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Immagine del redattoreSofia Lincos

Nuove leggende di guerra russe



di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo 


Abbiamo già raccontato l’interesse che l’antropologa russa Alexandra Arkhipova nutre da molto tempo per il leggendario contemporaneo del suo paese. In particolare, avevamo scritto del lavoro meritorio di documentazione delle voci e delle storie improbabili che, da quando Mosca nel febbraio del 2022 ha trasformato la sua aggressione all’Ucraina in guerra generale, si diffondono in ogni angolo di quell’immenso paese. 


Ora, visto che il ritmo al quale circolano queste leggende non dà segni di rallentamento, ci è parso il momento di aggiornare il panorama che vi avevamo fornito in un primo articolo, perché di novità da Arkhipova ne sono arrivate parecchie


Prigozhin, capo immortale


Evgenij Viktorovič Prigozhin (1961-2023) è stato uno dei russi più tragicamente noti in tempi recenti. Organizzatore dal 2014 del raggruppamento militare mercenario ma con stretti legami con le autorità russe noto come Gruppo Wagner, è stato longa manus di Mosca in vari stati africani, nel tentativo di estendere l’influenza politico-militare russa nel continente sfruttando in maniera abile il malcontento verso i governi, oppure sostenendone altri quando questi sembravano dare segni d’insofferenza verso vicini filo-occidentali, o, ancora quando assumevano posizioni anti-francesi o anti-americane. 


L’impiego dei reparti Wagner nella guerra in Europa orientale al fianco delle forze armate regolari russe, però, ha condotto a tensioni sempre maggiori con il Cremlino, fino alla clamorosa insurrezione del giugno 2023 con conseguente marcia verso Mosca dei suoi uomini, poi interrotta. Prigozhin è morto il 23 agosto dello stesso anno, quando il suo aereo è caduto presso la città di Tver, forse a causa di un ordigno esplosivo piazzato a bordo.


Dunque, Evgenij Prigozhin, l’oligarca e criminale capo militare russo, avrebbe visto finire la sua vita a sessantadue anni, dopo decenni condotti all’insegna della guerra e della violenza, sempre in un rapporto ambiguo e mai risolto con il governo russo e con lo stesso dittatore, Vladimir Putin. 


Eppure, in Russia non per tutti è così. Per molti, stando a quanto scritto nell’agosto 2024 da Arkhipova, Prigozhin sarebbe vivo e vegeto


