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L'avaro rinchiuso: una leggenda tra stampa e tradizione orale

Immagine del redattore: RedazioneRedazione



articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


Lo storico britannico Simon Young è, ad oggi, uno dei più interessanti studiosi di leggende contemporanee e della loro evoluzione attraverso i secoli. Docente presso l’UCEAP di Firenze, è autore del bellissimo volume The Nail in the Skull and other Victorian Urban Legends (2022), studio di voci e false notizie in circolazione durante l’Età vittoriana. Young è particolarmente interessato a quelle narrazioni che, diventate popolari in un certo periodo storico, sono poi scomparse dal nostro immaginario, magari a causa delle mutate condizioni sociali. 


È proprio a questo filone che può essere ricondotto il suo ultimo lavoro, uscito a luglio 2024 su Contemporary Legend, la rivista dell’International Society for Contemporary Legend Research (ISCLR), e intitolato Locked In! Misers, Secret Rooms and Print Folklore. Nelle sue pagine, Young prende in esame una leggenda che ha denominato, appunto, Locked In (“Chiuso dentro”), vicenda esemplare di un avaro che rimane chiuso nella sua stanza del tesoro. Questa storia, popolare in Europa tra il XVIII e il XIX secolo, offre un interessante scorcio sul ruolo della stampa nella trasmissione del folklore in epoca già moderna, ma, ovviamente, pre-digitale.


Una storia esemplare: l'avidità punita


Nella sua forma più comune, la leggenda narra di un avaro che, per proteggere il tesoro accumulato negli anni, decide di nasconderlo in una stanza segreta, ricavata nella sua abitazione, di solito in uno scantinato. Questa stanza è spesso dotata di una porta con serratura a scatto, e l’uomo ha l’abitudine di recarvisi per contare o per ammirare le sue ricchezze. Un giorno, però, la porta si chiude accidentalmente alle sue spalle, trasformandola in una prigione. Le urla di aiuto risultano vane, e la famiglia, ignara dell'esistenza della stanza segreta, non riesce a trovarlo. L'avaro, circondato dal suo amato oro, muore di stenti. Solo anni dopo, la macabra scoperta: il suo scheletro viene ritrovato accanto al tesoro, svelando la tragica fine.


Si tratta, con ogni evidenza, di un cautionary tale: l’uomo viene punito per la sua avarizia, e il suo castigo ha per teatro proprio nella stanza del tesoro. Le amate ricchezze, nonostante l’importanza a loro attribuita dall’uomo, si rivelano inutili. Il denaro non può comprargli la libertà, né la salvezza.


Nonostante la struttura narrativa semplice e lineare, la leggenda presenta varianti che contribuiscono ad arricchire la storia. La stanza segreta, nelle diverse versioni, può trasformarsi in una botola, in una grotta sotterranea o in uno scantinato. Certi casi si soffermano sui dettagli macabri della morte dell'avaro, descrivendo come l'uomo, in preda alla disperazione e alla fame, si riduca a divorare la candela che gli forniva una pallida luce, o addirittura a mangiare parti del suo stesso corpo. Altre versioni ancora, invece di iniziare la narrazione dal momento in cui l'avaro rimane intrappolato, partono dalla scoperta del corpo, ricostruendo gli eventi a posteriori.


L'avaro, quasi un archetipo


Per Young, la leggenda dell’avaro rinchiuso fa parte di una lunga tradizione di storie simili, in cui la figura dell’uomo tirchio ed egoista (“ansioso nell'accumulare, timoroso nel conservare, affranto nello spendere”, secondo una definizione del Diciassettesimo secolo) viene utilizzata per divertire e al contempo per ammonire il pubblico. Lo studioso le suddivide in tre categorie principali:


  • Storie sulla taccagneria: questi racconti, generalmente di natura comica, mettono in ridicolo l'estrema avarizia del protagonista. C’è, per esempio, la storia dell’uomo che si getta in un burrone per recuperare quell’unico chicco di grano scivolato nel baratro; oppure, quella dell’avaro che, sognando di spendere dei soldi, si strangola nel sonno. O, ancora, quella dell’aspirante suicida che rinuncia ai suoi propositi pur di non spendere i soldi per la corda.

  • Storie sull'anima dell'avaro: si tratta di racconti popolari che esplorano il destino spirituale dell'avaro dopo la morte, presentando la sua avidità come un peccato punito nell'aldilà. Esistono, per esempio, diverse fiabe in cui l’anima di un avaro viene contesa tra Dio e il diavolo.

  • Storie sul tesoro dell'avaro: queste storie si concentrano sul tesoro accumulato dall'avaro, fonte di instabilità sia per lui che per la comunità. L'avaro è tormentato dal desiderio di custodire il tesoro, e, al contempo, da quello di ammirarlo costantemente, mentre la comunità di solito è spinta all'invidia e al desiderio di impossessarsene, sino al crimine. Una storia interessante, in questa categoria, è quella dell’avaro cui viene rubato il tesoro; all’uomo, disperato, viene consigliato di far finta che il tesoro sia ancora lì: a tutti gli effetti, per lui non sarebbe cambiato nulla. 


I parenti più stretti della nostra leggenda rimangono però i racconti in cui la punizione avviene per mezzo del tesoro stesso o delle azioni messe in atto dall’uomo per conservarlo. Esiste, per esempio, una storia medievale in cui un avaro muore cadendo nella buca che sta scavando per il tesoro; una versione più moderna racconta invece di un taccagno che scivola in una cassa usata per nascondere le ricchezze, che si chiude alle sue spalle. Una trama che sembra affine alla leggenda vittoriana della sposa sparita.


