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Panico da chiodi sugli scivoli inglesi




Marcham: un ridente paese di duemila abitanti nell’Oxfordshire, Inghilterra, a pochi chilometri da Oxford. Una cittadina storica, con un cottage di epoca georgiana, un pub, un ufficio postale, una chiesa del XIII secolo e un parco giochi per i ragazzi. Proprio questo parco giochi è balzato agli onori delle cronache, nei giorni scorsi, per un’inquietante scoperta: nella notte tra domenica 12 maggio e lunedì 13 maggio 2024 un’ignota mano aveva cosparso di chiodi i giochi dei bambini. 


L’episodio è avvenuto in concomitanza con il Marcham Big Weekend, che nella giornata di sabato 11 maggio aveva portato nel parco alcuni concerti di musica dal vivo. Poi, nella notte successiva, in un momento imprecisato tra l’una e le dieci di lunedì, il fattaccio. A rendersene conto è stata proprio una bambina di tre anni, Emily Smith, che ha notato un chiodo incollato al fondo di uno scivolo. Ha allertato la madre, che ha ispezionato il resto dell’area giochi e ha rinvenuto sette chiodi su diverse attrezzature: erano stati incollati con una colla “attaccatutto”, oltre che sullo scivolo, anche su un’altalena e su una pedana girevole. Su quest’ultima, vergata con un pennarello, una scritta che starebbe a indicare il presunto “movente” del gesto:


Cara Marcham, niente più fottuta musica. Ho aspettato [sopportato] 8 ore sabato. Ultimo avvertimento - o altro!

Un messaggio minatorio da parte di un residente della zona? I chiodi sono stati immediatamente rimossi dalla donna e portati in un negozio vicino. Nessun bambino si è fatto male, anche se potenzialmente il pericolo c’era: i chiodi erano incollati con la punta verso l’alto, e qualcuno avrebbe potuto ferirsi sul serio. Si è trattato, insomma, di un episodio inquietante, ma probabilmente isolato e frutto di insofferenze personali, su cui è in corso un’indagine di polizia. 


I “chiodi di Marcham” avrebbero potuto rimanere un piccolo episodio relegato a livello locale, ma l’allarme suscitato tra i cittadini e il desiderio di avvisare più persone possibili lo hanno immediatamente lanciato verso una dimensione nazionale. Il parco giochi si trova a meno di duecento metri da una scuola elementare della Chiesa (anglicana) d'Inghilterra e da un asilo nido; il Consiglio parrocchiale ha perciò deciso di appendere un biglietto all'ingresso dell’area, per allertare i genitori:

Consiglio parrocchiale di Marcham - Sfortunatamente un atto di vandalismo è avvenuto nell’area giochi nel weekend dell’11-12 maggio. È stato segnalato alla Polizia. L’attrezzatura è attualmente sicura, ma per favore controllate la prima di lasciare che i vostri figli ci giochino. Se doveste riscontrare qualche problema, per favore segnalatelo al concilio parrocchiale, o attraverso il personale della chiesa, o attraverso i membri del concilio.

Le foto dei chiodi hanno preso a circolare anche su gruppi WhatsApp e su chat personali, accompagnate da un messaggio audio che invitava i genitori a prestare attenzione. Molte famiglie hanno deciso di non lasciar giocare bambini e ragazzi nel parco senza la supervisione di un adulto. 


È però attraverso i social network che si è verificata una circostanza abbastanza tipica, per chi si interessa di propagazione delle voci: le foto e l’appello a prestare attenzione hanno cominciato a far riferimento a parchi giochi diversi dal primo, stavolta per lo più nell’area di Londra. Come riferisce BBC Verify:

La prima falsa affermazione che abbiamo trovato è stata condivisa su X martedì sera, pubblicata da un account chiamato Tower Hamlets Crime Watch. Il post affermava erroneamente che i chiodi erano stati incollati su alcune attrezzature di uno dei parchi di un quartiere di Londra Est. Mercoledì mattina, anche alcuni personaggi pubblici con un ampio seguito sui social media hanno condiviso le foto, e, fra questi, la presentatrice di Channel 5 Storm Huntley, che ha affermato di esser stata informata che l'incidente era avvenuto a Richmond, a sud-ovest di Londra. Il post è stato visualizzato più di 52.000 volte su X. Anche un altro post, scritto in turco da qualcuno che vive a Londra, affermava erroneamente che l'incidente era avvenuto a Richmond. Il post è stato successivamente corretto e chiarito, ma rimane attivo e conta più di 1,5 milioni di visualizzazioni. Più o meno nelle stesse ore, anche diversi post nei gruppi Facebook locali di luoghi come Ealing, nella zona ovest di Londra, avvisavano i genitori di controllare le attrezzature del parco giochi, mentre un genitore preoccupato condivideva le foto con un gruppo Whatsapp di Tooting. Nel pomeriggio, post simili si erano diffusi su gruppi di social media che coprivano ulteriori zone di Londra, tra le quali Brentford e Wandsworth.

Vi invitiamo anche a visionare la mappa creata da BBC Verify: dà la misura della propagazione della voce nei vari sobborghi londinesi. Il Met (la Polizia metropolitana di Londra) è comunque intervenuta per smentire l’allarme, dichiarando al Guardian di essere


a conoscenza di immagini che circolano sui social media che mostrano chiodi attaccati alle attrezzature nei parchi per bambini. Al momento non abbiamo nessun incidente confermato segnalato alla polizia di Londra.

Anche il Consiglio comunale di Richmond, sobborgo nel sud-ovest di Londra, è intervenuto su X per mettere un freno alle voci che indicavano le foto come scattate presso un parco di quella zona:


Vorremmo rassicurare i residenti che le recenti segnalazioni di chiodi incollati alle attrezzature dei parchi giochi per bambini non si riferiscono a Richmond upon Thames. Il nostro team di addetti ai parchi effettuerà ulteriori controlli per garantire che i nostri parchi giochi siano sicuri.

Abbastanza indicativo pure questo commento, scritto in risposta al messaggio del Comune di Richmond: 


Sono di Fulham [un altro quartiere di Londra, NdR]. I nostri gruppi locali WhatsApp e gli asili nido sono stati contattati e mi è stato detto che era un parco giochi qui vicino. Ciò che ancora trovo veramente sospetto è il fatto che le immagini stavano già circolando, attribuite falsamente a diversi posti di Londra, prima che la storia finisse sui giornali.

La vicenda, dunque, potrebbe aver viaggiato sui gruppi WhatsApp dei genitori molto prima che arrivasse alla stampa. E, a quanto pare, ha continuato a farlo anche dopo, pur essendo ormai disponibili articoli che rimettevano le immagini nella giusta collocazione, quella relativa a Marcham.


Un episodio di notevole interesse, per vari motivi. Per prima cosa, questa storia ha visto la ricomparsa di un tema classico delle leggende contemporanee, quello della minaccia nascosta nei parchi giochi, negli asili e in altre aree dedicate allo svago dei più giovani (l’esempio tradizionale è la leggenda delle lamette da barba posizionate lungo gli scivoli delle aree-gioco: in Italia abbiamo avuto la saga di “Jack Lametta”, che ebbe per teatro la Roma degli anni 1980). In più, non soltanto il racconto ha mostrato una capacità di trasferirsi in maniera quasi istantanea da una parte all’altra del paese. Soprattutto, ha comportato almeno in certi casi una probabile, non accidentale ricollocazione geografica di immagini, foto e racconti della storia iniziale, quella di Marcham, in aree prossime a quelle di chi le rilanciava, in modo da renderle più emotivamente prossime a sé stesse, e, con ogni probabilità, ai frequentatori della propria bolla social, dei gruppi Facebook locali o dei piccoli periodici di quartiere. In altre occasioni, invece, è possibile che le condivisioni relative ai nuovi posti siano state “innocenti”; se la storia è stata condivisa da Tizio, che è della località X, è probabile che la storia si sia verificata proprio a X, e allora la ricollegherò in maniera esplicita al posto X.  


Insomma, un omaggio al vecchio principio giornalistico: una storia, per quanto piccola sia, se ha per teatro luoghi prossimi a me o al mio circolo, avrà comunque un impatto maggiore tanto più menzionerà luoghi, punti di riferimento, nomi, a me consueti e per me significativi. Dunque, è importante che la ripeta. 


Immagine in evidenza: la All Saints' Church anglicana di Marcham. La foto è di Linden Milner

ed è rilasciata in licenza CC BY-SA 2.0 , via Wikimedia Commons.

 


 



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