare, penso che sia difficile negare la validità di tali episodi.

Secondo lo scrittore olandese, il fatto che alcune di queste storie siano raccontate da discendenti diretti dei protagonisti è un "importante elemento a favore dell'autenticità della storia" (oltre a essere un elemento simbolico, almeno stando alle sue convinzioni).


Nell'episodio dei due angeli Moolenburgh vede due racconti paralleli: da un lato quello dei “guardiani” che proteggono un innocente, dall’altro quello degli aggressori che si convertono e confessano il crimine. L'enfasi, per lui, va sulla seconda parte della vicenda. Ma l’autore conclude:


In queste otto storie è contenuto un messaggio che dovrebbe renderci felici: c'è chi ci segue e si occupa di noi meglio di quanto possiamo aver mai sognato nelle nostre fantasie più sfrenate.

E’ probabilmente questa la ragione del successo di questa leggenda: un leit motiv consolante che ci fa sentire protetti, sempre sotto l’occhio vigile dei nostri angeli guardiani. Non stupisce, quindi, trovare racconti simili anche a grande distanza dall’Olanda, ad esempio in Nord America, e in ambiti culturali e religiosi piuttosto diversi.


Sul blog di un ex-testimone di Geova, Witness Renovation, nel 2015 sono state raccolte diverse leggende metropolitane che circolavano nella sua congregazione. Il motivo dei due angeli è il primo di questa lista. Se le storie di Moolenburgh sembrano riguardare quasi sempre uomini, tra i Testimoni di Geova la “vittima” si direbbe quasi sempre una donna impegnata nella testimonianza porta a porta. Il pericolo è rappresentato, a seconda delle versioni, da uno stupratore, da un uomo che ha appena ucciso la moglie o da uno spacciatore psicopatico con manie omicide. Sul suo sito, l’ex-testimone di Geova elenca quattro varianti, due con protagonista una donna sola - cosa che però desta qualche perplessità, dal momento che la predicazione tra i testimoni di Geova avviene sempre in coppia, secondo una visione letteralista delle parole di Gesù nel vangelo secondo Marco (6,7) - e due con protagoniste due donne.


A quest’ultima tipologia appartiene la storia che segue:


Due “anziane” (un ministero che i Testimoni hanno in comune con molte chiese protestanti, N. d. A.) di una congregazione si trovano a portare la loro testimonianza per la strada. A loro insaputa, bussano alla porta di uno spacciatore completamente pazzo. La polizia lo tiene sotto controllo, per scoprire le sue attività illegali. Lo spacciatore dice educatamente alle due che non è interessato, e loro se ne vanno. Più tardi lo stesso giorno una coppia di mormoni in visita viena uccisa a colpi di pistola proprio su quella porta. La polizia indaga sul crimine e arresta lo spacciatore. Quando un agente gli chiede perché non ha ucciso anche le due donne, l’uomo risponde, sgranando gli occhi: “Non avete visto quei due tipi giganteschi che stavano di fianco a loro?” E la parte scioccante è che i poliziotti non avevano visto nessuno, a parte le due “anziane”.

L’argomento è discusso anche in un forum legato ai Testimoni di Geova, in cui compaiono diverse versioni della storia provenienti dagli Stati Uniti, dall’Australia e dall’Inghilterra. C’è di più: i due angeli sembrano proteggere anche membri di altre fedi:

Questa storia mi è stata raccontata anche da mormoni e l’ho letta in un opuscolo dei Moonisti. E’ diventata una di quelle storie apocrife che usano tutti.

La leggenda degli angeli guardiani cominciò a essere esaminata con maggior attenzione dai folkloristi intorno al 1990. Una versione era stata inviata all’etnologo svedese Bengt af Klintberg da una ragazza di una chiesa protestante della città di Borås. La storia le era stata raccontata da alcune compagne di classe come un fatto realmente accaduto; queste, a loro volta, non dubitavano del racconto, perché l’avevano saputo da qualcuno che era un amico stretto della protagonista. A qualsiasi esperto di leggende metropolitane, la situazione suonerà estremamente familiare.


