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Metti la droga nel turibolo



Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


Il 18 agosto, un quotidiano online (VelvetGossip) riportava una notizia molto curiosa:

Mistero in chiesa: marijuana al posto dell’incenso, il prete collassa e scoppia il panico

La faccenda, secondo il cronista, era andata così: in un’anonima “chiesina di Chieti”, un parroco stava tranquillamente dicendo messa, quando al momento di usare il turibolo qualcosa non era andato per il verso giusto. Si era sprigionata una nuvola di fumo, un forte odore aveva cominciato a spandersi per l’edificio, e quindi il prete era caduto in preda a un forte stato confusionale, al punto da dover essere soccorso da un’ambulanza. All’origine di tutto, probabilmente, uno scherzo, che aveva provocato al povero sacerdote un’intossicazione “da cannabinoide sintetico”.


Storia decisamente da commedia all’italiana, vero? Peccato che… Sia solo una bufala. La notizia era già circolata nel dicembre 2018, quando diversi quotidiani avevano raccontato un episodio analogo. Teatro della vicenda sempre una chiesa di Chieti, ma questa volta a finire all’ospedale non era stato solo il sacerdote: l’intossicazione aveva coinvolto l’intera platea dei fedeli. Anche la droga interessata era indicata con maggior precisione: secondo i quotidiani si trattava di JWH-122, un cannabinoide sintetico (realmente esistente, ma poco diffuso in Italia). Nel dicembre 2018 la notizia era stata ripresa da diversi quotidiani, tra cui AbruzzoLive, Sputnik News, Leggo e Il Giornale, ma all’origine c’era stata Yahoo Notizie.


Nell’ottobre 2019 la notizia era tornata in auge, tanto che Radio 105, con dire un po’ sornione, osservava:


L'uso del condizionale per questa storia è d'obbligo, perché secondo alcuni non è mai accaduta veramente... Ma anche se fosse così (e lo speriamo per il povero parroco e i fedeli), potrebbe comunque essere una storia perfetta da raccontare ad Halloween!

A smentire per prima la notizia fu, già poche ore dopo la sua comparsa a dicembre 2018, un quotidiano locale, Chieti Today, seguito poi da diversi media online. Particolarmente interessante un approfondimento di Next Quotidiano: vi si faceva notare, ad esempio, che difficilmente qualche boccata di marijuana (o di altra droga) avrebbe potuto provocare un effetto su tutte le persone presenti, e che sia i carabinieri di Chieti, sia il Pronto Soccorso dell’Ospedale cittadino sembravano non saperne assolutamente nulla.


Pesce d’aprile!


Ma soprattutto, si dimostrava che la storia era già circolata, in forma estremamente simile, già nel 2013, sul quotidiano locale Abruzzo24ore. La notizia era stata presentata così:


Incenso alla marijuana e lo scherzo quasi si trasforma in una tragica messa - Succede a San Giacomo di Pizzoli, colpito il giovane Padre Naike

Il canovaccio era quello del 2018: la droga sintetica JW-122 inserita per burla nel turibolo, il prete in stato confusionale, le vecchiette presenti alla messa finite anche loro al Pronto Soccorso. Questa volta si parlava di un’indagine della Polizia, che aveva identificato “due monellacci” all’origine dello scherzo.


Particolare interessante: l’articolo era comparso il 1° aprile, e sia la chiesa incriminata (Sant’Agostino a Pizzoli), sia il parroco (Padre Andrea detto Naike) risultavano sconosciuti alla diocesi di Chieti! Tutto sembra aver avuto origine, dunque, dal più classico dei pesci d’aprile, un pesce che da quel momento ha cominciato a vivere e che ritorna periodicamente a galla.


A Santiago de Compostela


Ma l’Italia non è il solo Paese ad esser stato toccato dalla leggenda della droga nel turibolo.


