Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo
L’Asia meridionale e quella orientale sono ricchissime di folklore moderno, continuazione di quello tradizionale, che riguarda fantasmi, mostri, spettri tremendi di vario genere che infestano luoghi di ogni genere A volte queste voci provocano vere e proprie ondate di panico collettivo, come accadde, ad esempio, per le storie dell’uomo oleoso, l’Orang minyak della Malesia, del quale ci siamo già occupati.
Oggi però in Asia uno degli spazi preferiti del folklore contemporaneo è costituito dalle scuole: fantasmi assetati di sangue e mostri degni dei migliori anime compaiono in maniera costante tra i racconti orali di paesi come Giappone e Corea del Sud. Uno di noi due (SL) ne aveva già scritto qualcosa per LaScimmiaPensa.
Noi, oggi, abbiamo pensato di raccontarvi alcuni aspetti interessanti del folklore attuale e delle voci che si susseguono in un paese asiatico meno noto rispetto ai giganti che abbiamo menzionato prima, e che a noi europei in genere è noto più per la sua magnificenza naturale e per motivi turistici: la Repubblica delle Maldive, posta nella parte settentrionale dell’Oceano Indiano, a sud-ovest della costa indiana e di quella dello Sri Lanka.
Se possiamo farlo, lo dobbiamo a una lunga inchiesta sull’immaginario scolastico maldiviano pubblicata nel gennaio del 2019 dalla giornalista Fathmath Shaahunaz, per conto del maggior sito di notizie in inglese delle Maldive, The Edition.
La bidella fantasma che viene da lontano
Una delle caratteristiche che più colpiscono nel folklore contemporaneo delle scuole delle Maldive è che molte di esse sembrano essere una continuazione quasi perfetta, anche se aggiornata, dell’immaginario tradizionale - un immaginario trasmesso per molte generazioni in forma completamente orale.
Secondo Shaahunaz, un caso esemplare di questa continuità sarebbe costituito dal fantasma di cui si racconta fra gli studenti della scuola Aminiya di Malè, la capitale dell’arcipelago.
La versione principale di questa storia narra la triste vicenda di Hareera, un’addetta alle pulizie dei bagni dall’aspetto dimesso e che, per la sua timidezza, sarebbe stata bullizzata dagli studenti. Di conseguenza, si sarebbe impiccata nel bagno delle ragazze, oppure sarebbe stata uccisa lì dai bulli. Adesso quel locale sarebbe quello privilegiato per le sue apparizioni.
In un’altra variante della storia, Hareera terrorizzerebbe gli studenti facendosi vedere nelle ore pomeridiane - quelle delle attività extracurricolari - nei corridoi dell’edificio sotto forma di un’ombra densa che sbucherebbe fuori dalle zone meno illuminate; oppure che comparirebbe, ancora una volta, nei bagni mentre i ragazzi sono lì per i loro bisogni, costringendoli a scappare in preda al panico.
Una lettura originale di queste dicerie le collega al folklore tradizionale maldivano: stando ad alcuni studenti, Hareera l’addetta ai bagni sarebbe stata una avahtehi kujjaa, cioè un tipo di spirito che sarebbe stato addestrato a svolgere lavori domestici, tanto da essere impiegata presso la Aaganduvaru, la residenza del re delle Maldive, sulle cui rovine sarebbe sorta la scuola Aminiya. Da qui il passaggio dalle sale del re ai servizi igienici della scuola moderna sarebbe stato quasi automatico. Alcuni studenti, intervistati, aggiungono un altro particolare che colloca in questa linea di continuità le voci sulla presenza di Hareera. Sotto un antico albero di mango della scuola ogni tanto comparirebbe una ragazza vestita con il libaas, l’abito rosso elegante della tradizione femminile maldiviana.
Fatto interessantissimo: negli anni ‘80 del Novecento la storia di Hareera è passata in forme nuove in una scuola vicina alla Aminiya, la Iskandhar. In questo caso, si racconta di un’addetta alle pulizie vestita del suo libaas strangolata sul pavimento delle toilette. Oggi si dice che ogni tanto uno scolaro rimanga chiuso nella toilette e che il water s’inonderebbe di sangue - ma alla scuola Iskandhar la tremenda manifestazione non avrebbe per testimoni soltanto gli scolari, ma anche gli insegnanti. Ad ogni modo, secondo Shaahunaz, ancor oggi gli addetti alle pulizie, al corrente del racconto, chiuderebbero a chiave tutti i bagni subito dopo la fine delle lezioni e ammonirebbero i più piccoli a stare attenti ad andare ai servizi.
