Articolo di Sofia Lincos
Porto Empedocle è una terrazza sul mar Mediterraneo, costruita sui resti dell’antico porto di Girgenti. E’ nota per essere la città natale di Andrea Camilleri, il “papà” del commissario Montalbano appena scomparso e per essere quasi stata - la mancò per un soffio - anche quella di Luigi Pirandello. Da alcuni anni, però, sui siti web di mezzo mondo è possibile leggere una curiosa storiella sul suo conto:
Un po’ di anni fa il sindaco di Porto Empedocle, la città italiana dove nacque Pirandello, fu sollecitata con insistenza a installare un monumento per onorare il grande commediografo. Ma non c’erano soldi. Durante un viaggio in una città gemellata da qualche parte in Ucraina, il sindaco notò che molte statue erano state abbandonate a terra; rappresentavano un uomo con la testa calva e occhi un po’ di sbieco, curiosamente simile a Pirandello. Così chiese se potesse acquistarne una. “Quante volete”, fu la risposta: non c’era nulla da pagare. Il sindaco non poteva credere alla sua fortuna. Quindi, dopo qualche ritocco qua e là, la faccia di pietra di Lenin divenne quella di Pirandello. E per quanto ne so sta ancora laggiù, sulla piazza principale di una città che poco tempo fa votò al 92 per cento per Berlusconi. (London Review of Books, 2 giugno 2016)
Storia carina, vero? Peccato che sia tutto inventato. Non esiste alcuna città in Ucraina gemellata con Porto Empedocle, né risultano viaggi ufficiali del sindaco in quel Paese. La statua dedicata al grande scrittore siciliano, invece, esiste veramente, nella centralissima via Roma, ma le sue origini sono molto più prosaiche di quanto leggenda vorrebbe.
Ma allora da dove viene quest’idea che il monumento fosse in realtà stato costruito per il rivoluzionario sovietico? Si tratta, in realtà, di una leggenda d’autore: a ventilare questa ipotesi fu infatti proprio Nené, quell’Andrea Camilleri anche lui nativo di Porto Empedocle. A lui la statua per Pirandello non doveva proprio piacere, come risulta evidente da un’intervista a La Repubblica del 1997:
Per tutti Porto Empedocle significa Pirandello, lui la chiamava 'il borgo marino' e Girgenti 'la morente cittaduzza' . Quando misi in scena I giganti della montagna il critico Giorgio Prosperi scrisse che io, come paesano e studioso, ero di casa con Pirandello e gli davo del tu. Ma per la verità gli ho sempre dato del voscenza. L'unica volta che lo incontrai ero un ragazzo. Si era presentato a casa con una divisa che pareva un ammiraglio, feluca, mantello, spadino. Mi venne uno scantu, uno spavento. Andò a salutare nonna Carolina, tutt' e due già vecchi. Si abbracciarono, lei piangeva, lui la teneva stretta, dicendo come in un lamento: 'Ah la nostra giovinezza, la nostra giovinezza'. [...] Adesso a don Luigi hanno eretto un monumento, di stile moscovita. Una cosa orribile. Porta la coppola e da sotto il risvolto dei calzoni spuntano un paio di stivali kolkosiani. Sembra Lenin, lo stesso pizzetto, la stessa calvizie. L' altro giorno leggevo un suo ritratto scritto da Lucio D' Ambra in cui si parla di 'scarpe di invulnerato coppale', scarpe in cui ci si poteva specchiare. Allora mi è venuto il sospetto che la giunta di Porto Empedocle, per risparmiare, abbia comprato sottocosto uno di quei monumenti a Lenin di cui la Russia si è finalmente disfatta. E l' abbia riciclato, fidando nella somiglianza.
Una boutade del grande scrittore, una semplice battuta, ma destinata a fare strada. Nel 2013 Camilleri pubblicò I racconti di Nenè, una raccolta di micro-narrazioni sulla sua vita, i suoi esordi e il suo impegno politico. E, di nuovo, tornava l’associazione Pirandello-Lenin, questa volta ribadita con più forza:
Tra Porto Empedocle e Agrigento c'è stata una lunga diatriba. Pirandello doveva nascere a Porto Empedocle. Aveva già pronta la cameretta, il lettino, tutto, ma capitò la solita passata di malattie spaventose e contagiosissime. Così la madre di Luigi Pirandello decise di isolarsi e se ne andò in una casa di campagna, che era in territorio agrigentino, seppure soltanto per cinque metri. Questa cosa è stata sempre ritenuta dagli empedoclini, la nascita ad Agrigento di Pirandello, come un'offesa personale. Ma si sono rifatti qualche anno fa. In una piazza del mio paese hanno messo una statua di Pirandello, con un'improbabile scritta sotto: «A Luigi Pirandello, la sua seconda città natale». Probabilmente non si nasce una sola volta. Ma io sostengo che quello della statua non è Pirandello. Con la caduta del comunismo c'è stata una grossa svendita di statue rappresentanti Lenin, Stalin... Quello della statua ha delle grosse scarpe da contadino, un abito completamente spiegazzato e punta il dito indice in avanti. Beh, Pirandello semmai il dito lo avrebbe puntato verso se stesso, o piuttosto verso il passato, e non certo verso il futuro, vista la sua sfiducia nell'avvenire. E poi Pirandello era di un'eleganza e di una raffinatezza..., sulle sue scarpe Lucio D'Ambra ci ha scritto addirittura un articolo, perché gliele invidiava. Secondo me, quello è Lenin!
La storia era destinata a diventare leggenda. Nel 2014 la scrittice Gaia Servadio diede per buono “un racconto” che le era stato riportato sul fantomatico viaggio della giunta di Porto Empedocle e sul ritrovamento della statua, e lo descrisse nel suo Raccogliamo le vele (Feltrinelli). Nel 2016 ne scrisse per la London Review of Books (è quella la citazione riportata in testa all’articolo). Da allora la leggenda si è diffusa a livello internazionale: sul web, diversi siti la ricordano. La proverbiale arte di arrangiarsi italiana scolpita su pietra!
Più criticamente, ne hanno scritto studiosi come Dennis Simanaitis e “Dr Beachcombing” (che alle curiosità sui monumenti di Lenin aveva già dedicato due articoli, il primo riguardante una statua in Antartide e l’altro una statua che si trova negli Stati Uniti). Il sito Baroque Lenin non poteva fare a meno di commentare, invece:
Che bello se fosse vero! [...] Ma è chiaro dall’articolo che questo strano viaggio in Russia (trasformato in Ucraina molti anni dopo) è avvenuto unicamente nell’immaginazione di uno scrittore che trovava la statua di Pirandello piuttosto ridicola. Un peccato, ma come si dice: “Se non è vero, è ben trovato”
Le leggende metropolitane sono, in molti casi, semplicemente belle storie, che funzionano e che amiamo raccontare. La fantasia di Andrea Camilleri ce ne ha regalata una bellissima. In fondo, è una forma di immortalità anche questa.
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