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Joen Petri Klint e l’autostoppista fantasma del 1602





La leggenda metropolitana dell'autostoppista fantasma è una delle più diffuse e conosciute al mondo. Ma quanto è antica?


Una buona indicazione sul fatto che questa storia ci giunge dal passato remoto ci arriva da una sua variante risalente al 1602, che fu raccolta in Svezia da un pastore luterano, Joen Petri Klint. Perché quest'uomo si interessasse a storie del genere, e quale significato avessero per lui, sarà l'oggetto di questo articolo. Ed è importante per spiegarne in modo adeguato la genesi.


Joen Petri Klint


Klint nacque in Svezia nella prima metà del Sedicesimo secolo. Si sa che nel 1558 era studente alla facoltà di teologia dell’Università di Uppsala; fu poi consacrato pastore luterano nel 1564 e nel 1568 fu assegnato a una chiesa di Östra Stenby, nella diocesi di Linköping, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 21 ottobre 1608.


Klint fu anche membro del parlamento del Regno di Svezia e un convinto oppositore della politica ecclesiastica del re del tempo, Giovanni III (1537-1592), e del testo-guida teologico che era stato prodotto a quel tempo, il cosiddetto Libro Rosso. È necessario fornire alcune coordinate generali sulla situazione politica e religiosa svedese di quei decenni, perché sono centrali per capire il contesto in cui fece capolino la nostra storia.


Nel 1523 il Regno di Scandinavia, dopo una serie di rivolte, si era diviso in due: da una parte la Svezia e la Finlandia, dall'altra la Danimarca con la Norvegia - una situazione che, nei decenni e nei secoli successivi portò a una lunga serie di guerre. Dal punto di vista religioso, la Svezia aveva aderito alla Riforma protestante fin quasi dal suo sorgere grazie a re Gustavo Vasa, primo sovrano del Paese, che nel 1529 si pose a capo della nuova chiesa dominante, quella protestante di confessione luterana, incamerando alla corona i beni dei vescovi cattolici, mandati via dalla Svezia senza troppi complimenti. Tuttavia, l’adesione a Protestantesimo del nuovo regno diventò incerta quando, nel 1568, su trono salì Giovanni III, che sei anni prima aveva sposato Caterina Jagellona, una principessa polacca di fede cattolica. L’alleanza fra le due potenze del Nord in quella fase della storia moderna europea ebbe una grande importanza, ed è anche alla luce di questo fatto che va visto questo curioso connubio dinastico e fra parti del Cristianesimo allora in lotta feroce.


Da studioso di teologia, Giovanni III era convinto di poter trovare una sintesi tra protestantesimo luterano e cattolicesimo romano. Ebbe una fitta corrispondenza con il papa e i sovrani di Spagna e Portogallo, e diede al figlio Sigismondo un’educazione cattolica. Soprattutto, nel 1577 introdusse una nuova liturgia per il servizio divino attraverso il Libro Rosso, che ripristinava alcuni degli usi cattolici che erano stati spazzati via dal protestantesimo: l’uso del latino come lingua del culto, il canto gregoriano, le vesti sacerdotali, il segno della croce, l’uso del pane azzimo e del vino mescolato all’acqua. Questo sostanziale tentativo di restaurazione incontrò una ferma opposizione non solo da parte dei luterani, che lo consideravano un totale voltafaccia rispetto alle idee e alle pratiche religiose e sociali della Riforma, ma anche da parte dell’aristocrazia, che, come in altre parti d’Europa, vedeva nel protestantesimo uno dei modi per consolidare l’indipendenza della Svezia - non ultimo da un potere religioso, quello di Roma, troppo lontano per poter ancora esercitare un’influenza decisiva su un continente in via di trasformazione. Klint era tra i più feroci avversari del Libro Rosso, e, per questo, leggeva segni celesti e prodigi soprannaturali di cui sentiva parlare ovunque in quei decenni come segni della contrarietà di Dio al ritorno dei papisti.


