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L’inquietante leggenda dell’uomo dei muffin


articolo di Sofia Lincos

L'uomo dei muffin secondo il settimanale britannico "Punch" del 24 dicembre 1892.

Conoscete la canzoncina dell’Uomo dei Muffin? Magari in Italia non sono in tanti ad averla presente, ma negli Stati Uniti è popolarissima, un po’ come da noi Ambarabà Cicì Cocò o Giro Giro Tondo. La filastrocca dell’Uomo dei Muffin è ascoltabile qui (con alcune strofe in più dopo le prime due, quelle canoniche):


Do you know the muffin man,
The muffin man, the muffin man.
Do you know the muffin man,
Who lives on Drury Lane?

Yes, I know the muffin man,
The muffin man, the muffin man,
Yes, I know the muffin man,
Who lives on Drury Lane.

Le parole sono molto semplici, come nella maggior parte delle canzoncine per bambini. “Conosci l’Uomo dei Muffin che vive in Drury Lane? Sì, conosco l’Uomo dei Muffin che vive in Drury Lane”. Il che ne tradisce le origini inglesi: la strada citata si trova a Covent Garden, quartiere londinese.


Fino a qualche tempo fa, questa canzoncina era considerata da tutti un semplice intrattenimento per bambini; ma il 16 gennaio 2021 è inaspettatamente tornata alla ribalta su TikTok a causa di un video virale che ne rivelava - c’è bisogno di dirlo? - l’oscuro significato.


Secondo l’utente Jack Williamson (@jackglitched) la canzone era stata creata per mettere in guardia i più piccoli contro un assassino che spopolava nel Sedicesimo secolo:


Come potreste già sapere, l’Uomo dei Muffin era in realtà un serial killer. Uccise quindici bambini e sette pasticceri rivali. Si chiamava Frederick Thomas Lynwood e la filastrocca era stata creata per avvisare i bambini più piccoli e per aiutarli ad identificare il suo MO [modus operandi, NdA] in modo che potessero segnalarlo alle autorità.

Su internet, diversi articoli forniscono ulteriori dettagli. Ecco ad esempio come ne parla Sarah Cottrell, una scrittrice del Maine, sul suo blog:


Si chiamava Frederic Thomas Lynwood, era nato nel 1563 e morì nel 1612. Ci sono molti racconti sui suoi crimini, comunque, nessun documento è sopravvissuto. Potrebbe essere un gran bel racconto popolare o uno dei più inquietanti misteri della storia. [...] L’Uomo dei Muffin faceva le consegne proprio come gli altri fornai, ma attirava i bambini fuori dalle loro case legando scherzosamente un cordino intorno a un muffin e tirandolo via dalle scale su cui era stato appoggiato il pacchetto. I piccoli, pensando probabilmente che fosse un gioco divertente, inseguivano i muffin, che li portavano alla panetteria del Muffin Man, dove venivano uccisi. Ma non prima di essere stati torturati. [...] L’Uomo dei Muffin sembrava provar piacere nell’umiliare e torturare i bambini prima di assassinarli. Secondo la tradizione, usava cucchiai di legno per stordirli. In realtà, gli esperti dubitano che un cucchiaio di legno sia sufficiente a rendere una persona incosciente. Tuttavia, la storia persiste.

E concludeva:


Nessuno sa se la storia sia vera. È stata raccontata (e ri-raccontata) così tante volte che le sue vere origini sono perse per sempre.

Qualcosa invece si può dire. Secondo Snopes (che cita a supporto un libro di due folkloristi, The Singing Game, di Iona e Peter Opie, 1985) la prima trascrizione della canzoncina risale soltanto al 1820: è riportata in un manoscritto conservato alla Biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford. Si sarebbe diffusa negli Stati Uniti nel corso dell’Ottocento, forse anche grazie ai play-party.


