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La leggenda di Lucy Lightfoot



Articolo di Sofia Lincos


C’è una leggenda affascinante nel folklore dell’Isola di Wight, sulla costa meridionale dell’Inghilterra; una storia di amore e viaggi nel tempo che sembra uscita da una puntata di Dark


Tutto ruota intorno alla chiesa anglicana di Sant’Olave, nella tenuta di Gatcombe, costruita alla fine del Tredicesimo secolo e dedicata nel 1292. L’edificio era usato come cappella privata dalla famiglia Estur, signori della zona. Tra le altre opere d’arte - celebri le vetrate disegnate nell’Ottocento da Dante Gabriel Rossetti e da altri pittori preraffaelliti - la chiesa ospita anche una statua in legno di quercia che raffigura un soldato crociato in armatura, disteso supino, con un leone ai piedi e un angelo al suo fianco. Lo stile è quello del Quattordicesimo secolo, ma secondo diversi studiosi risalirebbe almeno a tre secoli dopo.


Nel 1831 la statua sarebbe rimasta coinvolta in un evento misterioso - riportato tra gli altri anche da Betty Puttick nel suo libro Supernatural England: Poltergeists, Ghosts, Hauntings (2002). Secondo la leggenda, l’effigie in legno raffigurerebbe Edward Estur, partito per le crociate nel Tredicesimo secolo. Fino al 1831, la statua avrebbe portato al fianco un corto pugnale in acciaio (la cosiddetta misericordia), con l’elsa incastonata da un gioiello in crisoberillo, racchiuso in un involucro magnetico. Oggi l’arma è una replica in legno.


Che cosa accadde, dunque, in quel luogo, il 13 giugno 1831?


Lucy Lightfoot era una ventenne bella e appassionata di cavalli. Era nata a Bowcombe, a due miglia da Gatcombe, e frequentava abitualmente la chiesa di Sant'Olave. A poco a poco, divenne ossessionata dalla statua di Edward Estur. Si recava spesso a guardarla, vi si sedeva di fronte e trascorreva ore sognando le avventure di quell’antico cavaliere. Il 13 giugno 1831, Lucy arrivò in chiesa verso le dieci e mezza e legò il cavallo al cancello dell’edificio. Verso le 11, però, si verificò un’eclissi totale di Sole; l’oscurità avvolse la chiesa, mentre sull’isola scoppiava un violento temporale.


Dopo un paio di ore George Brewster, un contadino della zona, vide il cavallo di Lucy spaventato e ancora legato al cancello. Della giovane, però, non v’era traccia. Non era in chiesa, non si era rifugiata nel cimitero, non era a casa né in qualcuno dei cottage del vicinato. Vennero organizzate ricerche, i genitori offrirono anche una cospicua ricompensa per il ritrovamento della figlia. Nessun indizio rivelatore venne mai alla luce. Qualcosa, però, era accaduto alla statua: il pugnale le era stato strappato dalle mani e giaceva rotto sull’altare. Il gioiello nell’elsa era svanito.


Qualche tempo dopo il ​​reverendo James Evans, rettore della chiesa di Sant’Olave, scrisse la storia di Lucy Lightfoot e forse trovò qualcosa che poteva indicare ciò che era accaduto. Svolgendo ricerche sulla storia delle crociate, nel 1865 il reverendo Samuel Trelawney aveva scoperto in un manoscritto di Filippo di Mézières, cancelliere del re di Cipro, un elenco di cavalieri inglesi che nel 1365 si erano recati a Cipro insieme a Pietro I di Lusignano per combattere i mamelucchi (la cosiddetta crociata alessandrina).


Due nomi spiccavano sopra tutti: quello del cavaliere Edward Estur e quello della sua accompagnatrice, una giovane donna di nome Lucy Lightfoot, di Carisbrooke.


A quanto pare, Lucy aveva accompagnato Edward a Cipro, ed era stata persuasa a rimanere lì mentre lui partecipava alla conquista di Alessandria. Presa la città, nell’ottobre del 1365 i crociati proseguirono lungo la costa della Siria, e qui Edward venne ferito alla testa da un soldato saraceno. La sua salute e la sua memoria erano compromesse: non ricordava né le crociate, né Lucy.

