Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo
Vi abbiamo parlato da poco della leggenda con esiti tragici che fra gennaio e marzo si è diffusa nello Zambia, nell’Africa meridionale. Almeno 50 persone sono state uccise perché ritenute membri di bande che diffonderebbero gas velenosi in ambienti chiusi.
Una credenza collettiva, diffusasi come un lampo, cui ancor più di recente si è affiancato il ritorno di un’altra voce dalle conseguenze serie. Da anni, nel Malawi, che divide i suoi confini occidentali con lo Zambia, si ripetono le storie sulla presenza di gruppi di vampiri che ucciderebbero la gente dissanguandola. Vittime della relativa caccia al mostro sono stati sovente cittadini stranieri, ad esempio immigrati dal vicino Mozambico.
A scanso di equivoci: è inevitabile che, lontani e appartenenti a una cultura diversa, ci sia difficile capire quasi tutto di eventi come questi. Ci sfuggono le cause, i meccanismi, il pensiero che le genera, il contesto. La sola cosa che ci interessa, in brevi cronache come questa, è dire che i meccanismi generali che stanno dietro alle leggende metropolitane accomunano l’intera umanità, che viva in Africa, in Nordamerica o in Europa. Ogni cultura crea e modella le sue leggende metropolitane: pensiamo, per quel che ci riguarda, alla recente, virulenta, inattesa esplosione della Samara Challenge, che per settimane ha travolto l’Italia nel 2019, anche con punte di violenza non irrilevanti.
Per abbandonare definitivamente qualsiasi nostro sguardo di “superiorità”, sarà bene ricordare anche la “psicosi dei rapimenti col furgone bianco”, che, ad esempio, in Francia ha portato a disordini ed aggressioni, e negli Stati Uniti forse anche ad un omicidio.
La leggenda dei vampiri, invece, è riesplosa nel nord del Malawi in marzo, e si è avviata al suo nuovo picco il giorno 22, quando tre persone sono state uccise nei distretti di Mzimba e Chitipa perché accusate di succhiare il sangue. La Polizia ha arrestato almeno dodici persone che, credendo alle voci, avevano formato bande di vigilantes e ucciso brutalmente i malcapitati. Le aggressioni si sono susseguite nei giorni successivi e, anzi, secondo alcune fonti le prime dicerie sui vampiri erano giunte proprio dal vicino Zambia. Gli attacchi hanno colpito anche sanitari e un uomo d’affari, accusati di prender parte, in qualche modo, alle attività dei succhiasangue.
Nemmeno i poliziotti sono rimasti indenni dalle voci e, nella zona di Mzimba, a fine marzo nei villaggi si dormiva in gruppi, per timore degli attacchi notturni. Poco dopo, i morti erano saliti a sei, e gli arresti dei membri delle gang anti-vampiri, che sovente si danno a ruberie e vandalismi, a 27.
Il 4 aprile un presunto vampiro è stato trascinato dalla folla alla stazione di Polizia di Malomo e malmenato in presenza dei poliziotti. Salvato a stento dagli agenti, la rabbia dei cacciatori di mostri si è rivolta contro l’edificio, che è stato sottoposto a sassaiola e poi incendiato. Per questo raid sono state arrestate 21 persone. Le autorità malawiane, da quel che si legge, stanno comunque reagendo in maniera assai articolata all’attuale dilagare delle voci.
Si sono anche avuti episodi di caccia allo straniero: l’8 aprile il governo malawiano ha dovuto rimandare in patria i corpi di due mozambicani in transito nel Paese uccisi perché ritenuti vampiri, mentre un terzo è stato ferito. Secondo AfricaExPress i mozambicani erano anche stati accusati di diffondere il Covid-19. L’ultimo bilancio che possediamo, comunque, parla in tutto di dodici morti.
Il 1° aprile, in un suo lungo servizio, un corrispondente dal Malawi per la Voice of America ha ricostruito l’andamento delle voci sui vampiri spiegando che, seppur in tono minore, esse erano presenti nel Paese sin dai primi di febbraio e confermando che erano giunte dallo Zambia proprio mentre lì imperversava la paura dei “gassatori folli”, prima raggiungendo le regioni del Malawi centrale, ma poi arrivando in modo esplosivo sino ai distretti del nord.
Martedì i media locali hanno riferito che nel distretto settentrionale di Nkhata-Bay la polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere gruppi che avevano attaccato addetti dell’Ufficio nazionale di Statistica che stavano compiendo ricerche nella zona. La polizia sostiene che i facinorosi accusavano i ricercatori di essere vampiri, visto che il loro lavoro comprendeva la raccolta di campioni di sangue dei partecipanti....
Alcuni abitanti credono che i vampiri usino tecnologie moderne e la magia per immobilizzare le vittime a notte fonda con un prodotto chimico, per poi prosciugarne il sangue prima di scomparire.
Ciò ha condotto persone come Agnes Zimba a dormire in gruppi all’aperto per sentirsi al sicuro. “Abbiamo paura che ci succhieranno il sangue se dormiamo da soli in casa. Abbiamo anche paura di andare negli orti per paura di essere attaccati lì dai vampiri”, ha dichiarato Zimba.
La complessità delle dinamiche culturali della regione è segnalata ulteriormente da una notizia più recente. Il vescovo cattolico della diocesi malawiana di Karonga, parlando ad un programma radiofonico il 9 aprile, si è schierato fra coloro che non credono a una sola virgola della storia dei succhiasangue, ma - senza volerlo - ha aggiunto un mattoncino all'edificio della leggenda metropolitana corrente. Un vescovo cattolico del vicino Zambia, infatti, gli ha confermato che la storia è nata proprio nel suo Paese, ma che la colpa era dei partiti di opposizione al governo che, volendo mettere in luce l’incapacità del presidente nel mantenere l’ordine, avevano fornito alcuni loro seguaci di “strumenti per soffocare ed estrarre il sangue delle persone”, con lo scopo ultimo di suscitare il caos e indurre la paura.
Con l’esplosione pure in Africa della pandemia di Covid-19 le voci hanno assunto toni più direttamente connessi alla drammatica attualità.
L'11 maggio, infatti, considerato che la violenza contro gli operatori sanitari impegnati nell’affrontare il Covid-19 era ormai diventata una minaccia costante, due organizzazioni umanitarie hanno rivolto un appello drammatico al governo centrale perché mettesse fine al fenomeno. Intanto, le violenze in aprile si erano estese anche a tecnici di una società elettrica, accusati di essere in realtà dei ladri di sangue umano.
In questo modo, la storia dei vampiri del Malawi - ricorrente da diversi anni -, le voci sull’epidemia e quelle sui gassatori folli dello Zambia si stanno mescolando in modo difficile da separare.
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