Il miracolo del Suffolk
- Sofia Lincos
- 17 lug 2024
- Tempo di lettura: 5 min

Articolo di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo
C’è una storia di fantasmi che risuona da secoli tra le ballate inglesi, passata poi al folklore dell’Irlanda e degli Stati Uniti. È la storia del “miracolo del Suffolk”, una ghost story su un giovane che, da morto, si manifesta alla sua amata. Oggi vi parliamo di questa antica canzone, che ha molto in comune con la ben nota leggenda dell’autostoppista fantasma.
La storia
The Suffolk Miracle è nota anche come The Holland Handkerchief (“Il fazzoletto d’Olanda”) o The Lover's Ghost (“Il fantasma dell’amante”); divenne popolare alla fine del Diciassettesimo secolo, quando cominciò a circolare sotto forma di fogli volanti, stampati in gran numero di copie da diversi editori di Londra (si tratta delle cosiddette broadside ballads, popolarissime nel Quindicesimo secolo). Un esempio di questi fogli venduti nelle piazze e nelle fiere inglesi è disponibile qui: è stato digitalizzato dalle Bodleian Libraries (Università di Oxford), e risale a un periodo tra il 1678 e il 1680.
Nel 1723, una trascrizione della canzone fu inclusa nella raccolta A Collection of Old Ballads (pag 266), compilata da Ambrose Phillips, con il titolo:
Il miracolo del Suffolk: ovvero, Racconto di un giovane uomo, che un mese dopo la sua morte apparve alla sua amata, e la trasportò a cavallo per 40 miglia in due ore, e non fu più visto se non nella tomba.
La ballata racconta di una giovane donna ricca di famiglia che si innamora di un uomo di condizione inferiore rispetto alla sua; il padre, per impedire la relazione, manda via la figlia in un luogo lontano. Il giovane muore di crepacuore, ma il suo fantasma appare all’amata, senza che questa si accorga di avere a che fare con uno spirito. Lui le dice che è stato proprio il padre a mandarlo lì e che la vuole a casa. Durante il tragitto, il fantasma si lamenta per un mal di testa, e lei gli lega il suo fazzoletto in tela d’Olanda al capo (cioè, di una qualità di lino particolarmente pregiata). Quando i due arrivano alla porta del padre della ragazza, il fantasma si assenta per portare il cavallo nella stalla, e la giovane va a salutare il genitore, ormai convinta che questo abbia cambiato idea e che approvi la loro relazione. A questo punto è svelata la realtà: l’amato è morto, e la ragazza ha cavalcato con un fantasma. Aperta la tomba del defunto, si scopre che il cadavere porta ancora, legato alla testa, il fazzoletto della ragazza…
I particolari che rimandano alla leggenda dell’autostoppista fantasma sono diversi:
L’apparizione del fantasma, la cui natura viene rivelata solo alla fine del racconto: fino al disvelamento, la giovane è convinta di avere a che fare con una persona viva;
Il tema del viaggio inconsapevole della protagonista al fianco del morto;
La verità svelata da una persona “esterna” (qui, il padre della ragazza; altrove, il padre o la madre dell’autostoppista fantasma);
L’elemento di “veridicità”, che dovrebbe confermare il fatto che non si è trattato di un’allucinazione: nelle storie più moderne, questo ruolo è svolto dalla giacca del protagonista, lasciata all’autostoppista fantasma e ritrovata sulla sua tomba; nel Miracolo del Suffolk, a svolgere questa funzione è il fazzoletto ritrovato legato alla testa del cadavere.
La fortuna della ballata
Per folkloristi come Kariophilis Mitsakis, il Miracolo del Suffolk si sarebbe sviluppato a partire da analoghe composizioni diffuse in area balcanica, incentrate sul tema del ritorno dei defunti. Esempio ne è la canzone greca Il fratello morto, in cui un giovane ucciso da una pestilenza torna in vita per breve tempo per adempiere a un giuramento e riportare alla madre la sorella, andata in sposa a Costantinopoli. Qui, però, non compaiono ancora elementi come il fazzoletto, che renderanno la storia più simile a quelle moderne dell’autostoppista fantasma.