Per quanto poco studiata, la leggenda dell’avaro rinchiuso si inserisce a perfezione in questo filone narrativo, dipingendo l'avarizia come un vizio che conduce alla rovina non solo materiale ma anche spirituale. Accecato dalla sua ossessione per il denaro, l’avaro finisce per esserne distrutto.


La diffusione attraverso la stampa: il caso Foscue


Nel suo lavoro, Young prende in esame anche un altro aspetto della leggenda: la sua diffusione attraverso i libri e la stampa – un dato che mette in evidenza il ruolo dello scritto nella trasmissione del folklore, anche in un'epoca in cui la comunicazione orale era ancora fondamentale. In questo senso, la versione più popolare dell’avaro rinchiuso è senza dubbio quella che ha per protagonista il signor Foscue, un esattore delle tasse francese vissuto nel XVIII secolo. Non esiste alcuna traccia storica della sua esistenza storica, ed è probabile che si trattasse di un nome inventato per conferire credibilità al racconto.


La storia di Foscue apparve per la prima volta su un giornale britannico nel 1762 e conobbe un successo immediato, ristampato su giornali e riviste di tutto il mondo anglofono. La sua diffusione, tuttavia, non si limitò ai media effimeri per eccellenza. Fu infatti ripresa e adattata da diversi scrittori, che la inclusero in raccolte di curiosità, manuali di educazione, guide alla pietà cristiana e persino in opere narrative. La sua fama varcò i confini nazionali, finendo tradotta  in diverse lingue, tra cui il francese, l'italiano e lo spagnolo. 

Questa la versione più antica del racconto, per quanto ricostruito da Young:


Un esempio straordinario di avarizia è stato scoperto nella persona del sig. Foscue, un fermier général [esattore delle tasse] della Linguadoca, che aveva accumulato grandi ricchezze opprimendo i poveri, e il quale, nonostante gli fosse stato ordinato dal governo di raccogliere una somma considerevole, si scusò affermando di essere povero; ma temendo qualche delazione contraria, decise di nascondere il suo tesoro in un anfratto della cantina, che fece costruire a quello scopo grande e profondo, con una porta e una serratura a scatto in grado di chiudersi. In seguito, monsieur Foscue sparì e fu diligentemente cercato, ma invano; la sua casa fu quindi venduta e l'acquirente, facendo certi lavori, scoprì una porta nella cantina. Aprendola, trovò monsieur per terra, con un candeliere accanto a lui, ma senza candela; si suppose che l’avesse mangiata; e dopo ulteriori ricerche, si trovò il suo tesoro, in mezzo al quale era morto miseramente dopo aver mangiato la carne delle sue stesse spalle (The Gentleman's and London Magazine, 1762).

Per Young, la storia di Foscue, nel corso della sua "carriera” ha subito diverse trasformazioni, adattandosi ai contesti e ai pubblici a cui si rivolgeva. Ad esempio, le versioni pubblicate su periodici religiosi tendevano a enfatizzare l'aspetto morale della storia, presentando la morte di Foscue come una punizione divina per l’avidità. Nei testi per l’istruzione dei giovani, invece, la storia serviva come spunto per esercizi di scrittura o di traduzione, e così via.


Origini e declino di una leggenda


Nonostante la versione di Foscue sia la più conosciuta, le origini dell’avaro rinchiuso rimangono incerte. Secondo Young, la leggenda potrebbe essere nata tra la Francia sud-orientale e l'Italia nord-occidentale, dove sono documentate alcune versioni della storia, spesso collegate a famiglie e comunità specifiche. Almeno un paio sono ambientate a Genova, e in uno di questi casi, l’avaro viene identificato con il nonno dell’aristocratico Raffaele de Ferrari). Tuttavia, data la complessiva scarsità di fonti, è difficile dire con certezza dove e quando la leggenda sia nata sul serio.


Diventata popolare tra il XVIII e il XIX secolo, la leggenda sembra aver perso appeal nel XX secolo, scomparendo dall’immaginario collettivo e, per questo, non figurando mancando nelle prime raccolte di leggende metropolitane successive alla Seconda guerra mondiale. Il declino e la sostanziale morte della storia potrebbe essere dipesa da diversi fattori. La figura dell'avaro ha subito una trasformazione nella letteratura già dal XIX secolo: da personaggio spregevole e avido, si è trasformata in una figura più sfaccettata, capace di redenzione. Basti pensare allo Scrooge di Dickens o al Silas Marner di George Eliot – una complessità che mal si adatta alla forma della nostra leggenda.


Sul piano sociale, lo sviluppo del sistema bancario moderno e la diffusione di metodi di risparmio più sicuri e accessibili hanno reso l'atto dell’accumulo di denaro in casa un'abitudine rischiosa e recessiva. La figura dell'arpagone che nasconde l’oro in una stanza segreta perse di realismo e di impatto sul pubblico, risultando anacronistica, se non nelle forme dello Scrooge della cultura pop, come il Paperone disneyano. Nel XX secolo, la leggenda dell'avaro rinchiuso era ormai scomparsa.


Rimane, per Young, un esempio emblematico di come un storia popolare, pur nella sua semplicità, sia stata in grado di riflettere paure, valori e cambiamenti sociali, diffondendosi e trasformandosi a lungo, nel corso degli anni.


Immagine in evidenza: da Pixabay, by deeznutz1


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2 comentários


Melissa Prinz
Melissa Prinz
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