Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo
Per un brevissimo periodo (meno di 48 ore) un “felino misterioso” che, a quanto si diceva, vagava intorno a una delle maggiori capitali europee, è stato al centro dell’attenzione dei media internazionali.
È quello che è capito nell’ultima decade di luglio 2023 a Berlino. Siamo abituati anche in Italia, almeno dalla seconda metà degli anni ‘70 del secolo scorso, a una presenza sempre più massiccia di pantere e altri animali “fantasma”, e, fatte le dovute proporzioni, questo vale per molte altre parti d’Occidente - anzi, per diversi paesi, da più tempo che in Italia.
Eppure, nonostante la brevità, il caso è interessante, per chi si interessa alle dinamiche di queste storie. Ora spiegheremo il perché, seguendo la linea cronologica dell’evento, come è stata ricostruita per tutta la sua durata dall’emittente berlinese RBB24.
Un video confuso, e la Polizia s’incazza!
Siamo intorno alla mezzanotte tra mercoledì 19 e giovedì 20 luglio 2023. Il coordinamento della Polizia della zona sud di Berlino riceve un messaggio inatteso: due uomini raccontano, concitati, di aver visto poco prima uno stranissimo animale in un cespuglio a Kleinmachnow, cittadina di 22.000 abitanti a sud-ovest di Berlino, non lontano dalle sponde meridionali del fiume Havel.
I due raccontano di aver visto un grosso animale correre dietro a un altro. Secondo loro quello inseguito è un cinghiale, ma l’inseguitore dev’essere invece un felino - addirittura una leonessa. Uno dei testimoni riesce a riprendere per alcuni secondi con il suo cellulare l’animale misterioso.
Alcuni funzionari di polizia lo visionano - la stampa berlinese li definirà degli “esperti” - e quelli confermano che probabilmente si tratta davvero di una leonessa.
A quanto pare, la Polizia considera subito probante la testimonianza e la ripresa, perché nelle primissime ore del 20 luglio viene deciso di muovere uno schieramento imponente per cercare di individuare e catturare la “bestia”.
Mobilitazione di massa
Al mattino del 20 luglio, elicotteri dotati di termocamere decollano e setacciano dall’alto boscaglie e parchi dell’area compresa fra Teltow, Stahnsdorf e Kleinmachnow. Il portavoce della Polizia, Daniel Keip, assume il compito di collegamento fra l’opinione pubblica e le autorità, e la stampa locale prende istantaneamente a dare enfasi estrema alla caccia alla leonessa. Non si sa però da dove possa arrivare: né dallo zoo, né dai circhi mancano animali – e di sicuro le leonesse non sono una specie numerosa, nelle varie istituzioni zoologiche di quella parte della Germania.
Le misure prese sono drastiche: in una vasta area, attraverso sms, alla popolazione viene richiesto di non uscire di casa se non strettamente necessario e di proteggere animali da cortile e d’affezione. Auto delle forze dell’ordine compiono giri nella zona avvisando della presenza di un grosso animale predatore. Intanto, però, si accerta che nel luogo dell’avvistamento, quello in cui è stato realizzato il video della “leonessa”, non ci sono tracce di rilievo.
A fine mattinata di giovedì 20 luglio il sindaco di Kleinmachnow, Michael Grubert, convoca un’affollatissima conferenza stampa: malgrado ricerche su vasta scala, nessuna traccia della leonessa è stata trovata, ma si stanno usando diversi droni con videocamere e termocamere.
Grubert non è bravo – e, certo, in modo involontario – non fa altro che accrescere timori e aspettative. Meno male che gli asili sono chiusi e i bimbi sono a casa, sostiene, altrimenti, la gestione della situazione sarebbe stata ancora più difficile.
Del resto, tutti sembrano ritenere che la leonessa ci sia davvero. Un veterinario del WWF, Max Hokan, racconta all’agenzia di stampa Dpa che la leonessa potrebbe addirittura essere pericolosa, al momento della cattura, perché con un animale di quella specie e di quelle proporzioni gli anestetici non funzionerebbero subito. Teme che possa essere necessario abbatterla.
