Articolo di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo
È una particolare sottovariante delle catene di sant’Antonio, quella delle catene horror. In questi “messaggi iettatori”, il presunto mittente è di solito una donna o un bambino morto, che minaccia di uccidere chiunque non continuerà a far girare la maledizione.
Le catene di sant’Antonio hanno una storia lunga e interessante: chi volesse approfondirne l’evoluzione, può partire da qui o qui. Finora però non avevamo ancora analizzato questo specifico sottofilone, che è anche uno di quelli dallo sviluppo più recente e dunque, ovviamente, basato pressoché interamente su una circolazione telematica. Eccone qualche esempio:
1) Teresa Fidalgo
Nel 2015 una bambina scrisse a Focus Junior affermando di essere spaventata per un messaggio ricevuto da una sedicente Teresa Fidalgo:
Ciao sono Teresa Fidalgo e oggi faccio 27 anni di morte… Se non invii questo messaggio a 20 persone dormirò con te per sempre… Se non mi credi vai su Google e scrivi Teresa Fidalgo… Una bambina dopo aver letto questo messaggio l’ha ignorato e dopo 20 giorni l’è morta la mamma invialo a tutti ma non a me
Della catena si trovano tracce almeno dal 2011, e sembra godere tuttora di buona salute: se ne continuava a parlare ancora nel 2020 (il testo, nel frattempo, era diventato un audio). Circola anche in altre lingue, ad esempio in inglese e in spagnolo, con piccole varianti, quali la morte della madre dopo 29 giorni.
Ai tempi della lettera di Focus Junior, Teresa Fidalgo era già una star di internet: era la protagonista di un cortometraggio diventato virale. Il regista, David Rebordão, aveva deciso di trasformare la classica leggenda metropolitana dell’autostoppista fantasma in un progetto in stile Blair Witch Project: era così nato A Curva, che si fregiava del titolo di storia vera - garanzia pressoché certa di falsità. Può essere visto qui. I primi secondi narrano il ritrovamento del misterioso videotape:
Questa è una storia vera accaduta il 12 luglio 2003. David Rebordão e due suoi amici andarono in esplorazione cercando una location per il suo prossimo film, “Virus”. Questo filmato fu registrato dalla telecamera di David ed è la prova della tragedia accaduta quella notte.
I tre parlano allegramente, poi incontrano una donna che chiede un passaggio per andare “un po’ più in là”. Si fermano. Quando l’autostoppista viene inquadrata, la telecamera sembra funzionare male, l’immagine è distorta, sfarfalla. Gli occupanti dell’auto le fanno domande, lei risponde di chiamarsi Teresa e di star cercando di ricordare cos’è successo, fino alla rivelazione. La donna indica un punto oltre la strada: “Laggiù… è dove ho avuto un incidente… e sono morta”. A quel punto l’autista perde il controllo e si ribalta; una scritta in sovrimpressione ci rivela la sorte dei tre protagonisti: i due amici di David, Tiago e Tania, non sopravvissero; lui, ristabilitosi, non seppe mai spiegare che cos’era successo. La polizia scoprì che nel 1983 una donna di nome Teresa Fidalgo era rimasta vittima di un incidente d’auto avvenuto proprio lungo quel tratto di strada.
Secondo quanto ipotizzato da alcuni siti di debunking, la catena non sarebbe altro che un caso di marketing virale per la promozione del cortometraggio.
2) Gabriella Bisi
Questa catena cominciò a circolare nel 2017. Ecco il testo (abbiamo mantenuto gli errori grammaticali dell’originale):
Ciao sono Gabriella Bisi se non ci credi vai a cercare Gabriella Bisi casi inrisolti. ora che hai incominciato a leggere nn puoi più fermarti. Se non invierai questa catena a 15 persone, io verro alle 24:59 Per 4 giorni della settimana e ti fissero finché nn ti sveglierai poi sparirò. E dopo al 5 giorno UCCIDERO TE E TUTTA LA TUA FAMIGLIA
Nel testo è menzionato il nome di una vera vittima di omicidio. Gabriella Bisi fu infatti ritrovata sulle colline di Chiavari, in Liguria, nell’agosto 1987; era stata strangolata con i suoi stessi slip, che qualcuno le aveva stretto intorno al collo usando un ramo in una mortale garrota. La donna, arredatrice milanese, era stata descritta come una persona tranquilla, lontana da qualsiasi giro malavitoso; non si scoprì mai chi l’aveva uccisa e perché.
Nel 2017 il messaggio horror firmato Gabriella Bisi cominciò a circolare attraverso WhatsApp. Arrivò anche a un dodicenne palermitano che avvisò i genitori, i quali, a loro volta, sporsero denuncia per minacce. La Polizia Postale pubblicò sulla sua pagina Facebook un post che affermava: “Molte cose sul web non dovrebbero essere prese sul serio: questa è una di quelle”.