La narrazione, comunque, era simile a quella che vi abbiamo presentato in apertura: al rientro da una festa una ragazza si trova ad attraversare un parco, di notte, da sola.


Vede un uomo che non la convince, prega e arriva a casa senza problemi. Alcuni giorni dopo scopre che nello stesso parco è stata stuprata una ragazza, va alla polizia e identifica il colpevole: il maniaco non l’aveva aggredita a causa della presenza di due uomini vestiti di bianco che le camminavano a fianco. A distanza di qualche mese da quel primo resoconto, Klintberg aveva potuto verificare che la stessa storia circolava in un paesino tra Göteborg e Uddevalla, dove era stata raccontata da un pastore della locale chiesa luterana. La successione degli eventi era esattamente la stessa, cambiava solo l’ambientazione: il parco dello Slottsskogen, a Göteborg.


Dopo la Svezia, la storia fu registrata anche in Germania dallo studioso di leggende metropolitane Rolf Wilhelm Brednich, sempre nel 1991: questa volta i fatti si svolgevano a Enger, vicino Herford, e avevano per protagonista una giovane di una chiesa mennonita.


Nel luglio 1998 il racconto era stato invece segnalato all’altro capo del mondo, in Australia: l’incidente questa volta risultava accaduto a una donna di una locale chiesa carismatica al rientro da un turno di notte e si svolgeva all’interno del Broadway Tunnel, vicino a Sydney. Nel marzo 2000, su un sito statunitense, la storia dei “bodyguard celesti” venne nominata “leggenda della settimana”. L’ambientazione era quella tipica del campus americano, con una studentessa - Sally - addormentatasi in biblioteca e costretta a rientrare al dormitorio in piena notte. La giovane era riuscita a sfuggire non solo a uno stupro, ma a un vero e proprio omicidio.


Molte storie del nostro tipo sono state riunite dallo studioso olandese Fred van Lieburg, storico del Protestantesimo che lavora presso l’Università di Amsterdam, in un paper pubblicato nel 2002 sulla rivista online Folklore: Ghosts, Animals, or Angels. Christian Story-Telling in a Modern World.


Lieburg fornisce parecchi esempi di manifestazioni dei “due angeli”, alcuni dei quali pubblicati su bollettini della Chiesa Riformata di Olanda - con tanto di commenti. In uno di questi, ad esempio, la protagonista è in bicicletta, quando una macchina le si ferma accanto… I due uomini sono intenzionati a violentare la ragazza, ma si bloccano quando vedono due misteriose figure a fianco della giovane. Van Lieburg nota come nei commenti la storia sia sovente accompagnata dalla menzione del salmo 91, versetto 11:


Poiché egli comanderà ai suoi angeli di proteggerti in tutte le tue vie. (Versione Nuova Riveduta)

La leggenda dei “bodyguard celesti”, dunque, fornisce una manifestazione perfetta della promessa della Scrittura.


Van Lieburg riprende anche il racconto sul reverendo Smytegelt, uno di quelli riportati da Moolenburgh. In questa versione la vicenda è del tutto simile a quella di “Blessed Breet”: l’uomo viene chiamato al capezzale di un malato, si trova ad attraversare un ponte di notte dove lo aspettano due uomini, ma arrivato a destinazione scopre che non c'è nessuno da visitare. Solo anni dopo un tizio, in punto di morte, gli confesserà che quella notte lui e un suo amico volevano attentare alla sua vita, ma che il proposito non era stato attuato a causa degli angeli al suo fianco che lo proteggevano con spade fiammeggianti - una visione che aveva spinto entrambi gli attentatori alla conversione.


Lo stesso “miracolo” è attribuito a un altro reverendo, Henricus Muntingh (1674-1721), ma anche a numerosi altri pastori olandesi tra il 1840 e il 1984 (van Lieburg afferma di averne trovati una trentina). I racconti circolano per lo più nell’ambiente del Protestantesimo riformato (calvinista), ma sono presenti anche in altre denominazioni protestanti sorte da esso in Olanda (ad esempio nelle chiese nate dalla cosiddetta “Secessione” del 1834 e fra i “Doleantie” nati nel 1886).