Giovanni III morì nel 1592. Nel 1593 si tenne a Uppsala un sinodo della Chiesa luterana di Svezia a cui partecipò anche Klint: il sinodo rigettò il libro liturgico di Giovanni III e le concessioni al cattolicesimo. Con la sconfitta di Sigismondo da parte di Carlo Vasa, fratello di Giovanni III, sostenuto dagli aristocratici protestanti, il luteranesimo tornò definitivamente confessione cristiana di stato in Svezia.


L’Om meteorer


L’opera più conosciuta e originale di Klint è un manoscritto di quasi duecento pagine illustrato da lui stesso: Om the tekn od widunder som gegingen thet liturgische owäsendet (“Sui segni e i portenti che precedettero la questione liturgica”), meglio conosciuto come Om meteorer (“Sulle meteore”). L’originale è conservato presso la biblioteca della diocesi luterana di Linköping, ma è stato interamente digitalizzato, e lo si trova qui.


Nel volume Klint raccolse una serie di racconti su fenomeni straordinari e insoliti: meteore, falsi soli, draghi volanti, battaglie celesti, visioni, tempeste, eruzioni vulcaniche, terremoti, animali strani, coincidenze curiose, mostri e deformità. Tra le oltre trenta comete descritte, ne compare anche una che può essere identificata con quella di Halley, che fu visibile nel 1607. Le fonti sono disparate: probabilmente Klint raccolse una serie di dicerie e di voci di paese, come nel caso di una mucca che nel 1504 in Finlandia aveva dato alla luce due bambini (la storia gli era stata raccontata dalla madre di un conoscente). Altre vicende presenti richiamano da vicino il folklore del tempo: si pensi al caso di una donna incinta che, dopo aver calpestato un rospo, si era spaventata e così aveva dato alla luce un bambino senza pelle (probabilmente, una delle mille storie che circolavano per confermare la teoria delle impressioni materne). Ci sono poi storie che con ogni probabilità Klint riprese da fogli volanti o da raccolte analoghe, anche di provenienza cattolica.


Lo scritto non è certo un unicum nel suo genere, anzi è soltanto un esempio, per quanto importante, della vasta pamphlettistica cinquecentesca di area protestante centro e nord-europea, in cui erano elencati a fini di propaganda religiosa presagi e “segni divini”, volti a indicare la gravità dei tempi e il significato della rivoluzione culturale in corso. L’idea era chiara: l’universo obbedisce a un ordine divino; le “anomalie” servono a Dio per attirare l’attenzione su determinati eventi o circostanze.


Il manoscritto fu iniziato intorno al 1587, sotto l'influenza di correnti escatologiche che vedevano nel 1588 un anno fatidico, ma la sua redazione continuò per almeno due decenni. Nello stesso 1587, del resto, un altro teologo svedese, Nicolaus Ringius, aveva pubblicato il Prognosticon Theologicum, che usava calcoli astrologici e numerologici per cercare di dimostrare che la fine del mondo era imminente, così come la sconfitta dell’Anticristo identificato con il papa.

Questo, insomma, è il mondo in cui fu compilato l’Om meteorer.


Per Klint, le comete e gli altri prodigi erano manifestazioni dirette della collera divina per il breve ritorno del cattolicesimo. Così, per lui, quando Caterina Jagellona richiamò alla sua corte due gesuiti come confessori, Herbestus e Possevinus, il loro arrivo sarebbe stato preannunciato da terrificanti draghi in cielo. L’ira di Dio si sarebbe manifestata anche con una tempesta devastante che aveva distrutto tutti i raccolti. In maniera analoga, nel 1598 l’arrivo a Stoccolma di un diplomatico cattolico, Samuel Laski, sarebbe stato anticipato dall’apparizione di un drago e dalla nascita di un maiale ciclopico a Södermalm (Laski era cieco da un occhio, quindi l’interpretazione del presagio poteva essere considerata “certa”). E così via…