3) Luca senza naso né orecchie
Nel 2016 fu di nuovo la Polizia Postale a sollevare il caso di “Luca”, il fantasma che stava tormentando alcuni bambini via WhatsApp (anche qui, manteniamo gli errori ortografici dell’originale):
Scusa ti piaccia o no ormai hai iniziato a leggere devi finire altrimenti ciò che è scritto nel messaggio succederà lo stesso. Ciao, mi chiamo Luca ho 7 anni, capelli neri e occhi rossi. Non ho ne naso ne orecchie… Sono morto. Se non mandi questo messaggio a 15 persone nei prossimi 5 minuti io apparirò stanotte di fianco al tuo letto con un coltello e ti ucciderò. Non è uno scherzo. Qualcosa di bello ti capiterà stasera alle 22.22. Ripeto non è uno scherzo. Qualcuno vi telefonerà o ti parlerà sul cellulare e ti dirà che ti ama. Non spezzare la catena. Nn mandarlo nei gruppi.
La pagina Facebook della Polizia Una vita da social ne approfittava per richiamare alla “massima attenzione da parte di tutti, famiglie e educatori, per diffondere la cultura dell’uso corretto di internet”.
4) Sono Samara, ho 11 anni, sono morta
Interessante, in questa catena, l’uso del nome Samara, già protagonista del franchise The Ring e nel 2019 di un clamoroso caso di panico collettivo a colpi di video e travestimenti horror (potete leggerne qui, qui e qui). Già dall’anno prima, però - e ci pare significativo - un messaggio aveva cominciato a circolare attraverso WhatsApp:
Ciao io sono Samara, ho 11 anni, sono morta… Nella mia vita non avevo amici… Se non invii questo messaggio a 20 dei tuoi contatti sappi che morirai stanotte esattamente alle 12.00. Non mi credi? Una ragazza di nome Leila aveva letto questo messaggio e rise… quella notte ho preso un coltello dalla sua cucina, mi sono intrufolata nella sua stanza e l’ho accoltellata a morte… Tu non vuoi essere accoltellata come Leila? VERO?? Una ragazza di nome Alice lesse questo messaggio e lo mandò a solo 10 contatti. Quel giorno mi vide e corse a casa da sua nonna… Le chiese se poteva usare il bagno… Ma indovinate un po’? Ero già lì ricattandola di uccidere il suo ragazzo Angelo… Lei ora è in coma. Una ragazza di nome Giovanna lesse questo messaggio e lo mandò a 20 persone perché aveva paura… La mattina seguente ha vinto la lotteria e il suo ragazzo Antonio accettò il suo matrimonio… Invialo a 3 gruppi e sarai fortunato.
5) Kathy, odiata da tutti
Aggiungiamo alla lista una catena ancora più sgrammaticata delle altre:
Un anno fa, una ragazza di nome Kathy era odiata da tutti. Tutti risero di lei, fu ignorata, anche dai messaggi. Un giorno decise di suicidarsi. Saltò fuori dalla finestra, nessuno se ne accorse finché la gente non iniziò a scomparire. Kathy li aveva stregati. Li ha fatti soffrire come ha fatto lei. Li appese lentamente e ripetutamente pugnalato molto lentamente in modo che potessero soffrire come ha fatto lei. Se non invii questo messaggio a 15 diversi commenti, morirai stanotte per Kathy. Perché pensa di ignorarlo. Esempio 1: Marcos guardò la prima frase e disse: “Spam” e il giorno dopo i vicini lo trovarono nel suo cortile, morto. Esempio 2: Joane era sola. Non aveva figli o marito. Aveva molti amici. Quando aveva una camera da letto con loro, doveva rapidamente controllare la sua e-mail. Ha visto questo messaggio e ha inviato solo 6 persone perché pensava di non poter morire quella notte perché era circondata da persone. Gli amici di Joane la mattina dopo l’hanno trovata nella sua vasca da bagno, morta. Se non lo invii, KATHY ti troverà.
Si tratta con ogni probabilità di una (pessima) traduzione dall’inglese. Circola almeno dal 2011, inserita su Facebook come commento a post che nulla hanno a che fare con morti e maledizioni. Molto interessante è la modalità di diffusione: si chiede di copiare il messaggio in 15 diversi post nell’ambito del social. Chiunque legga il messaggio, è obbligato a continuare la catena. In alcune versioni, la storiella horror è anticipata da un breve avvertimento: una volta che si è iniziato a leggerla non ci si potrà più fermare, basta solo la prima riga a far scattare la maledizione e a innescare il potere magico della catena.
Altra circostanza interessante è quella presente in questa guida su Halloween (sgrammaticata quasi quanto il testo di “Kathy”): si propone di utilizzare proprio questo messaggio per celebrare la festa con i propri amici. Potrebbe trattarsi di una tradizione già diffusa oltreoceano, come testimonia la catena di Scary Mary (che però non sembra essere arrivata in Italia). Sarebbe, secondo la già citata guida di Halloween, “un buon modo per fare uno scherzo divertente, ma senza cattive intenzioni”.