Accanto ai racconti di provenienza olandese, la tradizione degli Angeli Guardiani sembra essere particolarmente viva nella vicina regione del Basso Reno, in Germania.


Qui la storia viene attribuita al pastore Jakob Gerhard Engels (1826-1897), di Nümbrecht, che fu figura di spicco della corrente del Protestantesimo “risvegliato”. L’antagonista è di solito un dottore ubriaco che attenta alla vita del pastore in una notte del 1885, ma che non riesce nei suoi intenti a causa di un “uomo in bianco” visibile al fianco di Engels.


Nota van Lieburg:


E’ interessante osservare che nella tradizione olandese la storia degli Angeli Guardiani è proiettata all’indietro su figure di spicco del passato, sebbene a quanto pare non si diffonda antecedentemente ai primi decenni del Ventesimo secolo.

In effetti, in Olanda i primi accenni a queste storie compaiono nei necrologi di un predicatore sconosciuto, fra il 1920 e il 1921. Si tratta di attribuire a posteriori l'esperienza ad una persona esemplare, un processo che van Lieburg definisce “santificazione postuma”. La stessa cosa sarebbe accaduta anche per un un altro esponente di rilievo della tradizione pietista olandese, il pastore e celebre innologo Jodocus van Lodenstein (1620-1677). La storia è sempre la stessa: due uomini lo aspettano fuori dal villaggio per aggredirlo, ma desistono quando vedono che il reverendo non è solo.


E’ questo il caso più antico della storia degli angeli, oppure si tratta di una proiezione all’indietro di oltre trecento anni di una storia protestante di miracoli su un pilastro del movimento pietista? I protestanti tradizionalisti danno credito alla prima opzione, gli storici e i folkloristi tendono a sostenere la seconda ipotesi.

La più antica variante trovata da van Lieburg venne pubblicata in Bergische Sagen (1897), una raccolta di leggende compilata dal folklorista tedesco Otto Schell.

Non si può tuttavia asserire che il motivo dei due angeli arrivi davvero dalla Germania e che solo dopo si sia diffuso in Olanda. Più o meno negli stessi anni, infatti, gli Angeli Guardiani erano già presenti nella pubblicistica inglese: compaiono nei diari di uno scrittore britannico specializzato in racconti di viaggio, Augustus Hare (1834-1903).


Quelli di nostro interesse furono pubblicati nel 1900. In essi si trova una storia che Hare sentì nel luglio 1880 durante una cena ad opera di un certo Synge, fervente sostenitore dell’esistenza dei fantasmi. Il protagonista questa volta è un pastore anglicano del Somerset che aveva prelevato tutti i suoi risparmi per darli ai poveri. Mentre torna a casa a cavallo, l'uomo si accorge di un altro cavaliere alle sue spalle, ma quella figura ad un certo punto della strada scompare. Proprio in quel punto erano appostati due malviventi che avevano rinunciato all'aggressione quando si erano accorti che il pastore non viaggiava solo.


Van Lieburg mette in relazione questa storia con una leggenda simile, quella in cui il "protettore" però è un cane. Le tradizioni di segugi e mastini soprannaturali sono molto vive in tutta la Gran Bretagna - si pensi ad esempio al black shuck. In questo caso però l'animale ha, al contrario del solito, una valenza positiva. Anche la storia che segue, come la precedente, deriva da un racconto autobiografico di Augustus Hare, e più in particolare dal secondo volume della Story of my life (G. Allen, Londra, 1900).


Una notte Greenwood doveva viaggiare per un miglio attraverso una boscaglia, perché doveva fare una visita. All'ingresso nella foresta, un grosso cane nero si unì a lui, e gli si mise a fianco. Non si riuscì a capire da dove era saltato fuori, ma quello non lo lasciò mai, e quando il bosco si fece così buio da non vedere più nulla, ancora si continuava a sentire lo scalpiccìo dei suoi passi. Quando riemerse dal bosco, il cane scomparve senza che si riuscisse a capire dov’era finito. Il cappellano fece la visita e si rimise in cammino sulla stessa strada. Sul limitare del bosco il cane gli si affiancò e gli stette appresso come mai prima. Ma lui non lo toccò, né provò a parlargli e, ancora una volta, quando uscì dal bosco, l’animale sparì. Qualche anno dopo, due carcerati rivelarono a un altro cappellano, quello della prigione di York, che, quella notte nel bosco volevano derubare ed uccidere Greenwood, ma che lui aveva con sé un grosso cane e quando lo videro pensarono che Johnnie e il cane, messi insieme, sarebbero stati un po’ troppo per loro.