Si arriva così al pomeriggio di giovedì 20. Alla prima segnalazione se ne aggiungono altre in altre zone, e fra queste quella di due vigili del fuoco; le ricerche vengono estese anche agli altri luoghi di avvistamento, ma senza il minimo risultato. Nemmeno tracce sospette. Alla sera, la polizia decide di non ripetere l’operazione di setaccio intrapresa la notte precedente. Nel corso della giornata sono stati impegnati nelle ricerche 220 poliziotti, per un monte-ore complessivo davvero stupefacente. La leonessa globale
Senza un motivo apparente, nel giro di poche ore, la caccia all’animale che si aggirava alla periferia della capitale tedesca ha acquistato rilevanza internazionale. Per un paio di giorni, la leonessa di Berlino è diventata una star di cui occuparsi sulle homepage dei maggiori organi d’informazione d’occidente.
Ecco l’agenzia di stampa Reuters, la CNN, e, per l’Italia, gli esempi de La Repubblica e La7.
La sicurezza con la quale la notizia era data per certa era tale che - lo confessiamo - per un attimo anche noi ci siamo posti seriamente l’interrogativo: che sia questa la volta una buona in cui un felino misterioso finirà per essere documentato con certezza e, magari, catturato ed esibito davanti alla telecamere di mezzo mondo?
I dubbi, la fine
E invece, così com’era esplosa, nel giro di poche ore la storia dell’inesistente leonessa berlinese si è sgretolata.
Nel pomeriggio di giovedì 20, poche ore dopo che la storia del felino misterioso aveva conquistato le posizioni più in vista sui siti di notizie di mezza Europa, gli zoologi che animano il blog Tetzoo.com avevano analizzato alcune immagini tratte dal video che aveva innescato l’allarme, quello fatto proprio dalla polizia berlinese, e ne avevano concluso che, con ogni evidenza, l’animale ripreso non era un felino, e men che mai una leonessa, ma, un comunissimo cinghiale, visto e filmato brevemente in condizioni di scarsa visibilità.
Poche ore dopo il professor Achim Gruber, veterinario dell’Università di Berlino e docente di patologia animale, pur esitando, esprimeva anch’egli dubbi che l’animale ripreso potesse essere un felino. La mancanza di tracce, e il fatto che i cani segugi non avessero rilevato niente, per lui era significativo: difficilmente una bestia di quel genere sarebbe sfuggita alle ricerche.
Nella zona di Zehlendorf si erano sentiti dei ruggiti, che però, a un controllo, si erano rivelati uno scherzo giocato da alcuni giovani, fatto con l’uso di casse bluetooth. Malgrado la polizia mantenesse l’allarme, la tensione stava rapidamente calando, e la gente era tornata nei giardini e a organizzare barbecue nelle radure.
Al mattino presto di venerdì 21, la Polizia aveva annunciato che le ricerche stavano per essere riprese, ma l’enfasi era sempre minore. Avevano preso a circolare anche altre voci tipiche delle ondate di avvistamenti di felini misteriosi: fra queste, quelle secondo le quali la leonessa era scappata ai membri di uno gruppi criminali più famosi in Germania, il clan Remmo, formato da individui di origine araba. Poco dopo, anche un altro esperto di fauna selvatica, il berlinese Derk Ehlert, concludeva che nel video famigerato erano stati ripresi due cinghiali, e che non riusciva a capire, per quanto ne sapeva, come un leone o una leonessa potessero vagare senza lasciare tracce. Sia pur lodando gli sforzi della Polizia, le conclusioni di Ehlert erano chiare a sufficienza.
Le ricerche, comunque, erano proseguite per tutta la mattinata, e la municipalità di Kleinmachnow preferiva annunciare che gli spettacoli dei cinema all’aperto erano stati rinviati. Ma ecco un altro avvistamento! Niente da fare anche stavolta: un uomo aveva scambiato per un animale misterioso un maialino selvatico che si abbeverava a un ruscello.
