Articolo di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo
In una zona ristretta della Malaysia, da tre settimane si sta diffondendo una certa preoccupazione: molte persone temono che, in ore serali o notturne, qualcuno batta contro le porte di casa, a volte in maniera insistente e violenta, come per chiedere di entrare. Solo che, quando si prova a guardare fuori… non c’è nessuno. In mancanza di definizioni migliori, abbiamo chiamato questo fenomeno il panico da bussatori.
Più in dettaglio, le storie sono comparse dapprima in un’area rurale della penisola malesiana, poi si sono estese a zone urbane non distanti dalla metropoli, Kuala Lumpur, capitale del Paese.
Non sappiamo cosa ci sia all’origine - se gruppi di teppisti, scherzi che hanno per teatro i social media, la presa in carico di burle di paese da parte dei media tradizionali - oppure un po’ di tutto questo, magari sullo sfondo del folklore locale sui fantasmi e su vari tipi di revenants. Tuttavia, ancora una volta, eventi collettivi come questo colpiscono chi si interessa di leggende contemporanee e di voci.
Le prime testimonianze risalirebbero a mercoledì 18 novembre: sui social, compresi diversi gruppi Facebook locali, hanno riscosso grande successo alcuni post che raccontavano storie di colpi battuti contro porte e finestre in orari notturni. Teatro della scena sarebbero i villaggi di Kampung Batu, Kampung Tengah e Kampung Banting, nel distretto di Sabak Bernam. L’ipotesi più frequente per spiegarli era che potesse trattarsi di teppisti intenzionati a spaventare la gente. Venerdì 20 novembre il New Straits Times di Singapore riportava le prime interviste a uomini e donne che raccontavano in prima persona o per sentito dire dei colpi notturni. Circostanza notevole: i messaggi concitati che da 72 ore si stavano moltiplicando riguardavano un po’ tutte le comunità etniche della zona. Erano scambi in malaysiano, in cinese mandarino, in tamil… Dunque, una preoccupazione che probabilmente superava i confini dei vari gruppi che abitano quella zona.
Un membro del consiglio amministrativo dei villaggi interessati, oltre ad aver avvertito anche lui i colpi il 18 novembre, spiegava di aver avuto diverse notizie riguardanti gli episodi. Era stato istituito un servizio di pattugliamento dalle 22 alle 3, e il funzionario chiedeva di non aprire a nessuno, nel caso si sentisse bussare di notte, e di chiamare la polizia o il consiglio amministrativo. Qualcuno aveva sentito i colpi anche provenire addirittura da dentro casa.
Il 21 novembre il sito World of Buzz pubblicava il primo, inevitabile filmato su un caso di bussatori misteriosi: colpi secchi, ripetuti, intermittenti, la porta aperta di colpo da chi girava il video col telefono, e, dall’altra parte… nessuno!
Gli episodi si sono ripetuti nelle notti successive: la famiglia di un uomo uscito per una ronda aveva sentito agitarsi la grata posta a protezione della porta, per circa trenta secondi. Un’altra donna si era spaventata per forti colpi alla porta seguiti dal rumore di pezzi di legno scagliati contro una parete della casa… Naturalmente, tutto senza che mai si riuscisse a scorgere l’ombra di un responsabile. La natura sfuggente dei “disturbatori notturni” sembra aver dato adito a diverse interpretazioni in senso paranormale: una parte di testimoni, insomma, sembrava propensa a credere che si trattasse di fantasmi o altre entità sovrannaturali.
L’amministratore dell’area, un grande complesso residenziale, ha dichiarato di aver ricevuto tre segnalazioni di “colpi misteriosi” solo nella giornata del 24 novembre, ma altri tre casi c’erano già stati a partire dal 19. Dal surau (la moschea malaysiana) facevano sapere che sarebbe stata recitata una sura del Corano adeguata alle circostanze e che sarebbero state rivolte preghiere ad Allah.
