Articolo di Sofia Lincos
Dopo un primo post sull'argomento, torniamo oggi sulle canzoni che presentano riferimenti a miti e leggende. Voi ne conoscete?
Ci è stato fatto notare che la canzone Vieni a ballare in Puglia di Michele Salvemini, in arte Caparezza, del 2008, inizia proprio con un riferimento (opera della voce di Al Bano...) ad un mito di vecchia data, quello dei "cimiteri degli elefanti":
I delfini vanno a ballare sulle spiagge/gli elefanti vanno a ballare in cimiteri sconosciuti/le nuvole vanno a ballare all'orizzonte/ i treni vanno a ballare nei musei a pagamento.../E tu, dove vai a ballare?
E' un attacco che dà la chiave di lettura di tutta la canzone: "ballare" è ovviamente un eufemismo per "morire".
Altra leggenda "storica" in Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, dell’indimenticabile De Andrè. Una canzone del 1963 tutta giocata sul ritorno a casa del celebre condottiero medievale, che al suo rientro si scontra con un ostacolo meccanico la cui esistenza è ormai considerata alla stregua di un vero e proprio mito pseudo-storico:
Se ansia di gloria, sete d'onore/ spegne la guerra al vincitore/ non ti concede un momento per fare all'amore/ Chi poi impone alla sposa soave/ di castità la cintura ahimè grave/ in battaglia può correre il rischio di perder la chiave…
I ratti delle Sabine, gruppo reatino, hanno in repertorio dal 2001 La tarantella del serpente, una canzone sui miti legati al "Regu", nome locale del regolo, uno dei tanti "serpentoni" del folklore italiano classico e contemporaneo.
Dicono i vecchi del paese/ che se tagli un serpente a metà/ quello non muore, ma rinasce/ più cattivo della peste/ più ignorante di uno che lavora in un ufficio pubblico/ e più furbo di una volpe e di una faina messi insieme/ Si ricorda di te e se ti incontra/puoi anche dire che per te è arrivata/ in quel momento l'ora tua.
Altrettanto "leggendaria" anche Marinaio di vent'anni, dei Nomadi (1993), totalmente incentrata sul mito dell'Olandese volante, diffuso tra i naviganti tra Settecento e Ottocento. Si tratterebbe di un uomo condannato a navigare per l'eternità e la cui visione da parte di un marinaio sarebbe foriera di rovine e disastri. Le versioni della condanna variano a seconda della leggenda, ma il testo riporta quella più diffusa:
Fu punito anticamente/ per avere bestemmiato/ il suo Dio troppo ostile/ superando in gran tempesta/ capo di Buona Speranza/ E' l'Olandese volante che va, che va,/ che va, che va...
Merita una menzione anche la recentissima Pachidermi e pappagalli di Francesco Gabbani (2017), dedicata alle innumerevoli teorie complottiste che circolano in rete (scie chimiche, piramidi costruite dai marziani, rettiliani, strapotere della Massoneria...). Particolarmente gettonate quelle dedicate alle star "sopravvissute" alla loro morte. Oltre ad "Adolfo" (Adolf Hitler) che "si è salvato", figurano infatti:
Marylin ed Elvis vivono alle Hawaii/ Hanno aperto un bar che si chiama Star/ fanno affari d'oro…
Passando alla musica straniera, la rock band inglese Van der Graaf Generator nel 1971 incluse nell'album Pawn Hearts un brano intitolato Lemmings che iniziava con i versi:
Stavo solo in cima al colle più alto/ guardavo sotto, intorno, e tutto ciò che potevo vedere/erano coloro con cui avrei voluto stare/ che si gettavano ciecamente in mare.
L'immagine, esplicitata anche nel titolo, è ispirata al comportamento dei lemming e ai presunti suicidi di massa che questi animali attuerebbero buttandosi giù da montagne e scogliere, in realtà, una leggenda metropolitana, probabile frutto di un raffazzonato e controverso documentario della Disney.
Interamente basata su una leggenda metropolitana è anche una canzone tradizionale inglese, The mistletoe bough , basata su un racconto forse apparso per la prima volta nel 1822. Noi ve la presentiamo nell'interpretazione di Ralph Owen, ma l'originale fu scritta nel 1830 dal poeta e compositore Thomas Haynes Bayly.
Nel corso del tempo è stata cantata innumerevoli volte, con arrangiamenti diversissimi tra loro, fino a diventare quasi un classico natalizio, ma la leggenda sullo sfondo rimane sempre la stessa, cioè quella della sposa scomparsa .
La scena cantata inizia con un'atmosfera gioiosa. Si festeggiano il Natale e il matrimonio di lord Lovell con la figlia del barone e il ritornello evoca il ramo di vischio tipico del periodo. Durante la serata la donna propone di giocare a nascondino e sfida il novello sposo a trovarla; ma questo non avviene. Come recita il testo: "La cercarono quella sera, la cercarono il giorno dopo, la cercarono invano quando passò una settimana...". Alla fine, solo a distanza di molti anni, quando il ricordo della sposa sparita sta ormai scomparendo, si scopre la soluzione dell'enigma:
Alla fine una vecchia cassa, a lungo nascosta /venne trovata al castello, aprirono il coperchio/e una forma di scheletro giaceva lì a marcire/nell’abito da sposa della bella signora/Oh, triste fu la sorte, e il gioco scherzoso/si nascose al suo sposo nella vecchia cassa di quercia/[Questa] si chiuse di scatto e il fiore della sposa/giacque ad appassire lì, in una tomba vivente.
E voi, conoscete altre canzoni con testi e video legati a leggende?
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Immagine di Willi-van-de-Winkel da Pixabay
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