Il ballo e l’uso degli strumenti musicali, all’epoca, erano guardati con sospetto nelle chiese protestanti: per far fronte ai bisogni della socialità comunitaria nacquero così i play-party, spesso tenuti nelle chiese, che erano considerati una forma di intrattenimento più accettabile. Consistevano nella recita di filastrocche e canzoncine accompagnate da giochi o movimenti stereotipati, spesso tenuti in cerchio: una tradizione che portò all’invenzione e alla diffusione di molte nursery rhymes negli Stati Uniti. Ancor oggi, la tradizione di ritrovarsi dopo il culto per una merenda, un caffè e due chiacchiere è diffusissima nel Protestantesimo: deriva proprio da quel sospetto nei confronti del divertimento “profano”.


Anche The Muffin Man era associata a diversi giochi infantili la cui descrizione però è assai meno stabile del testo. Uno di questi, ad esempio, è riportato da testi quali Real Folks, di Adeline Whitney (1889) o The Peak Sisters, di Mary Horne (1887): era una sorta di ban, una canzoncina che veniva cantata da un numero via via maggiore di persone, fino a comporre un coro all’unisono (anche questa, una cosa tipica degli inni nelle chiese protestanti). Il primo partecipante iniziava rivolgendosi al vicino: “Do you know the Muffin Man...?” Il vicino rispondeva: “Yes I know the Muffin Man…”. Poi insieme cantavano “Two of us know the Muffin Man…” (due di noi conoscono l’Uomo dei Muffin). L’interpellato faceva la stessa cosa con il suo vicino, e tutti e tre cantavano: “Three of us know the Muffin Man…”. E così via, finché non si poteva cantare tutti in coro: “We all know the Muffin Man” (tutti conosciamo l’Uomo dei Muffin).


Un altro gioco associato alla canzoncina era una sorta di mosca cieca: i bambini si mettevano in cerchio, uno di loro veniva bendato e messo al centro mentre i suoi compagni facevano un girotondo. A quel punto doveva scegliere qualcuno a caso, interrogarlo tramite la filastrocca, ascoltare la replica e indovinare chi fosse dal suono della voce. Se la risposta era corretta, ecco che tutti gli altri potevano cantare: “Yes, you know the Muffin Man…”, mentre il bambino scelto doveva scambiarsi di posto con quello bendato (The Book of Children's Games, di Constance Wakeford Long, 1852).


Una cosa, comunque, è chiara: non ci sono tracce di una diffusione della canzone prima del Diciannovesimo secolo, né tanto meno di interpretazioni macabre fino a tempi recentissimi. Di più: non esistono conferme storiche nemmeno sull’esistenza di un pasticcere sadico di nome Frederick Thomas Lynwood e del suo modo tragicamente ironico di uccidere bambini attirandoli con i dolci.


La leggenda contemporanea del serial killer, secondo Snopes, potrebbe essersi diffusa a partire da una pagina di Uncyclopedia - parodia scherzosa della più celebre Wikipedia. Un’invenzione recentissima a fini satirici, quindi, ma abbastanza ambigua da essere creduta e diventare patrimonio collettivo.


Già, ma perché la storia del Muffin Man assassino affascina così tanto, e a cinquecento anni di distanza dai presunti eventi?


Il racconto sfrutta alcuni temi tipici delle leggende metropolitane: il serial killer tanto malvagio quanto folle, il rapimento di bambini, la necessità di avvisare tutti del pericolo. E poi l’idea, ancora più forte, del significato nascosto, della storia vera dietro alla filastrocca: il testo elementare, banale che necessita di essere interpretato in maniera “adulta”, riportando alla luce una realtà oscena, terrificante.


A questo si aggiunge un ulteriore motivo, quello della costante prossimità tra l’innocenza dell’infanzia e l’orrore, il macabro, la morte. Dietro un gioco come Giro Giro Tondo in cui tutti si tengono per mano, ecco un terribile Girotondo degli appestati. Dietro a prodotti “kawaii” come quelli di Hello Kitty, ecco un ancor più radicale Hello Satana. E dietro alla canzoncina dell’uomo dei muffin, ecco la storia horror del pasticciere sadico: perfetta per far correre un brivido lungo la schiena, giusto il tempo di un video su TikTok.


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