di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo
Da metà ottobre, sui social in lingua francese si parla insistentemente di trafficanti d’organi e di tentativi di rapimenti di giovani donne. La voce può essere sintetizzata così:
Le reti di trafficanti d’organi attirano le loro vittime usando donne, che fermano per strada le vittime chiedendo loro di comprare latte in polvere, poi le portano in luoghi oscuri. (Topito, 22 ottobre 2022)
Tentato rapimento a Marsiglia
La voce sembra essersi diffusa in specie su TikTok e SnapChat, a partire dalla città di Marsiglia. L’11 ottobre "Nature", una ventunenne che solitamente su TikTok offre consigli di cosmesi e racconta le sue disavventure amorose, ha postato un video intitolato “Comment j’ai failli me faire enlever à Marseille” - Come ho fallito nel farmi rapire a Marsiglia.
In apertura, la scritta: “Se siete di Marsiglia, non scorrete avanti”.
Si passa quindi al racconto:
Per iniziare a raccontare, ero alla stazione Saint Charles a Marsiglia. C'era una donnina, credo rumena, con un passeggino e un bambino.
La sconosciuta aveva chiesto a “Nature” se poteva accompagnarla in farmacia e acquistare del latte per il figlio.
Dopo 15 minuti di cammino, […] arriviamo davanti ad un portone blindato, molto cupo, arrugginito e con dei graffiti. E lì, apre questa porta che dà su un lungo corridoio buio.
A quel punto la giovane si sarebbe impaurita e sarebbe scappata via. Commento:
Non si sa mai, magari era un’organizzazione, e c’erano degli altri lì nei paraggi per catturare le vittime.
Infine, la prova dei suoi sospetti: una volta tornata alla stazione, un “agente SNCF” (probabilmente un dipendente della società delle ferrovie) avrebbe confermato la sua tesi dell’esistenza di una “rete di sequestratori”.
Reazioni e dicerie
Il video ha raggiunto ben presto i due milioni di visualizzazioni e migliaia e migliaia di commenti. Tra questi, quelli di alcuni testimoni, i quali hanno raccontato di esser stati fermati anche loro a Marsiglia da una donna che gli aveva chiesto di acquistare del latte in polvere. Altri hanno proposto alla ragazza una spiegazione differente: quella mendicante faceva senza dubbio parte di una “rete rom” dedita al traffico d’organi.
A questo si sono aggiunti gli immancabili troll che hanno raccontato di un rapimento avvenuto “davanti ai loro occhi” alla stazione di Saint Charles, alimentando così ulteriormente la voce. La situazione, tuttavia, ha preso una piega davvero preoccupante quando alcuni utenti hanno cominciato a chiedere immagini della criminale e a organizzarsi per cercare di identificare i presunti trafficanti. Su Twitter, dove alcuni utenti hanno ripostato il video di TikTok, sono comparse anche fotografie di donne rom, alcune delle quali scattate alla stazione di Marsiglia; gli autori garantivano che ritraevano di sicuro la “donna di Saint Charles che rapisce le donne!”
Intervistata da Marsactu, la giovane ha spiegato di non voler rimuovere il video; ha aggiunto che l’episodio era avvenuto l’11 ottobre poco prima delle 14, che la sconosciuta era accompagnata da due bambini con cui non aveva scambiato alcuna parola, e che aveva seguito la donna per comprarle il latte (“Inizialmente, volevo solo dargli dei soldi. Non avendo spiccioli o bancomat, potevo pagare solo tramite telefono. Quindi ho dovuto seguirla”).
Tristan Mendès-France, professore associato all'Università di Parigi ed esperto di nuovi media, attribuisce la viralità della storia alla tipologia di video scelto da “Nature”:
Non è una professionista delle notizie, dice le cose come le sente senza artifici, in sottofondo mette musica inquietante. Il fatto che la sua testimonianza sia diretta, con il viso rivolto alla telecamera, onesta, implica per chi la guarda che quello che dice è probabilmente vero.