Prigozhin è vivo e si nasconde in Africa. È così che possiamo riassumere la leggenda principale nata dopo la morte del fondatore dell’organizzazione militare privata “Wagner”. Qual è il suo contenuto? Il riferimento generale è alle leggende su un eroe falsamente morto sorte nel corso del XX secolo in Russia. Negli anni '20 del secolo scorso ne esistevano versioni monarchiche: lo zar Nicola II (suo figlio, o figlia, o il fratello minore, principe Michail) era fuggito, si era nascosto presso persone fedeli in Unione Sovietica o all'estero e presto sarebbe tornato a capo dell'esercito. Ne esistevano anche versioni socialiste: Lenin non era morto, stava dalla parte dei contadini e degli operai, e per questo avevano cercato di ucciderlo, ma un uomo a lui fedele ne aveva sostituito il corpo con un fantoccio di cera, quello che ora si trova nel Mausoleo (una versione simile riguardava Lev Trotsky). Ne esistevano anche versioni riguardanti incarcerati famosi: Fanja Kaplan (la donna che tentò di assassinare Lenin) e Raoul Wallenberg (lo svedese che salvò numerosi ebrei dai nazisti) non erano stati fucilati dai sovietici, ma imprigionati a vita sotto falso nome. La nuova leggenda è sorta dal mito del re-salvatore, nato nel XVII secolo. Un vero eroe (un re, o comunque un sovrano) sta cercando di apportare cambiamenti sociali, di migliorare la vita delle persone, ma i potenti cercano di ucciderlo. Per questo viene salvato (e sostituito da qualcun altro), e per un certo periodo si nasconde in un luogo sicuro. Gli impostori comparsi nel corso del tempo - i falsi Pugachev [coloro che dicevano di essere Emel’jan Pugachev, il ribelle pretendente al trono di Caterina II, in realtà ucciso nel 1775, NdT], i falsi zar Pietro il Grande - sono stati personaggi legati in maniera diretta a questa mitologia. Sono leggende che possono definirsi utopiche, perché fondate sulla fede in un eroe che voleva realizzare cambiamenti sociali desiderati, salvare il popolo, aiutare i poveri, e così via. In questo senso, le leggende su Elvis Presley, che non sarebbe morto, ma che sarebbe vissuto felice e contento, non è una leggenda utopica, perché non racconta che Elvis avrebbe recato cambiamenti sociali. Questo tipo di intento narrativo è invece presente nelle storie sulla morte immaginaria di Prigozhin. Molti fra coloro che non credono alla sua morte credono che "Prigozhin è un vero uomo, dotato di carisma, l'unico che sapeva davvero come viviamo, quello che ha combattuto contro gli oligarchi" (citazioni da interviste). Quanto è diffusa questa leggenda?  Nel 2023, il 22% degli intervistati per il nostro progetto di ricerca sociologica Russian Field credeva che la morte di Prigozhin fosse stata inscenata e che in realtà si nascondesse in Africa. Un anno dopo (non abbiamo però nuovi dati da indagini) constatiamo che la leggenda è sopravvissuta - a differenza del suo eroe. Nell'ultimo mese [luglio-agosto 2024, NdR], e anche nei mesi precedenti, i russi hanno chiesto regolarmente al motore di ricerca Yandex se Prigozhin fosse vivo, continuando a chiedere conferme sulla sua presenza in Africa. Non sono stati in molti (la frequenza più alta nell'ultimo mese è stata di 2300), ma il pubblico continua a interessarsi alla cosa. Ciò significa, esagerando un po’, che in Russia ci sono tuttora persone che vorrebbero stare dalla parte di Prigozhin e che credono rappresentasse i loro interessi.

Gli strani manifesti del Gruppo Wagner 


In Russia è ancora comune vedere per strada volantini che invitano ad arruolarsi nei ranghi del Gruppo Wagner. Dopo la ribellione guidata da Prigozhin nel giugno 2023, Putin ha firmato un decreto che, ordinando ai membri della Wagner di prestare un giuramento di fedeltà allo stato russo, in sostanza lo ha posto sotto il controllo del Ministero della Difesa. Anche se con capacità militari e autonomia radicalmente ridotte, il Gruppo Wagner risulta tuttora in attività. Anzi, come detto, sollecita l’arruolamento di nuovi membri tramite manifestini affissi nelle maggiori città del paese. 


Proprio queste pubblicità sono oggetto di una leggenda:


I manifesti pubblicitari delle compagnie militari private che promuovono l'arruolamento nei propri ranghi, di solito raffigurano persone in uniforme militare. Secondo la leggenda, se il volto di un soldato nella pubblicità è visibile completamente o parzialmente, allora quel soldato non è più in vita. Sono circolate storie (non è chiaro quanto rispondenti al vero) circa donne che si sposterebbero di città in città per cercare i volti dei propri cari scomparsi su quei manifesti.

Secondo Arkhipova la leggenda rivelerebbe la contraddittorietà dei rapporti tra cittadini russi e autorità: il timore è che che i comandi, sia quelli dell’esercito regolare, sia quelli del raggruppamento privato, non renderebbero pubbliche tutte le informazioni in proprio possesso, a cominciare da quelle riguardo i caduti sul fronte ucraino. Sarebbe possibile scoprire se la persona amata è viva o morta soltanto in questo modo bizzarro: raccogliendo i manifesti pubblicitari del Gruppo Wagner e verificando che non raffigurino un caro partito in guerra.


