Articolo di Giuseppe Stilo
Il folklore contemporaneo - e anche quello che non lo è - sono come il maiale. Non si butta via nulla. Per questo per noi è importante occuparci di vie di comunicazioni correnti come le app di messaggeria, prima di tutto di WhatsApp e di Instagram.
Su quelle autostrade oggi circolano più che sui social di prima generazione come Facebook le leggende contemporanee e i discorsi collegati.
Oggi vi mostriamo un tipo di catena di sant'Antonio che sta facendo il giro di Whatsapp aggiungendo subito dopo due parole al riguardo. Ecco questa catena:
La domanda è: fa paura, come facevano le catene di sant'Antonio di una volta, quelle che arrivavano per posta cartacea, che minacciavano sconquassi se non recitavate preghiere e non le rispedivate in fretta (in buste col francobollo!) ad un certo numero di persone, di solito 9 o 13 ?
No, questa catena del luglio 2018 non fa paura a nessuno. E' quasi una barzelletta e non pretende che da lei dipenda il destino del mondo. Però vale la pena di dire due parole su una comunicazione a catena attuale come questa e sulle differenze rispetto alle catene di sant'Antonio tradizionali.
Per sua natura un messaggio così di solito arriva da mittenti conosciuti. Chi la invia è fra i nostri contatti, quindi un'idea di chi è di solito la abbiamo. Una volta, invece, le catene di norma giungevano in modo assolutamente anonimo, in busta chiusa.
E' un messaggio che non contiene una "preghiera" cristiana o di altre grandi religioni, ma un lungo racconto con sorpresa finale. La storia occupa quasi tutto il corpo del testo. Sembra non avere un contenuto religioso ma, a parte che il protagonista della quasi-barzelletta è Dio - un dio un po' gigione - quanto si narra è ben noto alle tradizioni religiose classiche: la sapienza della donna, che in certi punti dei racconti antichi (nella Bibbia la cosa vale per il libro dei Proverbi, ad esempio) assume quasi caratteristiche divine.
Niente preghiera, niente religiosità istituzionale ma un contenuto da spiritualità light: dopo l'apparizione dei primi tre soggetti (gli uomini tonti), per volontà di Dio (che fa un po' il mago operando la metamorfosi del terzo maschio) entra in scena il quarto personaggio, quello cui spetta chiudere la storiella: la donna.
Conclusione: la catena non minaccia un bel nulla se non la si continua, ma si rivolge (e anche le catene di una volta lo facevano) prima di tutto alle donne, però lusingandole, non minacciandole. Mandatela a una donna intelligente che vuol sorridere! Poi, per non restringere di default la circolazione ad una sola metà del cielo, acconsente - in seconda battuta - a inviarla a qualche maschio non del tutto idiota.
In un modo differente dal passato, pure questo elemento di attenzione per il pubblico femminile resta una traccia di ciò che è stato. Per quanto ne sappiamo, infatti, a inizio Novecento, quando nacquero, probabilmente erano le donne a scrivere e riscrivere e a rinviare le catena di sant'Antonio classiche.
Siamo nel 2018. Le catene tradizionali asserivano che per "avere una grazia" bisognava attendere nove giorni, o comunque tempi di questo genere. Ora tutto, invii con un click e arrivo di "qualcosa che ti renderà felice", avviene in novanta minuti - ed è curioso che si conservi l'idea del numero nove, che nelle catene di sant'Antonio c'era moltissime volte, sin dagli esordi.
Voi oggi quali catene di sant'Antonio ricevete e (magari) fate circolare?
Ditecelo a centro@leggendemetropolitane.eu o al nostro account Twitter: @Ceravolc
Immagine di apertura di Gerd Altmann da Pixabay
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