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La leggenda delle targhe Fiat da trascrivere

Aggiornamento: 10 giu



Nel 1950 la Fiat lanciò un nuovo modello di automobile, la 1400, che fu prodotto fino al 1958 e che era una vettura non ancora rivolta al mercato di massa come lo sarebbe stata, a partire dal 1955, la Seicento.

Ciò detto, auto e veicoli di ogni genere non erano certo i soli prodotti legati alla grande azienda torinese, almeno nell’immaginario collettivo. Nel corso del tempo la Fiat produrrà gadget e oggettistica di ogni genere e darà luogo a leggende metropolitane, manie e odi di ogni tipo.


Pochissimi giorni dopo la presentazione della 1400 al Salone dell’auto di Ginevra, comparve su La Stampa un articoletto relativo a un misterioso “concorso” cui bambini e ragazzi ritenevano di dover aderire in massa. Solo che, come ogni buona leggenda che si rispetti, la Fiat non ne sapeva nulla. Almeno per gli anni compresi tra il 1950 e il 1964 l’azienda fu costretta a smentirlo, inviando periodicamente comunicati che in primo luogo La Stampa, anch’essa di proprietà della famiglia Agnelli, diligentemente riportava.


Questo è il primo esempio della piccola serie di cui disponiamo:


Concorso Fiat che non esiste - Da qualche tempo è corsa a Milano, non si sa come, la voce di un “Concorso Fiat” a premio, che consisterebbe nel trascrivere il maggior numero possibile di numeri di targhe di automobili circolanti per le vie cittadine. Infatti pervengono alla Fiat, da Milano, fasci di fogli con numeri di targhe. La cosa ha assunto tale ampiezza, specie tra gli scolari delle scuole, rincorrenti le macchine per prenderne il numero, che il Sindaco e il Provveditore agli Studi di Milano hanno ritenuto necessario, ad evitare disgrazie, di notificare pubblicamente la infondatezza della inspiegabile iniziativa, mettendo bene in chiaro che la Fiat ne è completamente estranea. La Fiat tiene a ribadire direttamente tale smentita non essendo concepibile che possa esserle attribuita un’idea così assurda. La Fiat ignora chi a chi e come possa essere sorta e si augura che le autorità di Milano possano far luce sul caso per accertarne le eventuali responsabilità. (La Stampa, cronaca di Torino, 25 marzo 1950)

Per quanto ne sappiamo, le “responsabilità” non furono accertate e la voce non si fermò. Anzi, da Milano si diffuse in altre città, tanto che i successivi comunicati smisero di menzionare Milano e cominciarono a parlare di leggenda che girava “in varie città”.

A volte i giornali riportavano qualche variante: sul Piccolo di Alessandria del 28 aprile 1956, ad esempio, si diceva che i partecipanti al concorso dovevano segnalare solo le targhe della Seicento. In ogni caso, la preoccupazione maggiore riguardava “i pericoli a cui possono esporsi i ragazzi nel groviglio della circolazione cittadina” (La Stampa, cronaca di Torino, 15 aprile 1958). Ancora più esplicito il Corriere di Tortona del 20 gennaio 1960, che faceva direttamente appello alle famiglie:


La smentita è nuovamente necessaria perché la cosa, oltre che assurda, è pericolosa in quanto molti ragazzi s’intrufolano nella circolazione stradale per leggere e trascrivere numeri di targhe. Siano i genitori a dissuadere da questa inutile e rischiosa gara.

La voce, a giudicare dalla mancanza di altre fonti giornalistiche, dopo il 1964 (l'ultima volta che noi vediamo riprendere il comunicato è su La Provincia di Cremona del 24 giugno di quell'anno) si spense a poco a poco oppure diventò talmente routinaria da non destare più alcuna attenzione. Ma la cosa non vale per tante altre raccolte fasulle: negli anni seguenti avrebbero avuto grande e duraturo successo le raccolte di codici a barre, di tappi e scontrini fiscali a fine benefico. In parecchi casi, dopo aver raggiunto una certa quota di materiale (molte volte si parlava di 5 kg), una certa azienda avrebbe provveduto ad acquistare una carrozzina per un disabile, un cane guida a un cieco, oppure a pagare le cure di un bambino malato (si parlava perfino dell’acquisto di un polmone d’acciaio o di un apparecchio per la dialisi).


Voci simili hanno riguardato, nel tempo, diverse nazioni in tutto il mondo. Il folklorista Jan H. Brunvand ne segnalava diverse diffuse negli anni ‘80: pacchetti di sigarette vuoti, linguette a strappo di lattine, foglietti di bustine di tè… In Francia, a partire dal 1982, prese invece a circolare una particolare versione raccolta di codici a barre: bisogna accumulare solo quelli che iniziavano con il numero 3. E così via…


Notizie infondate, originate magari da veri concorsi locali nei quali certe raccolte si erano “allargate” a territori più vasti e persino a stati lontani da quelli in cui erano iniziati. Inutile dire che in questi casi nessun cieco o disabile ne ha mai beneficiato, ad esclusione di quei concorsi originati come leggenda metropolitana ma diventati veri. Nel caso dei tappi di bottiglia, ad esempio, alcune aziende hanno pensato di utilizzare davvero quegli oggetti di plastica che la gente collezionava ma che nessuno sapeva dove portare. Oggi alcuni enti di beneficenza li raccolgono e li rivendono a queste ditte, che li riciclano e li utilizzano per altri scopi. Dunque queste leggende si sono, di fatto, trasformati in realtà.


Questo non si è verificato invece per la “caccia alle targhe”, cui accennava già il fondatore del Ceravolc, Paolo Toselli, sia nella prima, sia nella nuova edizione (p.131) del suo bestseller, La famosa invasione delle vipere volanti, pubblicata quest’estate da Ledizioni di Milano. Nel libro, un testimone spiega che a fine anni '50 a Civitanova Marche (Macerata), si raccoglievano targhe della 500 (o della 600), stavolta con una speranza più definita: riceverne gratis una in cambio! Un socio piemontese del Cicap, invece, ci ha raccontato di recente che quando negli anni ‘50 era ragazzino e abitava in Trentino, andava in giro con un quadernetto ad annotare tutte le targhe delle Fiat che incrociava. L’obiettivo, però, in questo caso era più tipico della struttura di queste leggende: la donazione di un cane guida a un cieco. I comunicati Fiat invece parlano più genericamente di “un premio” rivolto ai partecipanti.


Oggi, quindi, vi chiediamo un aiuto: chi si ricorda il fantomatico concorso delle targhe Fiat? Chi vi ha partecipato? E qual era il misterioso premio in palio, nella vostra versione?


Mandate le vostre segnalazioni via mail a centro@leggendemetropolitane.eu oppure usate l’account Twitter @Ceravolc


Foto di StockSnap da Pixabay


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