Il pericolo, oltre ad alimentare fake news, è
quello di accendere fantasie e sospetti su un'intera comunità. La cosa terribile è che nell'ecosistema dei social network l'emozione sovrasta l'aspetto fattuale. E si alimenta con l'indignazione e il terrore, che purtroppo hanno una spettacolare capacità virale sui social.
Da Marsiglia al resto della Francia
La diceria dei rapimenti “con la scusa del latte” è poi arrivata anche in altre città: Lione, Mulhouse, Rouen... Proprio da quest’ultima città è arrivato un secondo video in cui si parlava di un episodio simile a quello di Marsiglia, avvenuto in rue du Gros Horloge. Le autorità sono poi intervenute per smentire le nuove dicerie. La Direzione dipartimentale della pubblica sicurezza (DDSP) di Rouen, ad esempio, ha comunicato al sito di notizie 76actu che non esistevano denunce né evidenze di rapimenti.
Nei video successivi a quello dell’11 ottobre la protagonista dell’episodio di Marsiglia ha voluto controbattere all’accusa di alimentare l’odio nei confronti dei rom, aggiungendo che non avrebbe risposto a ulteriori domande sull’aspetto fisico della donna. perché prenderla "è responsabilità delle forze dell'ordine", ma di essere stata comunque contattata dalla polizia che le ha chiesto di presentare una denuncia:
Se fosse stato per me, non l'avrei fatto. Sono procedure che richiedono molto tempo e pensavo che nessuno mi avrebbe creduto. Ma tutti i feedback delle ragazze che hanno vissuto la stessa cosa e l'impatto del video mi hanno fatto capire che devo portare avanti questa cosa.
Nel dubbio, condivido? No, nel dubbio controlla
Cosa si può dire, in sostanza, di questa storia? Il video è diventato virale anche perché mette in guardia contro una paura abbastanza diffusa, che gli utenti si sentono in dovere di raccontare e ricondividere (“Penso che sarebbe puro egoismo non parlarne, vista la gravità della situazione”, commenta “Nature” nei suoi video). Ha prevalso, insomma, il vecchio principio secondo cui “nel dubbio, meglio condividere”.
In ciò, TikTok - spesso derubricato da alcuni commentatori a uno spazio in cui “si fanno i balletti” - funziona esattamente come gli altri social network: una piazza in cui gli iscritti raccontano la propria vita, esprimono le loro paure e mettono in guardia altri utenti contro potenziali pericoli. Questa consolidata funzione sociale, che va al di là del semplice intrattenimento, fa sì che le informazioni postate vengano prese sul serio anche al di fuori del social network.
Peccato che, come per altri awareness video (ad esempio quello dei codici sulla neve), non sempre i “rischi” siano reali. Nel calderone finisce di tutto, leggende metropolitane comprese. Un’inchiesta di NewsGuard, pubblicata a settembre 2022, ha messo in evidenza quanto sia ormai diffusa e pervasiva la disinformazione su TikTok: su 540 video presi in esame nell’indagine, circa un quinto (105) contenevano informazioni errate o fuorvianti.
All’origine della storia
Non è detto, comunque, che chi diffonde bufale sia in malafede - anzi, spesso è il contrario. Nel caso della storia dei rapimenti francesi, è possibile che la giovane autrice del video fosse davvero convinta di essere scampata a un rapimento.