A quel punto, però, l’accanimento terapeutico nei confronti della leonessa da parte del comune di Kleinmachnow e della Polizia stava diventando eccessivo. Alle 13 di venerdì 21, in una conferenza stampa, il sindaco annunciava che non c’era nessun indizio che nella zona ci fosse davvero un grande felino, e ammetteva anche lui che probabilmente il video ormai celebre mostrava un cinghiale. Seguiva la difesa d’ufficio delle iniziative prese: “il pericolo potenziale era tale da giustificare il dispiegamento di uomini e mezzi”.
Nel primo pomeriggio, tutti gli avvisi alla popolazione venivano revocati e le ricerche erano considerate concluse. La vicenda clamorosa della “leonessa di Berlino” era durata trentasette ore circa.
Cosa resta della leonessa?
Il fatto che questa storia sia durata davvero poco (come vi abbiamo detto, noi abbiamo ipotizzato un ciclo vitale di circa 37 ore), non deve trarre in inganno. Della leonessa berlinese, infatti, ci sono rimaste due cose di rilievo, che, probabilmente, faranno da modello per i casi futuri.
Il primo, è il fatto che questa ondata - dopo lo stimolo iniziale della testimonianza video notturna - è stata interamente promossa, sostenuta e fatta poi morire in maniera del tutto autonoma da autorità pubbliche (il municipio di Kleinmachnow e la polizia del Brandeburgo, soprattutto), alla cui fonte i media grandi e piccoli si sono abbeverati, seguendo i movimenti sul campo di centinaia di agenti con droni, cani, elicotteri, termocamere, videocamere, con seguito di veterinari e tecnici faunistici.
Questo, in parte era già accaduto con altre storie di questo tipo, in particolare quella del “felino del Brenta” dell’agosto 2022. Questa volta, l’intervento delle autorità è stato fondamentale per lo sviluppo della storia: senza, probabilmente, non ci sarebbe stato il caso.
Anche perché in tutta la vicenda berlinese, a parte qualche scherzo, le testimonianze secondarie rispetto alla prima - quella del video notturno - sono state pochissime (circa tre), tutte risolte con l’identificazione dell’animale responsabile, o finite nel nulla.
Questa dimensione interamente “ufficiale” del panico della leonessa, insomma, non si è estesa in maniera significativa alla popolazione, a prova del fatto che, se il mezzo sociale non è ricettivo, non è sufficiente che le autorità promuovano una diceria come questa, perché esploda un fenomeno di massa.
D’altro canto - ed eccoci alla seconda cosa interessante di questo caso - l’alta esposizione delle autorità pubbliche dell’area suburbana di una delle maggiori metropoli d’occidente, probabilmente, è stato il fattore principale per la globalizzazione quasi istantanea (sei ore!) della storia della leonessa berlinese.
Più che suscitare reazioni visionarie da parte dei berlinesi, l’iperattivismo delle autorità ha eccitato il sistema dei media. Pur tenendo in conto l’atteggiamento di prudenza che, ormai da tempo, ogni amministrazione locale assume quando qualcuno segnala un presunto animale insolito a zonzo per il proprio territorio di competenza, una cosa risulta chiara: municipio e polizia si sono fatti prendere la mano - dal timore o dall’entusiasmo, fate voi.
Esattamente come per altre storie “misteriose”, per dicerie o per fenomeni dallo status ambiguo (basti pensare agli UFO), non solo l’interesse da parte delle autorità pubbliche non prova niente circa la realtà delle voci o dei fenomeni, ma mostra che spesso queste agenzie sono esse stesse concausa della presenza di pseudofenomeni. Semplicemente, come a Berlino, politici, poliziotti, militari, scienziati, veterinari e pubblico partecipano alle stesse credenze. Nel caso delle autorità, però, con conseguenze di vasta portata, e anche con serie responsabilità.
Immagine in evidenza: da Pixabay. Credit: Chikillino
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