La storia dell'autostoppista


Tra le tante storie curiose che fanno parte della raccolta, c’è anche quella che ha tutte le caratteristiche della leggenda dell’autostoppista fantasma. Ad accorgersene per la prima volta e a farla conoscere agli studiosi fu negli anni Ottanta Sven Rosén, corrispondente svedese della celebre rivista britannica di studi sui fenomeni insoliti Fortean Times. Rosén ne parlò prima allo studioso di anomalie Michael Goss, che la incluse nel suo The Evidence for Phantom Hitch-Hikers: An Objective Survey of the Vanishing Passenger from Urban Myths to Actual Events (The Aquarian Press, 1984), e poi in un articolo per una rivista annuale di studi storici su questo genere di fenomeni (“Joan Petri Klint: A Proto-Fortean of the 16th Century”, Fortean Studies, Volume 1, John Brown Publishing, Londra, 1994).


A detta di Klint, il fatto era avvenuto nel febbraio 1602 in una località non ben identificata della Svezia. A margine del manoscritto, l’autore annotò anche il nome del suo informatore: Eskil Larsson, forse da identificare con un borgomastro di Söderköping. Dobbiamo la traduzione dallo svedese allo studioso di letteratura gotica Fabio Camilletti, dell’Università di Warwick, autore - fra l’altro - di La casa infestata di Place du Lion d’Or, di cui vi avevamo già raccontato qui.


Camilletti ha parlato della storia e ha presentato il testo che ci interessa sulla sua pagina Facebook:


Nel febbraio del 1602, nell’Ovest, accadde che un sacerdote si trovasse a viaggiare con due contadini in direzione di Vadstena, di ritorno dalla fiera di Candelora del Västergötland. Mentre erano in viaggio incontrarono una bella cameriera. La ragazza chiese di andare con loro, e quando si fermarono per cena mangiarono e le diedero un po’ del loro cibo. Lei chiese: “Ma voi non bevete mentre mangiate?”. “Sì, solo che adesso non abbiamo particolarmente sete”, risposero. Chiamarono però la padrona di casa e le chiesero di vender loro un boccale di birra. Quando la donna portò la brocca, questa era piena di malto. Tornò indietro, e stavolta la brocca era piena di ghiande. La padrona chiese allora che la accompagnassero a vederla mentre spillava la birra dalla botte. Quando tornò con la brocca, la brocca era piena di sangue. Rimasero allora sconcertati e terrorizzati. La cameriera disse: “Non vi chiedete come ciò possa avvenire?”. Il sacerdote glielo chiese, e lei disse: “Io so che quest’anno ci saranno sementi a sufficienza, frutti della vite a sufficienza, ma anche molte guerre e pestilenze”. E scomparve.


Le caratteristiche della nostra leggenda ci sono tutte: la ragazza chiede un passaggio, forse a bordo di una slitta, viene raccolta dai testimoni del prodigio, profetizza e poi scompare, come le vecchine del terremoto di Milano o l’autostoppista fantasma di Borgo San Martino.


Se volessimo attenerci alla classificazione delle varianti dell’autostoppista fantasma enunciata nel 1942-43 dai folkloristi statunitensi Richard Beardsley e Rosalie Hankey, saremmo davanti a un evento del “tipo B”: la donna, infatti, fa una profezia sul futuro, un anno di buoni raccolti ma anche di “sangue” (guerra e pestilenze).


Come in molte vicende simili, la profetessa è una donna di condizione sociale inferiore agli altri viaggiatori, come nelle storie su bigliettaie o zingari che prevedevano la fine della Prima o Seconda guerra mondiale per una data precisa. A questo impianto, nota con precisione Camilletti, si sovrappongono però anche elementi fiabeschi, come la metamorfosi della birra o l’insistenza sul numero tre.


Ad ogni modo, non ci sono dubbi: siamo al cospetto di una delle più antiche versioni della storia dell’autostoppista fantasma giunte sino a noi, segno della lunga circolazione di questa leggenda nelle forme più disparate.


Immagine in evidenza: generata con Microsoft Bing Image Creator


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