La richiesta di acquisto di latte per un bambino da parte di una madre o di un padre in difficoltà è una vecchia tecnica usata per raggranellare qualche soldo. A volte, il mendicante chiede a un passante di essere accompagnato in farmacia per effettuare l’acquisto: per non perdere tempo, spesso l’interlocutore declina l’offerta e preferisce donare l’equivalente del prezzo in denaro. A volte, dopo l’acquisto il beneficiario dell’elemosina torna dal farmacista con il latte in polvere per rivendergli il prodotto. A volte, infine, la richiesta fa parte di uno schema più elaborato, che sconfina nella truffa. Nel 2018, ad esempio, un cronista del Corriere della Sera raccontava così un episodio accadutogli in prima persona:
Uno schema relativamente nuovo è quello del signore - magari vestito anche in modo dignitoso - che ti ferma mentre stai per entrare (o per uscire) da una farmacia. Ti avvicina, ti guarda fisso e ti mormora: [...] «Vede, ho perso il lavoro, anche mia moglie è disoccupata e abbiamo tre figli, di cui uno neonato. Non le chiedo soldi, ma se mi potesse comprare il latte in polvere qui in farmacia per il piccolo... le sarei davvero grato». Come puoi rifiutare il latte a un neonato? Entri in farmacia e preghi il dipendente in camice di dare del latte in polvere al signore. Il giovane farmacista lo conduce all’apposito scaffale. [...] Il signore bisognoso le scruta con attenzione poi scuote la testa: «Scusi, non ha la marca....?». Il farmacista imbarazzato replica: «No quella marca no, ce la chiedono in pochissimi. Ma anche questa va bene». Il signore fa no con il dito: «No, mio figlio ha bisogno di quella marca che le dicevo, il tipo speciale anti-rigurgito... gli altri li tollera male». E ora che si fa? Il padre bisognoso propone: «Senta, perché non cerchiamo insieme una farmacia che ha il latte in polvere che a me serve?». Chi, magari, si sta recando in quel momento al lavoro, e non ha a disposizione il tempo di fare un giro delle farmacie di zona, estrae un biglietto da 5 euro e lo porge al truffatore. Che però, mostrando indignazione, protesta: «Ma scusi, il latte in polvere che serve a me costa circa 40 euro...mi aveva promesso un aiuto per il bimbo...». A quel punto, esasperato, il cronista-truffato estrae una banconota più «pesante», prima di andarsene. Qualche giorno dopo, si rivedrà il truffatore davanti a un’altra farmacia.
È molto probabile, quindi, che la richiesta di acquisto di latte in polvere fosse rivolta al portafoglio della giovane, più che ai suoi organi. L’interpretazione malevola dell’episodio è stata sostenuta da un folklore sui presunti rapimenti già assai presente.
Qualcuno ricorderà, ad esempio, che nel 2019 la Francia era stata investita da false voci su rapimenti di donne e bambini per mezzo di fantomatici furgoni bianchi. Le dicerie, diffuse sui social, avevano generato disordini e attacchi contro accampamenti rom. Qualcosa di simile era accaduto nel 2008, quando tre presunti rapitori erano stati aggrediti dalla folla: l’epicentro della vicenda era stato - ancora una volta - Marsiglia.
Il 13 ottobre l’account Twitter della polizia del Dipartimento delle Bocche del Rodano è stato obbligato a emettere un breve comunicato per smentire tentativi di rapimento, stavolta davanti alle scuole di Marsiglia. Sui gruppi dei CIQ, le reti di sorveglianza del vicinato, aveva infatti cominciato a circolare la foto di un furgone bianco, utilizzato da presunti sequestratori (foto che, secondo la polizia, è vecchia di anni e ritorna ciclicamente).
Si aggiunga a questo quadro la concomitanza con l’agghiacciante uccisione della dodicenne Lola Daviet, avvenuta il 14 ottobre a Parigi (dunque, nei giorni immediatamente successivi al video di Marsiglia). Anche in quel caso i giornali avevano avanzato spiegazioni e ipotesi di movente legati al traffico d’organi (sembra che in realtà il brutale omicidio sia stato frutto di una vendetta).
Voci, pregiudizi, supposizioni: fattori che potrebbero aver contribuito a far sì che situazioni insolite, molto più innocue, venissero lette in modo decisamente più inquietante.
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