A questo punto, tuttavia, la moda dei colpi notturni era dilagata. Il 23 novembre il capo della Polizia del distretto interessato ha tenuto una conferenza stampa dichiarando che in un solo villaggio erano già state raccolte 24 denunce di questo tipo (compresa quella del capovillaggio) e ha annunciato che, se colti sul fatto, i responsabili sarebbero stati incriminati secondo una legge del 1955 che punisce i reati minori. Tre giorni dopo, il 26, il Rojak Daily raccoglieva tre video diffusi da utenti social che mostravano porte e finestre dietro le quali si poteva sentire bussare in modo più o meno distinto - ma in rete di esempi del genere se ne possono trovare molti di più. Uno di quelli del Rojak Daily pretendeva di mostrare una “sagoma” indistinta davanti a una casa colpita dai disturbatori.
Poi, con l’infittirsi delle azioni notturne e con l’ansia in crescita, a fine mese sono arrivate anche le prime reazioni “scettiche”. Il 30 novembre The Star ha segnalato che gli abitanti di almeno due dei quattro villaggi più interessati dai bussatori si erano stufati di esser tacciati di vivere in zone “paranormali”. Il sito Kosmo! aveva spiegato che il veicolo fondamentale di circolazione delle storie erano brevi video. Più di un residente spiegava che ne avevano abbastanza, che ormai erano tre notti che non avevano seccature e che speravano che il pubblico la facesse finita con quelle storie sensazionalistiche, magari smettendo di condividerle su Facebook. Il timore era che, dando ascolto alle voci, la gente cominciasse a evitare i villaggi in questione, danneggiando così attività e negozi. Un altro abitante temeva che veri malfattori potessero approfittare delle dicerie per entrare in qualche abitazione.
Un altro funzionario amministrativo del distretto annunciava che avrebbe denunciato alla Polizia chiunque condividesse ancora video di “bussatori misteriosi” sui social. Storie su una “donna fantasma succhiasangue” erano circolate il mese precedente in quella stessa provincia malaysiana, Selangor.
Ai primi di dicembre, mentre le segnalazioni dalla zona del Sabak Bernam diminuivano fino a scomparire, i casi si spostavano in un altro distretto vicino, quello di Klang (e in particolare nella città di South Klang). La stampa locale in lingua malese negli ultimi giorni ha mostrato un interesse crescente per la storia, soprattutto da quando le azioni si sono estese dalle zone rurali a quelle urbane e densamente popolate. Le fonti usano sovente registri fortemente emozionali: i colpi che si odono a South Klang “sono diventati molto più forti” di quelli dei casi iniziali e in molti, quando li sentono, recitano versetti del Corano leggendolo dai loro telefoni, ma senza uscire fuori per cercare di scoprire la causa dei rumori.
Fatto non irrilevante: nel Salak Bernam almeno una parte delle persone ha attribuito i gesti ai pocong, fantasmi della cultura malaysiana e indonesiana, ossia morti rimasti sulla terra perché intrappolati nel sudario i cui legacci non sono stati sciolti (il riferimento è al lenzuolo entro cui, per la tradizione islamica, si avvolgono i defunti portati alla sepoltura), oppure per il bisogno di vendicarsi di una morte violenta.
Non siamo qualificati per fare considerazioni sul contesto antropologico e sociologico in cui si sta manifestando il panico da bussatori. Il sud-est asiatico ha una tradizione ricca di personaggi “paranormali” e leggende (ricordiamo, ad esempio, le apparizioni dell’Orang minyak, che interessano il Paese a fasi alterne ormai da molti decenni): sarebbe interessantissimo sapere a quale immaginario faccia riferimento chi ha interpretato quei colpi in senso paranormale. Nel caso del panico da bussatori, si direbbe che l’ondata di segnalazioni sia ancora in corso, dunque è troppo presto per le valutazioni - non ultimo per chi, come noi, dispone di limitati strumenti di valutazione.
Delle leggende metropolitane e delle voci, tuttavia, anche i bussatori hanno molto: si manifestano con un’ondata intensa, le azioni degli sconosciuti sono soggette a fenomeni di emulazione e, almeno in apparenza, prive di qualsiasi funzione concreta, i social svolgono un ruolo centrale nella diffusione dei video e delle testimonianze. Ma, soprattutto, al centro di tutto c’è il tema fondamentale della minaccia all’intimità domestica da parte di entità ambigue e inafferrabili (bande criminali? Fantasmi? Entità sovrannaturali?). A tutto ciò, come in altre occasioni, le autorità reagiscono minacciando di punire con severità i responsabili, mentre la fede religiosa svolge un compito ansiolitico e apotropaico.
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