Van Lieburg afferma di non aver trovato varianti della storia nella tradizione cattolica.

In effetti questo tipo di racconto non sembra molto presente nella pubblicistica di quella parte di Cristianesimo. Qualcosa di simile compare, però, in una sorta di autobiografia di don Giovanni Bosco, le Memorie dell’Oratorio (1879). Secondo le sue stesse affermazioni, il futuro santo sarebbe stato più volte protetto da “èl Gris”, un cane che gli appariva nei momenti di difficoltà come un vero e proprio angelo custode.


Sul finire del novembre 1854, una sera nebbiosa e piovosa, venivo solo dalla città (Torino, N. d. A.). Per non percorrere un lungo tratto disabitato, discendevo per la via che dal santuario della Consolata porta all'Opera del Cottolengo. A un tratto mi accorsi che due uomini camminavano a poca distanza da me. Acceleravano o rallentavano il passo ogni volta che io acceleravo o rallentavo. Tentai di portarmi dalla parte opposta per evitare di incontrarli, ma essi lestamente si riportarono davanti a me. Provai a tornare indietro, ma era troppo tardi: con due balzi improvvisi, in silenzio, mi gettarono un mantello sulla testa. Mi sforzai di non lasciarmi avviluppare nel mantello, ma non ci riuscii. Uno tentò di turarmi la bocca con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non ci riuscivo più. In quel momento apparve il Grigio. Urlando si lanciò con le zampe contro la faccia del primo, poi azzannò l'altro. Ora dovevano pensare al cane prima che a me. - Chiami questo cane! - gridarono tremanti. - Lo chiamo se mi lasciate andare in pace. - Lo chiami subito! - implorarono. Il Grigio continuava a urlare come un lupo arrabbiato. Andarono via lesti, e il Grigio, standomi a fianco, mi accompagnò fino all'Opera del Cottolengo.

La storia è per certi simile a quella del “cane protettore” di Hare, ma rispetto al motivo che vi abbiamo presentato manca un particolare fondamentale: il “guardiano” non è invisibile agli occhi del “protetto”.


Nel complesso, comunque, si direbbe che queste storie appartengano tutte a una stessa grande famiglia. Van Lieburg vi include anche le storie di angeli/spiriti che si manifestano in altri modi - ad esempio avvisando un medico della presenza di un malato. Sono però racconti sostanzialmente diversi, che spesso si confondono con le narrazioni sugli autostoppisti fantasma.


Il motivo degli angeli invisibili, invece, ha una struttura molto definita specifica precisa:


  1. una persona - in genere un pastore, un predicatore o una giovane di sani principi - si trova in pericolo per colpa di uno o più malintenzionati.

  2. I delinquenti desistono dalle loro azioni quando vedono che la vittima è accompagnata da altri due uomini (il caso di “angelo guardiano” solitario è presente, ma è più raro).

  3. I “guardiani” risultano quasi sempre visibili soltanto agli assalitori e non alla persona protetta.

  4. L’intervento divino può essere esplicitamente sollecitato tramite preghiera, oppure risultare del tutto inatteso.

  5. La visione può portare alla conversione dei malfattori (anche se nella versione della ragazza e dello stupratore il cambiamento di atteggiamento non avviene).


Il motivo degli Angeli Guardiani ha attraversato buona parte dei Paesi Occidentali, al di là delle differenze culturali: chiese protestanti di ogni orientamento, Testimoni di Geova, mormoni, moonisti - forse un po’ meno il Cattolicesimo. Pur divisi dalle differenze teologiche, i tanti rami del Cristianesimo sembrano avere alcune cose in comune: per lo meno, le loro leggende metropolitane.



Immagine in evidenza: Marc Chagall, Sara e gli angeli (1960).


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