A partire dall’Inghilterra il Miracolo del Suffolk si diffuse in altri paesi, soprattutto di area anglofona. È catalogata come Child ballad 272 e Roud Folk Song Index 246 (quest’ultimo registra 23 versioni dagli Stati Uniti, 9 dall'Irlanda, 4 dal Canada e 3 dall'Inghilterra). In alcune versioni, è la ragazza stessa a compiere un incantesimo per richiamare a sé l’amato; in altre, la ragazza muore di crepacuore quando scopre la sorte dell’amato. Il fazzoletto verrà trovato aprendo la tomba del fidanzato, per seppellirli insieme (quest’ultima variante è quella che compare in Littérature orale de la Haute-Bretagne, pubblicata nel 1879 come Les deux Fiancés da Paul Sébillot).
La ballata fu rielaborata nel 1773 dal poeta tedesco Gottfried August Bürger (1747-1794), esponente dello Sturm und Drang, il movimento letterario che cercava già negli anni di Goethe di produrre una poesia proto-romantica, che fosse espressione dell'anima nazionale popolare tedesca. Nella sua versione, Leonore, scompaiono gli elementi più folkloristici, ma permangono quelli d’intonazione più strettamente gotica. Qui, Lenore è una giovane tedesca che, al termine della Guerra dei Sette anni (1756-1763), non vede più tornare il suo fidanzato, partito soldato. Si lascia quindi andare a espressioni d’ira contro Dio, rimproverata dalla madre:
“Aiuto, Dio! Perdona il peccato! Prega, su! Dì un padrenostro, bambina! Quel che Dio fa è sempre ben fatto. Dio, non volere la nostra rovina!”
Quella notte, l’amato ricompare su un cavallo nero, vestito con l’armatura, e le promette che se andrà via con lui all’alba si sposeranno. I due galoppano insieme fino a un cimitero, dove appaiono i morti usciti dalle tombe e dove anche il soldato si trasforma in uno scheletro.
Teschio, senza codino o ciuffo o cresta, nudo teschio diviene la sua testa, e scheletro il suo corpo maledetto, scheletro con clessidra e con falcetto.
La ballata si conclude con Leonore che muore di terrore.
Nella versione letteraria, dunque, mancano gli elementi più simili alla leggenda dell’autostoppista fantasma. Il disvelamento della natura dell’amato avviene senza intermediari, una volta arrivati al cimitero, né compaiono fazzoletti o altri elementi di veridicità. Il fantasma è più simile a un demonio che porta la donna alla perdizione, dopo che questa ha imprecato contro Dio.
Il poema di Burger ha influenzato autori illustri come Walter Scott, Edgar Allan Poe e Heinrich Heine (persino Freud ne azzardò un’analisi), mentre in campo artistico è stato rappresentato da diversi artisti: fra tutti, l’illustrazione di Leonore fatta da William Blake per la traduzione inglese del poema e quella di Johann Schubert, così come i dipinti Les morts vont vite di Ary Scheffer, La ballade de Leonore di Horace Vernet e La ballade di Gustave Moreau.
Il Miracolo del Suffolk è ancora raccontato come storia popolare: compare, come Cold as Clay (“Freddo come l’argilla”), anche in Scary Stories to Tell in the Dark (1981), dello scrittore Alvin Schwartz.
Il testo
Qui di seguito, ecco testo e traduzione del Miracolo del Suffolk. Per chi volesse ascoltarne delle versioni in musica, possiamo consigliare questa, questa, questa o questa.
Trascrizione da qui, traduzione di Sofia Lincos. Immagine della Bodleian Library, University of Oxford, rilasciata in licenza Creative Commons A-NC-SA 3.0 Unported





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