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I Kiss, Gene Simmons e la sua lingua di mucca




Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


Negli anni ‘70 i Kiss normalizzarono l’heavy metal come genere e arrivarono al successo, grazie anche a un uso provocatorio dei costumi di scena e del trucco facciale. Che una band come questa desse vita a leggende “nere” era quasi inevitabile.


Una band nazi-satanica?


Formatisi nel 1973, giunti al successo nel ‘75, nelle loro performance ostentavano un look “satanico” e ogni singolo, immaginabile cliché dell’anticonformismo da spettacolo. Oggi, come molto altro, atteggiamenti e vestiti possono sembrare ingenui, o al massimo un’antologia del trash, ma negli anni ‘70 suscitarono scalpore.


Basti pensare al nome stesso del gruppo, considerato da innumerevoli pubblicazioni del fondamentalismo cristiano americano come una sigla, K.I.S.S., letto come Knights in Satan’s Service, “Cavalieri al servizio di Satana”. Uno spauracchio che, come spesso avviene nella cultura musicale, per i fan del gruppo - in media allora assai giovani - diventò un ulteriore elemento di fascino e di “trasgressione”. Nel 2014 proprio così è stata intitolata una raccolta di cover del gruppo.


Il logo della band, poi, ammiccava all’estetica nazista: le due “S” finali erano disegnate in modo da ricordare due rune sig, quelle impiegate nel loro simbolo dalle SS hitleriane. L’idea che in qualche modo i Kiss avessero simpatie neonaziste è priva di qualsiasi fondamento. Non solo il leader del gruppo, il bassista Gene Simmons è un ebreo di nascita israeliana (ed è ebreo un altro dei quattro membri storici della band, Paul Stanley), ma lo stesso nome, come Simmons ha spiegato più volte, nacque in modo banale, e il logo fu disegnato in pochi minuti - con l’ovvio intento di scandalizzare il pubblico “medio”. Ma niente di più.


Questa scelta estetica dozzinale non restò comunque priva di conseguenze: già dal primo grande tour di successo internazionale, quello del 1976, il gruppo fu costretto, in vista dei concerti tenuti in Germania, a modificare un po’ il logo per non contravvenire alle leggi tedesche, che vietano in modo rigoroso l’ostentazione pubblica di simboli del Terzo Reich.


Lingua di mucca?!


La leggenda più oltraggiosa sui Kiss, però, è un’altra. Si tratta di quella che riguarda il frontman, Gene Simmons, ottimo bassista e personaggio carismatico, passato alla storia dello spettacolo anche per un altro motivo: la lunghezza della sua lingua. Sul suo conto sono fiorite diverse leggende, come riportato in questa testimonianza da Snopes:


[cit]Quando ero alle elementari, a metà degli anni '70, i ragazzi più cool sul retro dello scuolabus ascoltavano i Kiss. Erano bulletti di dieci anni in T-shirt nere decorate con il logo dei Kiss, che passavano gran parte del viaggio verso casa a discutere se Gene Simmons avesse davvero una lingua di mucca innestata sulla sua lingua.[fine cit]


Già. La lunghezza della lingua di Simmons poteva sembrare quasi innaturale, e lui d’altra parte non faceva altro che sottolineare quella sua caratteristica - facendosi ritrarre in pose che la evidenziavano ancor di più. Ovviamente, si tratta di una leggenda: pur essendo effettivamente sovra-dimensionata, rientra comunque nel range della variabilità umana, e non è nulla se paragonata a una vera lingua bovina.


Altre varianti della diceria chiamano in causa una misteriosa operazione chirurgica fatta per rendere ancor più lungo e mobile l’organo, oppure la resezione del frenulo posto sotto la lingua. Gene Simmons, da parte sua, ha sempre smentito: nella sua autobiografia afferma che si tratta di una dote naturale, scoperta negli anni della sua adolescenza:


[cit]Ero ignaro, per i primi tredici anni della mia vita, di essere dotato di una grande appendice orale, la mia lingua super-lunga. Era davvero più lunga di quella di tutti gli altri, e presto avrei scoperto che avere una lingua lunga era utile con le ragazze.[fine cit]


Forse anche sulla scorta di questa leggenda, nel 2017 è stato individuato un sosia di Gene Simmons… in un vitello. L’animale - battezzato Little Genie - era nato in un ranch del Texas e aveva una pezzatura che ricordava molto il trucco dei Kiss. Immancabile, come immaginerete, la foto del vitellino con la lingua a penzoloni.


Dai Kiss a Marilyn Manson


Senza l’influenza dei Kiss, per stessa ammissione dell’interessato, forse non avremmo avuto la musica e l’estetica di Marilyn Manson, assai più radicale e moderna di quella dei suoi ispiratori dei decenni precedenti. Al contrario dei Kiss, però, Manson ha ostentato davvero in alcuni periodi un satanismo più o meno letterario o di facciata. Nel 1996, non molto tempo prima di morire, Anton LaVey, lo storico fondatore della Church of Satan degli Stati Uniti, gli fece omaggio in maniera unilaterale della tessera di membro della chiesa e lo nominò reverendo dell’organizzazione religiosa.


E, forse anche per tutto questo, pure Marilyn Manson non ha potuto sottrarsi alla nascita di leggende metropolitane sul suo corpo e sulla sua sessualità, proprio come Gene Simmons: ad esempio, quella secondo la quale si sarebbe fatto rimuovere tre costole per praticarsi da solo la fellatio.


In entrambi i casi, e come per altri personaggi celebri - basti pensare a Gabriele D’Annunzio e alla sua “costola mancante, o per restare alla scena americana, a un altro dannato degli anni ‘70 come Alice Cooper - si tratta di leggende sul corpo degli artisti, espressione plastica del genio e della dannazione, del vertice della performance e della deviazione da una presunta sessualità normale, serena e priva di ombre.


Immagine in evidenza: Gene Simmons nel 1977- Immagine in pubblico dominio, da Wikimedia


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