I fiori infilzati…
Un’altra diceria ha, come ha fatto notare Shaahunaz, un carattere particolarmente creepy. Ha per teatro la scuola Uligamu, che si trova nell’atollo più settentrionale dell’arcipelago.
Un giorno, i docenti e gli impiegati che arrivavano prima degli scolari per aprire la scuola si accorsero di un fatto strano: le bellissime succulente che crescevano nel giardino della scuola presentavano un enorme numero di fiori di Plumeria, da noi nota come frangipane, infilzati in ciascuna delle loro grandi spine.
La cosa si ripeté innumerevoli volte, tanto che, visto che gli scolari cominciavano a spaventarsi, i dirigenti della scuola decisero di sbarazzarsi per sempre di ogni tipo di succulenta - un genere di piante comunissimo in quei climi tropicali.
Un caso di disturbo psicogeno di massa
Ci siamo occupati in diverse occasioni di episodi di MPI, Mass Psychogenic Illness, o disturbo psicogeno di massa: si tratta di casi in cui, per prossimità e senza cause fisiologiche o comunque esterne alle dinamiche delle persone colpite, un certo numero di individui - di solito in scuole, uffici, fabbriche, caserme - nel giro di pochi minuti o al massimo di qualche ora avverte malesseri vaghi e multiformi che in molte occasioni possono comportare lipotimie o addirittura vere e proprie perdite complete di coscienza.
In passato abbiamo descritto episodi di MPI (sovente accompagnati da visioni di vario genere e da comportamenti maniacali di gruppo) verificatisi nel 2013 fra studenti francesi, nel 1988 in una caserma della Marina militare statunitense, nel 1967 in una scuola elementare di Torino, nel 1954 fra masse di giovanissimi di Glasgow e nel 1899 fra i bambini di un condominio di Torino.
Qualcosa del genere è accaduto anche alle Maldive nel 2009; ma, in questo caso, quello che ci interessa di più sono le interpretazioni fornite per la vicenda.
Questa epidemia di massa, che per qualche tempo catturò l’attenzione dell’intero stato insulare, creò gravi difficoltà alla scuola Makunudhoo ed ebbe la peculiarità di durare insolitamente a lungo, ossia per circa un mese.
Tutto iniziò con lo svenimento improvviso e in apparenza senza motivo di un gruppo di scolari che si trovavano nell’edificio. Nelle settimane successive si succedettero altri episodi simili, ma con un ulteriore sviluppo: alcuni scolari si rotolavano per terra e si contorcevano come se una “forza” misteriosa ne avesse preso il controllo, tanto che per tenerli fermi occorreva ogni volta l’intervento di diversi adulti. Dopo gli episodi alcuni studenti presentavano afasia, cioè incapacità di parlare. Il totale dei soggetti colpiti dalla strana manifestazione sarebbe stato di ventitré.
Fu a quel punto che fece la sua comparsa l’interpretazione che ci interessa descrivere. Le Maldive sono un paese di cultura religiosa islamica, e dunque parecchi adulti cominciarono a supporre che la causa dei malesseri fosse dovuta all'infestazione da parte dei jinn ,menzionati dal Corano ma di origine preislamica come entità intermedie (e differenti) fra uomini e angeli, comunque malvagie o, perlomeno, fastidiose.
La voce sviluppata però era molto specifica. I malori, si diceva, erano cominciati dopo che i ragazzi erano tornati da una gita fatta presso un’isola disabitata dove c’era un albero dorato della pioggia (Koelreuteria paniculata), localmente detto reethigas (in altre versioni l’albero si trova nel giardino della scuola). Per la cultura maldiviana l’albero della pioggia è occupato dai jinn. Da qui i malesseri, che dunque avrebbero avuto origine soprannaturale.
Da notare che l’epidemia fu gestita dalla comunità secondo una doppia linea: presso la scuola intervennero sia alcuni psichiatri, sia i praticanti di una forma locale di magia, i fanditha verin. Un albero della pioggia fu abbattuto, e gli psichiatri - in accordo con la cultura dominante - sentenziarono che diciannove degli studenti erano svenuti per il terrore di aver visto gli altri star male, ma che quattro di essi erano stati davvero fatti ammalare dai jinn.
Questa capacità di mediare fra varie istanze probabilmente facilitò la risoluzione del ciclo di malesseri. La voce ulteriore fu che i fanditha verin fossero riusciti a esorcizzare i jinn chiudendoli in una bottiglia, poi fatta affondare nell’Oceano indiano.