Le vipere nei droni


Fin dall’inizio della guerra in Ucraina, la propaganda russa ha diffuso storie sull’utilizzo di “bioagenti”, cioè, di animali rilasciati dai laboratori biologici gestiti dalla NATO. Gli animali - maiali, uccelli, pipistrelli o zanzare - sarebbero infettati con terribili virus, come quello dell'influenza aviaria o della peste suina africana. L’accusa all’Occidente di usare armi biologiche fa parte delle mille leggende sulle atrocità del nemico, un filone di cui vi avevamo già parlato nello scorso articolo (ne fanno parte, ad esempio, le storie sui soldati russi castrati durante la prigionia o i mille racconti sulle azioni atroci dei “sabotatori ucraini” volte a colpire la popolazione civile). 


In tempi più recenti, e cioè nella primavera del 2024, alle storie sui biolaboratori se ne è aggiunta un’altra che sembra richiamare le nostre tradizionali leggende sulle vipere sganciate dagli elicotteri: si tratta di voci su lanci di vipere palestinesi incredibilmente velenose, trasportate in Russia all’interno di droni ucraini, che, ormai, volano in modo costante sul territorio russo. 


A questo proposito, un appello a prestare attenzione è diventato virale su WhatsApp, Telegram, Vkontakte, Odnoklassniki e su altri social network russi. Colpisce per la precisione delle accuse:


Stai attento e occhio ai boschi!  Secondo le nostre fonti, nel Laboratorio centrale di erpetologia tossica (che studia i morsi di serpente) che si trova presso l'FSB [i servizi di spionaggio russi per l’interno, NdR] della regione di Mosca, questa settimana in due occasioni i test sui morsi di vipera hanno dato risultati molto strani.  Prima di tutto, il tipo di vipera coinvolto è assolutamente insolito: entrambi gli attacchi sono stati compiuti da una vipera palestinese di Werner (Daboia palaestinae) mutante, che, come ben sappiamo, non dovrebbe trovarsi dalle nostre parti. Ma non è tutto. Il veleno stesso… è stato confrontato con campioni di laboratorio di veleni (ce n'è un intero archivio, diverse migliaia di provette raccolte negli ultimi settant’anni in tutti gli angoli del pianeta) e, attenzione, questo veleno non corrisponde a nessuno di quelli! Gli scienziati si sono subito allarmati, perché è quasi impossibile comprendere gli effetti di questo veleno senza analizzarne tutti i componenti, e le attrezzature esistenti non lo consentono. L’opinione finale degli scienziati è che si tratti di una sorta di veleno speciale di "origine sconosciuta" (di natura incomprensibile), e questa cosa, in aggiunta alla specie mutata di vipera coinvolta, suggerisce la natura artificiale delle vipere e del veleno. I dipendenti del laboratorio sussurrano tra loro che queste vipere e questo veleno sono stati creati nei biolaboratori della NATO in Ucraina e che vengono lanciati sulla regione di Mosca - esatto, proprio con i droni!  In un drone possono stare più di cento rettili: anche se viene abbattuto, molti sopravviveranno e strisceranno nelle foreste. Questo è proprio ciò che spiega l’assenza di esplosioni quando i droni vengono abbattuti: è perché non contengono esplosivi, contengono vipere. Non c'è niente che possa esplodere.  Gli scienziati citano anche paralleli con gli anni '50, quando gli americani lanciarono larve di dorifora della patata del Colorado tramite palloncini sul territorio dell'ex Unione Sovietica - in realtà, prima non ne avevamo. La stessa firma, dicono gli scienziati. Vediamo cosa succederà. Nel frattempo, facciamo molta attenzione ai nostri piedi. E avvisa i tuoi cari e i tuoi amici. Dio si prende cura di coloro che stanno attenti!

La prima pubblicazione di questo invito a prestare attenzione alle vipere sembra essere avvenuta sulla pagina della città di Voronezh Новости в никуда (“Notizie dal Nulla”), che è attiva sul servizio di messaggeria istantanea VKontakte, il più diffuso in Russia. La pagina in realtà si occupa in primo luogo di vendita di cosmetici, ma sostiene anche la guerra contro l’Ucraina. Non è chiaro se il testo sia stato scritto direttamente dagli amministratori della pagina, o se questi si siano limitati a rilanciare un appello che stava già circolando sulle app di messaggistica. È possibile che l’appello sia stato ispirato dalle voci su un aumento di serpenti nella regione di Mosca circolate già nel giugno del 2023.


