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La lettera di Toledo, una profezia insolitamente longeva



Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


In tempi recenti ha ripreso a circolare, in uno dei suoi periodici ritorni di successo, una vecchia catena di sant'Antonio che, al netto di variazioni possibili, così recita:


Questa è l'unica volta che lo vedrai nella tua vita. Il mese di dicembre sarà molto speciale: avrà 5 venerdì, 5 sabati e 5 domeniche. Questo succede una volta ogni 823 anni. Questi anni sono conosciuti come “sacchi di denaro”. Manda questo messaggio a 8 buoni amici e i soldi compariranno in 4 giorni, è una cosa basata sul Feng Shui cinese. Chi lo fermerà non riceverà niente. Tentare non costa nulla.

Si tratta di una sciocchezza: la combinazione non è così rara, dato che è sufficiente che un mese di 31 giorni inizi con un venerdì (avverrà, in effetti, nel dicembre 2023, ma anche nel marzo 2024 e nell’agosto 2025). L’attribuzione al Feng Shui, la geomanzia cinese, è poi del tutto posticcia. La storia circola almeno dal 2010, anche nella versione in cui i giorni "ripetuti" sono sabato, domenica e lunedì (e non si capisce perché un mese con cinque lunedì debba essere particolarmente fortunato). Eccone un esempio comparso su La Stampa nel 2016.


Questa catena di Sant'Antonio è un buon esempio di quelle che alcuni debunkers chiamano "bufale zombie": appelli che continuano a ripresentarsi a scadenze più o meno regolari nonostante abbiano una "scadenza", come se qualcuno li riportasse in vita ogni volta.


Per molti commentatori, la colpa è di internet: la facilità del copia-incolla è un incentivo a condividere senza controllare. Eppure, l’eterno ritorno di bufale e profezie era già presente in tempi a noi distanti. Anzi, il capostipite degli "appelli-zombie" potrebbe essere rappresentato dalla cosiddetta lettera di Toledo, che risale alla fine del Dodicesimo secolo.


Nel 1184 una missiva scosse l’Occidente cristiano. Era stata scritta - si diceva - dai “saggi astrologi di Toledo” e indirizzata a papa Clemente III, per informarlo di una disgrazia che si sarebbe presto abbattuta su tutta l'umanità. Il mondo stava per essere distrutto da venti e tempeste di sabbia, a cui sarebbero seguite carestie e siccità, pestilenze e - tanto per non farsi mancare nulla - un terribile terremoto. La catastrofe era prevista per il mese di settembre del 1186.


A chiunque desiderasse salvarsi, si consigliava di abbandonare la propria casa per trovar rifugio nelle caverne e tra le montagne: le città della costa sarebbero state ricoperte da terra e sabbia. L'aria sarebbe diventata oscura e avvelenata, e in mezzo alle raffiche di vento si sarebbe sentito un suono che avrebbe distrutto il cuore di chiunque lo avesse udito. All'origine di queste sciagure, c’era una rara congiunzione di pianeti nel segno della Bilancia e nella coda del Drago. Questa “spiegazione” doveva suonare plausibile al tempo: nel Medioevo si pensava che pestilenze e catastrofi naturali fossero dovute a particolari configurazioni astrologiche. Le congiunzioni tra pianeti erano considerate importanti sia dagli studiosi, sia dal popolo meno acculturato. Era una conoscenza diffusa e di cui nessuno dubitava.


Anche la provenienza della lettera rispettava diffusi clichè del tempo. Toledo era sede di un’università, in cui si insegnavano arti come l’alchimia e l’astrologia. Vi affluivano studenti da tutto il mondo conosciuto.


Tra le leggende medioevali sul “Virgilio mago”, ce n’è una che lo vede studente a Toledo, per imparare i segreti della necromanzia. Anzi, in alcune versioni il suo insegnante sarebbe stato il Diavolo in persona, insegnante di Arti oscure a Toledo (in cambio dei suoi servigi aveva chiesto una sciocchezzuola: poter prendere l’anima di uno studente, quello che, sedendosi su una ruota in movimento in un particolare giorno, sarebbe volato via). La città spagnola, insomma, era considerata un luogo di studio, ma in cui si poteva accedere anche ad apprendimenti più misteriosi di quelli riservati ad altre università. Toledo era una garanzia di serietà, per una lettera che annunciava l’Apocalisse.


Ma non c’era solo l’astrologia, nella missiva che terrorizzò mezza Europa. La catastrofe sarebbe avvenuta per volontà di Dio, come "segno" alle sue creature. E, già che c'era, Dio ne avrebbe approfittato per sterminare ebrei, musulmani e cristiani non obbedienti al vescovo di Roma. Uragani e terremoti sarebbero stati preceduti da un’eclissi di Sole…


La lettera è presente con numerose variazioni in cronache inglesi, francesi, tedesche e italiane. A quanto pare, provocò timore, forse anche perché nell’aprile 1186 un’eclissi ci fu davvero. L'arcivescovo di Canterbury, ad esempio, ordinò un digiuno di tre giorni per chiedere perdono al Signore, in vista della possibile fine.