A partire dal gennaio 2018 e per tutto quell’anno, ripresa da diversi media locali, una vicenda simile è stata raccontata in Spagna. Protagonisti, stavolta, due chierichetti di uno dei maggiori luoghi di culto cattolici al mondo, la cattedrale di Santiago de Compostela (luogo, tra l’altro, in cui si trova il famoso Botafumeiro, il turibolo oscillante tra i più grandi al mondo). Proprio qui sarebbe stata inserita la marijuana, che avrebbe causato malesseri collettivi tra i fedeli e il conseguente arresto dei due “burloni”. Dalla Spagna la storia, del tutto inventata, è poi circolata sui media dei paesi ispanofoni centro e sudamericani, e successivamente tra quelli in lingua inglese. La ricostruzione del percorso di questa variante “di massa” della droga nel turibolo è stata fatta a suo tempo da Snopes.


Non è comunque un caso che per la Spagna sia stata presa di mira proprio la cattedrale di Santiago. A parte la generale notorietà del luogo, il suo enorme incensiere è stato sovente oggetto di parodie, e costituisce comunque motivo di stupore e di diletto per i turisti che provengono da altre tradizioni confessionali.


La leggenda ha un intento fortemente umoristico e vagamente anticlericale, si presta a commenti di ogni tipo e a battute di spirito, e fa leva sull’improbabilità della tipologia del “drogato involontario” (un prete e i vecchietti a messa non si direbbero i tipici protagonisti di una storia di abuso di stupefacenti!), sulle esagerazioni riguardo alle capacità di alcune sostanze e sulla possibilità che si possa esserne vittima “inavvertitamente” (senza volerlo, e magari in un luogo “sicuro” come una chiesa durante una funzione). Negli Stati Uniti, analogamente, circola la storia del poliziotto che, per accertarsi che il liquido bevuto da un guidatore non sia alcool, decide di prenderne un sorso… e scopre a sue spese che si trattava di una fiaschetta contenente LSD!


...Ma in principio, fu il cinema?


È comunque plausibile che, ben prima delle storie abruzzesi e spagnole, il tema della droga nel turibolo (che s’inserisce nel plurisecolare filone della burla al prete cattolico da parte del popolo) sia stato utilizzato più volte, in vari generi letterari e nel cinema.


Nel 1980, ad esempio, Renzo Arbore diresse il suo primo film, Il Pap’occhio, pellicola per i tempi più che irriverente sulla religione e sul Vaticano in particolare. La pellicola uscì nel mese di settembre, ma fu ben presto sottoposta a sequestro giudiziario con l’accusa di vilipendio alla religione cattolica - che secondo l’ancora vigente Concordato vaticano con il fascismo (1929), era religione di Stato. Un paio d’anni dopo le accuse caddero in tribunale, ma Il Pap’occhio ebbe comunque poca e stentata circolazione.


Nel 2010, a trent’anni dal fattaccio, il film fu riedito in DVD e messo finalmente, innocuo com’era, a disposizione di tutti. Renzo Arbore rievocò con i giornalisti il clima in cui nacque la sceneggiatura e le traversie che dovette attraversare. E fra le altre cose rivelò un dettaglio che ci interessa molto:


Con Luciano De Crescenzo avevamo un progetto, per divertirci con il catechismo imparato quando frequentavo l’oratorio. Incautamente il produttore accettò e noi ci trovammo a scherzare sulle cose di Chiesa. In realtà, scrivendo il film non volevamo offendere il sentimento religioso nostro e di chi ci guardava (non ci sono infatti crocifissi, madonne e tante altre cose divertenti che non abbiamo messo).
Quando arrivammo al processo, durante la deposizione, raccontai al giudice quello che avremmo potuto fare se avessimo voluto offendere la religione: per esempio un’idea era quella di girare una scena in chiesa dove, durante una celebrazione avremmo inserito l’hashish nel turibolo al posto dell’incenso. Alla fine il giudice non ci condannò nè ci assolse.

Non dubitiamo che una ricerca nell’ambito della cultura underground anglosassone a partire dagli anni ‘60 risulterebbe nella scoperta di un buon numero di storie e racconti umoristici di questo tipo.


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