L’erpetologo Leonid A. Neimark ha smentito la possibilità di uno scenario come quello descritto: le vipere sono vertebrati, difficilmente sopravviverebbero allo schianto di un drone, e anche in quel caso si troverebbero in un ambiente decisamente troppo freddo per poter sopravvivere.


Colpisce, comunque, il riferimento alle dorifore delle patate, che stando a una leggenda diffusa durante la Guerra fredda venivano lanciate sui paesi del blocco sovietico dagli aeroplani americani. Come spiega anche Arkhipova, spesso le storie in circolazione non sono altro che nuove versioni di vecchie leggende.


I terribili sabotatori ucraini


Le leggende sugli atti di sabotaggio diretti da infiltrati ucraini contro i civili russi avevano già fatto la loro comparsa all’inizio della guerra. Una parte di queste le avevamo raccontate nello scorso articolo: acquedotti avvelenati con il bacillo del colera, alimenti tossici distribuiti da fiancheggiatori ucraini, bevande mortali al dragoncello, cetrioli “addizionati” con aghi nella regione del Kherson, bombe mascherate da oggetti di uso comune abbandonati in giro (telefoni, tablet, portafogli, taccuini…). 


A queste storie se ne è aggiunta nel 2023 una nuova, quella sui “sabotatori che si spacciano per tecnici del gas”. L’obiettivo delle azioni, come in ogni buona leggenda sulle atrocità del nemico, sarebbero i bambini. Come spiega Arkhipova, questa voce sarebbe nata come risposta a una tragedia verificatasi davvero:


Nel 2023, un missile russo colpisce una casa sul Dnepr. La casa crolla, un numero enorme di persone muore. Il giorno successivo, in Russia inizia a diffondersi rapidamente la leggenda secondo cui i perfidi ucraini chiamerebbero al telefono le abitazioni in cui si trovano bambini e chiederebbero loro di aprire il gas, provocando così un’esplosione. Si tratta di un'alterazione della storia vera: un edificio residenziale è saltato in aria, gli abitanti sono stati uccisi; una cosa terribile, e la casa stessa risulta uguale a qualsiasi altra casa russa... Tutte cose che stimolano fortemente l'empatia delle persone. Di conseguenza, tra i gruppi russi pro-guerra hanno preso a diffondersi storie su come gli ucraini uccidono i bambini russi. La leggenda è stata diffusa per la prima volta da persone favorevoli alla guerra nella regione del Daghestan.

Secondo Arkhipova, la prima ondata di leggende belliche si è verificata proprio all'inizio della guerra, nel febbraio-marzo del 2022, per poi placarsi e tornare ad espandersi quando diventò chiaro a tutti che la guerra si sarebbe trascinata per le lunghe. Nel 2023 il picco si è verificato a marzo, in concomitanza con le elezioni presidenziali russe e con le successive voci su una nuova mobilitazione di soldati da destinare al fronte ucraino. In questo articolo abbiamo documentato alcuni aspetti di quella che potrebbe definirsi la terza ondata.


Le guerre si confermano grandi incubatori di leggende metropolitane, con narrazioni prevalenti tra chi, in una società, è favorevole al conflitto ed altre che circolano tra chi è contrario. Queste narrazioni spesso sfruttano motivi già esistenti, che vengono però amplificati e adattati al nuovo contesto. In questo caso, studiarle significa anche comprendere meglio quali sono le paure e le tensioni che si muovono nella società russa, soprattutto in contesti - come quello in questione - in cui la libertà di parola e di stampa sono limitate, e dove, proprio per questo, i canali alternativi e le dicerie assumono una rilevanza a tratti decisiva.


Foto di Lukasjohnns da Pixabay


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