Pietro di Lusignano, re di Cipro, ricompensò i crociati con l'Ordine della Spada, un pugnale ingioiellato d'argento, che Edward Estur riportò a Gatcombe. Lucy aspettò tre anni il ritorno di Edward, poi lo credette morto e si trasferì in Corsica, dove sposò un pescatore di nome Lionallo Marnellino. Passò la vita aiutando il marito a pescare, coltivando viti e agrumi, e morì in tarda età, lasciando figli e nipoti.


Lucy Lightfoot di Carisbrooke era dunque la giovane scomparsa nel 1831? E che cosa aveva provocato quel time slip? L’eclissi totale di Sole, la tempesta, il cristallo, un fulmine attirato dal magnete? Nel suo opuscolo il reverendo James Evans propendeva per una combinazione dei tre elementi:


C'era una combinazione unica di una tempesta tropicale e un’eclissi totale [...] Quando i cristalli si disintegrano sotto pressione [...] vengono rilasciate tremende forze che potrebbero, forse, distorcere il tempo stesso. Ci sono molti casi in cui le persone si sono ritrovate improvvisamente catapultate in un’epoca precedente, prima di tornare altrettanto improvvisamente al presente. (Supernatural England, Betty Puttick, 2002)

Cosa dire, dunque, di questa affascinante leggenda? Tanto per cominciare, che il 13 agosto 1831 non si verificò alcuna eclisse di Sole, e che la storia dello smemorato Edward non figura in alcun manoscritto di Filippo di Mézières.


Nel 1980 Richard Frost, autore di Isle of Wight Mysteries, provò a indagare in modo più attento sulla vicenda. Scoprì che in effetti una famiglia Lightfoot viveva in zona nella prima metà dell’Ottocento, e che nel 1831 ci fu, davvero, una forte tempesta che distrusse un obelisco. Ma non ci sono tracce ulteriori della scomparsa, e il cognome della protagonista potrebbe essere stato semplicemente preso dagli archivi parrocchiali.


Già, perché a parere di Frost la storia fu inventata proprio dal reverendo James Evans negli anni Sessanta. Come spiega il Guardian:


Catturando allo stesso modo l'immaginazione degli abitanti del posto e dei turisti, la storia è stata presentata come un fatto storico in numerosi libri e riviste. Fantasiose teorie sullo slittamento temporale sono state avanzate per spiegare l'intrigante racconto, finché il tutto non si rivelò essere nient’altro che un'opera di fantasia creata dal reverendo James Evans, rettore della chiesa di Gatcombe dal 1965 al 1973, che aveva scritto un opuscolo intitolato Il mistero di Lucy Lightfoot come modo scanzonato per raccogliere fondi per la chiesa.

Rachelle M. Smith in Lies: The Science behind Deception (2022) afferma che lo stesso reverendo Evans avrebbe successivamente ammesso il suo ruolo nella creazione della leggenda. Non tutti, ovviamente, accettano questa ipotesi (Jack Strange, in Che strano luogo, l’Inghilterra, commenta: “Sarebbe proprio strano però che un uomo di chiesa scriva menzogne per far soldi”).


Tutto, però, punta verso una storia di fantasia inventata meno di sessant’anni fa. Da quel momento, la strana avventura di Lucy Lightfoot ha cominciato a circolare su libri, giornali, riviste e siti dedicati al mistero, diventando parte integrante del folklore dell’isola di Wight e trasformandosi in una vera e propria leggenda contemporanea. Da questo punto di vista, ricorda altre vicende di viaggio nel tempo di ispirazione più o meno letteraria, come la storia dello sfortunato Rudolph Fentz, che fu investito a Times Square nel 1950, o quella di Charlotte Moberly ed Eleanor Jourdain, che nel 1911 raccontarono di essere state catapultate ai tempi di Maria Antonietta.


L’enigmatica vicenda di Lucy Lightfoot, insomma, è in ottima compagnia.


Immagine in evidenza: la chiesa di St. Olave, sull'isola di Wight. Foto di Mypix - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69400230

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