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Pregare per il Risveglio: le origini delle catene di sant'Antonio



articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


Poco tempo fa vi avevamo raccontato una fra le prime forme di comunicazione simili alla “catena di sant’Antonio”, che però arriverà dopo. Si trattava dell’idea di una preghiera di massa pensata nell’estate del 1900 affinché non fosse rieletto alla presidenza americana William McKinley, inviso al movimento proibizionista sugli alcoolici.


Poco più di un anno e mezzo prima di quell’iniziativa, sempre in America, c’era già stato qualcosa per certi versi simile alla catena diretta contro McKinley. Oggi vi raccontiamo qualcosa su questa storia. Si tratta di un altro pezzo del mosaico complicato delle origini delle catene di sant’Antonio, importanti perché fanno capire come nacque il sistema delle catene infinite di missive che ci appassiona tanto e che da allora proseguono ininterrotte.


Il 13 gennaio del 1899 un dispaccio d’agenzia proveniente da Milwaukee, nel Wisconsin, già al tempo una metropoli di due milioni di abitanti, informava che in città stava avendo grande successo una peculiare iniziativa religiosa. Se ne legge il giorno dopo, ad esempio, sul Quincy Daily Journal (Illinois).


Un pastore protestante, Charles P. Masden (1843-1930), della Grand Avenue Methodist Church , la cui storia dettagliata trovate qui, aveva avvertito la necessità di contribuire ad uno di quelli che nella sociologia religiosa protestante sono detti Awakenings (Risvegli).


Lasciando da parte i risvolti teologici propri di quella parte di Cristianesimo, i Risvegli possono definirsi come periodi in cui il fervore di alcune chiese in aree geografiche delimitate, la manifestazione di supposti carismi, la frequentazione di culti e servizi, l’autopercezione di un rinnovato vigore spirituale danno segnali fortemente espansivi.

Con ogni evidenza il pastore Masden pensava che la sua città, Milwaukee, giunta sulla soglia del XX secolo fosse spiritualmente “moscia”. Sin dal ‘700, in specie quella vasta parte di Protestantesimo che oggi è detto “evangelicale” prega per i Risvegli e li attende.


Masden non fece altro che adattare le sue attese culturali ad un mezzo di comunicazione che allora era tanto fondamentale quanto a buon mercato ed efficiente. Lo scambio per via postale.


Secondo il dispaccio d’agenzia, si trattò di far partire una “catena infinita di preghiere” che chiedeva a Dio l’agognato Risveglio. Anche se mancano i dettagli, è plausibile che chi pregava individuasse altri che non pregavano e li inducesse, scrivendogli, a fare lo stesso. In questo modo il numero di oranti sarebbe cresciuto in modo esponenziale.

Già a quel punto si era calcolato che ci fossero sedicimila aderenti alla catena e che per la fine del mese sarebbero diventati centomila in tutto il territorio statunitense! Chi aveva scritto il dispaccio ripreso dai giornali si chiedeva quali sarebbero stati i risultati di questo “innovativo attacco al peccato”, ma comunque


si crede che qualcosa accadrà, con un’intera nazione che sta spedendo petizioni per il Risveglio.

Come fosse formulata quella "petizione" purtroppo lo ignoriamo, ma è chiaro che essa circolava esclusivamente per lettera.


Su di essa possiamo fare almeno alcune considerazioni. Che cosa diversifica le richieste di catene di preghiera come quella del 1899 dalle catene di sant’Antonio strictu sensu, quelle “moderne”; che secondo diverse valutazioni comparvero nel 1905 in Italia e nel mondo?


In quella del 1899 mancano diversi elementi rilevanti:


  1. non c'è la minaccia di conseguenze se non si dà seguito alla catena, che invece è tipica della mentalità magico-deprecatoria caratteristica degli esempi più completi di catena;

  2. non sono indicati tempi esatti per gli invii delle copie: di norma, invece, nelle catena di sant’Antonio del XX secolo esiste un rapporto stretto fra numero dei giorni entro il quale adempiere alla richiesta e numero di copie da fare. L'idea retrostante a questa richiesta è quella dell'estrema urgenza dell'azione;

  3. Forse la cosa che più di altre le rende differenti (anche se imparentate) dalle catene di sant’Antonio è la mancanza di un testo preciso da trasmettere in maniera fedele.


Questa mancanza - riconducibile al contesto protestante in cui sorgevano, contrario alle formule oratorie standard - può essere considerata sotto due punti di vista.

Nel primo caso si tratta di pensare alla mentalità. La mancanza del testo “esatto” nasceva dal timore che i testi fissi, sul tipo della giaculatoria o della novena, s’imparentassero alla superstizione e alla convinzione che la loro stessa pronuncia (o trasmissione) potesse produrre qualche effetto.


Ma c’è anche un secondo profilo, e quello ci interessa persino di più.


Senza un testo “originale” non potevano prodursi delle varianti, delle modifiche o degli errori. Non esisteva una versione “esatta” da inviare. Lo scopo dell’invio consisteva nell’accelerare il ciclo, non nell'evitare sbagli nei tempi, nel numero delle copie o nelle cose da dire o da trascrivere. L'accento era posto sull’atto del passaggio, non sull’affermazione dell’esistenza di un testo “efficace”.


Considerazioni che ci inducono a farci domande che valgono anche oggi con le tipologie di catene che vediamo in rete.


Che cos’è la cosa più importante, nelle catene di sant’Antonio? Il fatto che siano un insieme tendenzialmente aperto di passaggi, oppure la costanza e la variazione dei testo e di quello che gli sta intorno?


Quel che è certo è che con storie come quella del 1899 siamo vicini alle sorgenti di un intero mondo di scambi, di speranze, di illusioni e di fanatismi: quello delle catene di Sant'Antonio, giunte nel 2019 agli appassionati di folklore contemporaneo in forme rinnovate grazie ai meme e ai social network.



[articolo aggiornato il 5 novembre 2019 sulla base di notizie fornite da Roberto Labanti - CICAP]

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