6) La maledizione di Corinne
Molto simile quanto a modalità di diffusione è anche quest’ultima catena, che richiede di esser postata in 15 commenti diversi e che sembra aver avuto ancora una volta Facebook come spazio di diffusione privilegiato.
Tanto tempo fa una ragazzina di nome Corinne entrò su facebook e vide per caso un link ke diceva di condividere altrimenti sarebbe successo le sarebbe morta dopo 7 giorni a partire da quel giorno... Lei subito si mise a ridere e ignorò totalmente quel link e se ne andò! Passati 7 giorni, la notte del settimo giorno si addormentò tranquilla e serena perché di quel link già se ne era dimenticata! Però la mattina dopo andò a chiamarla nel letto la madre dicendole che doveva andare a scuola e subito si mise a urlare! Corinne era morta con gli occhi spalancati che avrebbero terrorizzato chiunque! Se non vuoi anche tu che succeda tutto questo copia e incolla questo testo su almeno 15 commenti di link diversi, così la maledizione di Corinne colpirà qualcun altro! Esempio: Marco, un ragazzo di Napoli che aveva 13 anni non volle copiare questo testo e proprio 7 giorni dopo è scomparso nella sua città ed il suo corpo nn è stato + ritrovato...
Diffusa almeno dal 2012, in alcune versioni è preannunciata dall’avviso: “Attenzione!! Questo non è uno scherzo! Continuate a leggere oppure morirete fra 7 giorni anche leggendo solo il messaggio iniziale!!” (tanto per mettere subito le cose in chiaro).
In questo caso, non solo il ricevente è minacciato di morte, ma, in sostanza, lo si rende responsabile del lancio della maledizione su altri (“così la maledizione di Corinne colpirà qualcun altro!”). Se da un lato il ricevente non può sottrarsi alla diffusione del messaggio - pena la morte -, dall’altro anche lui sarà potenzialmente in grado di colpire un altro anello della catena: prima o poi, qualcuno morirà; chi è entrato nel gioco può solo portarlo avanti, conducendo al suo destino un altro malcapitato.
La struttura generale
Possiamo riassumere così le caratteristiche più comuni di una catena horror:
Il messaggio può presentare un’introduzione che ingiunge a continuare la lettura: in caso contrario, la maledizione scatterà comunque;
Viene quindi descritta, grazie a una storia più o meno elaborata, l’origine della catena, che ha natura sovrannaturale. Di solito è un evento drammatico, come la morte anzitempo di una donna o di un bambino (nella versione Kathy, si tratterebbe invece della vendetta di una ragazza “odiata da tutti”): elementi che accomunano questi messaggi ai film horror o alle creepypasta;
Elemento immancabile è la minaccia di morte per il ricevente e/o per la sua famiglia; possono essere presenti altri elementi spaventosi, come l’idea che il morto possa visitare la sua vittima nella notte e fissarla nel buio;
Solo in pochi casi è presente una contropartita nel caso in cui si ubbidisca al messaggio: accade nel caso di Luca (“Qualcuno ti telefonerà o ti parlerà sul cellulare e ti dirà che ti ama”) e di Samara (vincita alla lotteria, matrimonio). Questi elementi sono comunque occasionali: il più delle volte il premio consiste nell’aver salva la vita, ossia nel semplice mantenimento dello status quo dell’individuo, senza miglioramenti;
Seguono in genere i testimonial negativi, ossia gli elenchi di persone che, non avendo proseguito la catena, hanno subito le conseguenze del loro rifiuto (e, nei pochi casi in cui sia previsto un premio per la continuazione, anche eventuali testimonial positivi);
Si tratta di catene che nascono per essere diffuse attraverso servizi di messaggistica (WhatsApp, Telegram) o per essere postate su social come Facebook: in questo senso, sono assai simili ai copypasta, messaggi ripetuti sempre uguali da utenti diversi (celebri, per fare un esempio, le finte maledizioni in caratteri amarici postate come risposta ai tweet di Donald Trump);
A volte la catena usa, al posto della modalità del testo scritto, quella audio/video. In alcune versioni può essere corredata da immagini spaventose a supporto (ad esempio, dall’immagine di Momo);
Il target di norma è rappresentato da giovani e giovanissimi (e per questo sovente le catene horror diventano oggetto di interesse da parte delle forze dell’ordine, preoccupate che i ragazzi ne siano spaventati o turbati).
Pur essendo una tradizione assai recente, queste catene hanno qualcosa di antico. Nelle preghiere moderne diffuse con questo metodo, l’elemento della minaccia è andato sempre più perdendo importanza, fin quasi a scomparire; in questi copypasta iettatori, ritorna invece prepotentemente. Inoltre, l’origine sovrannaturale li accomuna alle lettere dal cielo e alle prime catene moderne, quelle comparse tra fine Ottocento e inizio Novecento. All’epoca si trattava di lettere mandate direttamente da Dio, da Gesù Cristo o da santi importanti del Cattolicesimo romano: oggi, sembrano voler far credere di arrivare dritte dritte dall’inferno.
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