Ma giunse il 1186 e arrivò settembre, e nulla accadde. Ecco il punto: questo fatto non bastò a fermare la lettera. Le date furono cambiate e la profezia cominciò a circolare di nuovo, più viva che mai. Una versione del 1214, ad esempio, porta la firma del magister Johannes Toletanus (Giovanni da Toledo), cardinale e astrologo, e annuncia l'apocalisse per il 1229. Altre volte è attribuita ai maestri di Parigi, o a un eremita del monte Sinai. Nel 1480, la lettera era ancora in circolazione, garantita da Rasis di Antiochia (forse un riferimento al medico, filosofo e alchimista persiano al-Razi): la fine sarebbe giunta senza dubbio nel 1510.


Per capire in modo dettagliato l’evoluzione delle varianti, che furono davvero numerose e complicate, e comparvero anche a distanza di molti anni l’una dall’altra, bisogna rinviare al saggio del linguista Moses Gaster (1856-1939) che uscì nel 1902 su Folklore (vol. 13, n. 2, pp. 115-134). Per lui, al centro della storia rimane il tema dell’Anticristo, declinato in forme diverse lungo tutta la storia della cristianità, ma che nella lettera di Toledo vede protagonisti i due nemici religiosi per eccellenza del Medioevo: gli ebrei e i musulmani, che sarebbero stati smarriti e colti dal dubbio dal susseguirsi degli eventi. Il contesto originale in cui sorge la storia, tuttavia, per Gaster è stato ampiamente oscurato dalle trasformazioni culturali e religiose dei secoli successivi al XII, quello in cui comparve. Del resto, se la storia nelle sue linee generali doveva sopravvivere, un procedimento del genere era inevitabile.


In particolare, per Gaster, nel testo della lettera comparvero elementi che la rendevano più appetibile e legata all’attualità. Si passò da una previsione generale della fine del mondo, priva di date, a versioni in cui l’ora fatidica era indicata in modo più o meno preciso E la distruzione generale, presente nelle prime varianti, venne sostituita da catastrofi parziali, in cui una parte del globo, per motivi diversi, si sarebbe salvata. In alcune versioni della lettera sono poi presenti episodi precisi, legati al corso degli eventi, che avrebbero dovuto fungere da “segni” dell’apocalisse imminente: l’attacco del Saladino a Gerusalemme, la morte dell’Imperatore d’oriente, che avrebbe dovuto precedere la comparsa di un Imperatore universale…


Per oltre tre secoli, la lettera continuò ad apparire ciclicamente, con invidiabile regolarità. Negli anni 1322-29 fu ben presente in Italia. Era un brutto periodo, per il nostro paese: un periodo di grandi inondazioni e carestie. La lettera era sempre attribuita a Johannes di Toledo. Nel 1343, ecco una grande tempesta su Napoli, descritta anche dal Petrarca: fu considerata una di quelle preannunciate dalla lettera.


L’8 febbraio 1345, la profezia tornò a circolare in occasione di un allineamento tra Saturno, Giove, Marte, il Sole e Mercurio. Villani, nella sua Cronaca Fiorentina, raccontò che l’evento produsse grande impressione: tutti le attribuivano la colpa dei guai dell’Italia. I medici di Parigi la accusarono di aver causato la peste nera, e nelle parole con cui lo dichiararono Gaster vede l’influenza della Lettera di Toledo.


Nel 1395, lettera si trova in un codice conservato a Eichstätt. La descrizione è sempre la stessa: una congiunzione astrale, nel mese di settembre, che avrebbe causato la distruzione di paesi e nazioni. Si preannunciavano inondazioni, battaglie tra Oriente e Occidente, spargimenti di sangue e terremoti. Un imperatore sarebbe morto, poche persone si sarebbero salvate. I musulmani sarebbero stati sconfitti e sarebbero diventati cristiani. L’unica possibilità per sfuggire alla catastrofe era quella di chiudersi in una caverna con cibo e acqua per trenta giorni. La lettera, però, non arrivava più da Toledo: era stata fatta da filosofi greci, arabi, spagnoli e francesi, e firmata da ventun maestri di Parigi. Il centro del mondo si stava spostando, e la profezia si adeguava…


La lettera cominciò a diventare meno appetibile col la fine del Medioevo e la comparsa delle prime teorizzazioni astronomiche moderne: la fusione fra astrologia e le visioni apocalittiche divenne meno appetibile. Con il sorgere della Riforma protestante e l’inizio delle guerre di religione fra europei, fu sostituita da generi letterari e da un catastrofismo di tipo differente, per certi versi ancora più greve di quello della lettera di Toledo. Si trattava di quello della pamphlettistica e dei fogli volanti prodotti nell’Europa centrale, cuore dello scontro fra concezioni differenti della religione e della società.


Ad ogni modo, la cosiddetta lettera di Toledo sembra aver viaggiato senza sosta almeno per trecentotrenta anni, anche in assenza di Internet. L'eterno ritorno delle bufale non è figlia dell’era moderna: siamo una specie sociale, abbiamo sempre condiviso con amici e parenti le informazioni che pensavamo fossero utili. E questo vale sia per eventi negativi, come la profezia di un terremoto o della fine del mondo, sia per quelli positivi e tutto sommato leggeri, come un “metodo sicuro” per ottenere fortuna.


Immagine in evidenza: Toledo nell'anno 976, dal Codex Vigilanus, immagine in pubblico dominio, da Wikimedia

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