In anni più recenti un’altra epidemia psicogena di massa, quella verificatasi nel 2014 presso la scuola Thakandhoo, che si trova sull’atollo Haa Alif, sarebbe stata risolta con l’abbattimento di un altro albero della pioggia ad opera di un gruppo di uomini mascherati, certi che i malori fossero colpa della pianta “occupata” dagli spiriti.
Anche gli insegnanti!
A causa dell’ambientazione scolastica, si sarebbe portati a credere che questo tipo di racconti sia esclusivo dell’ambito studentesco e che le altre figure che si muovono in quel contesto - in primo luogo gli insegnanti - non ne siano veicolo. In realtà, malgrado questi racconti prevalgano fra i giovanissimi, ci sono rare storie che per Shaahunaz sarebbero proprie della cerchia più ristretta dei docenti.
È il caso del fantasma della scuola Ghaazee della cittadina di Hulhumale’: a raccontarne le storie sono proprio gli insegnanti, in qualche caso nel ruolo di testimoni in prima persona. Si tratterebbe dello spettro di una studentessa vestita con l’uniforme della scuola, che in certe occasioni apparirebbe sulla porta d’ingresso della biblioteca. Mentre il corpo insegnante appare reticente circa l’interpretazione da dare a questa leggenda, per Shaahunaz sarebbero i membri di altri gruppi che ruotano intorno alla scuola (impiegati, studenti, familiari dei ragazzi) a offrire agli altri il senso della storia: lo spettro apparterrebbe a una studentessa che si sarebbe lanciata dal balcone della biblioteca scolastica - tanto è vero che quello spazio oggi è chiuso con una gettata di cemento…
Ancora una cosa sottolineata dall’autrice della ricerca: la storia dello spettro della suicida in biblioteca è sorta con grande rapidità dopo l’apertura di quella scuola. L’edificio è stato infatti inaugurato intorno al 2007, e già nella prima metà degli anni ‘10 la si sentiva raccontare. Non sono dunque la vetustà e la lunga storia degli edifici a far sorgere le leggende scolastiche della Maldive, ne conclude Shaahunaz.
I bagni, luogo di paura e di vergogna
Più in generale, sono i bagni e gli altri ambiti destinati all’igiene, alla pulizia e al cambio dei vestiti quelli che nelle storie scolastiche maldiviane la fanno da padroni. Gli esempi menzionati da The Edition si susseguono, ma di solito hanno sempre al centro un mix di malori degli studenti, di abbandoni scolastici e di presenze di fantasmi, a volte letti come conseguenza di azioni stregonesche (le cosiddette fanditha), come si dice della Ahmadhiyya International School di Malè. Presso il centro per l’istruzione di Addu, sull’atollo di Seenu, invece, la voce racconta di un bagno dell’edificio in cui delle misteriose radici avrebbero cominciato a crescere dopo che una ragazzina era stata attaccata da qualcosa di misterioso mentre si trovava sul water…
Non manca nemmeno il particolare del bagno “maledetto” chiuso a chiave, ma dal quale provenivano suoni misteriosi e una risata sinistra, tanto che, nell’udirla, una ragazzina, avrebbe avuto una crisi epilettica. E poi, si raccontava, dallo scarico del water invece del consueto flusso d’acqua un giorno sarebbe venuto fuori del liquido rosso…
Pressoché ubiqua, infine, la storia della mano senza corpo, mozzata, l’Aiyyburi, che impaurisce ogni bambino e adolescente che frequenti gli spazi liminali o tabuizzati delle scuole delle Maldive: bagni, corridoi, ripostigli.
Così Fathmath Shaahunaz conclude la sua rassegna, che getta una luce potente sul folklore contemporaneo di un paese asiatico meno grande e meno noto dell’India, del Giappone, della Malaysia o della Corea del Sud, ma con ogni evidenza in grado di generare universi narrativi e miti che non hanno niente da invidiare a stati di ben altre dimensioni:
Quello che ci giunge da questi racconti di incontri soprannaturali è una morale divertente: o fare pipì a scuola è rischioso, oppure le persone abbelliscono fenomeni curiosi che, visti con più calma, possono essere spiegati - ma è comunque evidente che le leggende urbane sono profondamente radicate nella cultura scolastica di tutte le Maldive.
Immagine in evidenza: credit Shahee Ilyas, rilasciata in licenza CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
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