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La dama in bianco di BaLete Drive

Aggiornamento: 6 giu



Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo


Ci siamo occupati diverse volte del ricchissimo folclore asiatico contemporaneo: vi abbiamo raccontato dei bussatori fantasma e dell’uomo oleoso della Malesia, degli autostoppista fantasma dello tsunami giapponese, e anche di travestimenti da entità soprannaturali legati alla pandemia da Covid-19 in Indonesia e nelle Filippine.


Oggi vi parliamo invece di una voce che è stata documentata da uno studioso filippino, Tomas “Buddy” Gomez III: ne ha scritto a maggio per il sito della rete tv ABS-CBN di quel Paese. È la storia della dama in bianco di Balete Drive.


Balete è il nome con il quale nelle Filippine sono chiamati gli alberi del genere Ficus, autoctoni di quel Paese. Sono circondati da tradizioni di ogni genere legate al vasto pantheon di fantasmi ed esseri mostruosi che caratterizza le culture del sud-est asiatico. Ad esempio: negli incavi dei Balete, in alcune località, si svolgono atti magici, magari reinterpretati in forme più o meno adeguate al XXI secolo. Una credenza sconsiglia di portare in casa piante di Balete, perché si rischierebbe di attirare i fantasmi nella propria abitazione. E così via...


Gomez è particolarmente interessato a una grande strada di Quezon City, la capitale culturale delle Filippine, oggi una metropoli di tre milioni di abitanti (nata nel 1939 insieme alla capitale storica, Manila). Balete Drive - questo il nome del viale - è affiancato su entrambi i lati da un gran numero di quelle specie di fichi. E proprio lì, almeno dagli anni ‘50 del secolo scorso, è ambientata una caratteristica leggenda metropolitana: quella di una “dama in bianco” che si mostrerebbe agli automobilisti in transito.


La storia è conosciutissima nella zona, con diverse variazioni. Si parla a volte di una ragazzina, a volte di una donna che tormenterebbe i taxisti della zona; dalla vicenda è stato anche tratto un film. Nel 2005, le autorità di Quezon City proposero addirittura di sfruttare la storia a fini turistici, legandola ad Halloween…


Ma come ebbe origine la leggenda? Ciò che Gomez ha potuto ricostruire è i racconti iniziarono a diffondersi a partire da un’incidente del 1949. Nella sua ricerca, ha potuto consultare diverse fonti giornalistiche del tempo: molti quotidiani filippini sono stati digitalizzati e si trovano in rete. Il risultato? A quanto pare, all’inizio degli anni Cinquanta, ci fu un vero e proprio panico da “fantasma stradale”. Queste le diverse voci che riferirono i giornali:


  • Si tratta del fantasma di un’adolescente travolta e uccisa di notte da un tassista, sepolta sotto un albero di Balete, sul viale;

  • Si tratta di una donna che abitava in una delle ville lungo il viale, uccisa dalla sua famiglia, che ora chiede aiuto agli autisti di passaggio;

  • Si tratta di una storia vera: una persona uccisa da un’auto in corsa poi fuggita senza prestare soccorso;

  • Si tratta di una studentessa universitaria molestata da un tassista che poi l’ha uccisa e ne ha gettato il corpo dall’auto, lungo Balete Drive;

  • Si tratta di una “dama in bianco”, la Babae sa Balete Drive;

  • La donna fantasma compare da mezzanotte in poi. A volte la si può vedere nello specchietto retrovisore oppure seduta sul sedile posteriore, senza che si sappia come ci è arrivata.


Ma Gomez è andato oltre: ha ritrovato un vecchio amico, Deogracias Tancinco, poi emigrato negli Stati Uniti e diventato un avvocato, che era stato coinvolto nell’incidente del 1949 alla base di tutto, e poteva quindi gettare luce sulla genesi della voce.


“Deo” - così lo chiama confidenzialmente Gomez - al tempo della storia era uno studente del terzo anno delle superiori e abitava proprio in quella zona.


Insieme a ragazzi più grandi, anche maggiorenni, passavano il tempo facendo scorribande a bordo di jeep ricondizionate (di solito provenienti dalle ampie dotazioni dei militari americani di stanza nelle Filippine prima e durante la Seconda Guerra Mondiale). Avevano anche formato un gruppo musicale. A sentirli suonare andavano in tanti, e fra questi c’era una giovane, Leni Garchitorena, che aveva la fortuna di poter guidare una Fiat - un’auto alla moda, che l’aveva resa molto popolare nella comitiva.


Una sera del 1949, “Deo” e altri sei ragazzi presero la jeep di uno di loro per un giretto in centro. Al ritorno, si mise al volante proprio Leni Garchitorena. Mentre procedevano a non più di 70 chilometri l’ora, l’auto colpì un mucchio di pietre e sassi. Il veicolo carambolò e Leni, sbalzata fuori, battè la testa. Morì il giorno dopo.


La notizia suscitò fortissima emozione in città. Tancinco ha raccontato ciò che ricorda di quelle settimane, e di come la vicenda prese forma:


Una settimana dopo sui giornali comparvero notizie su avvistamenti di una giovane donna vestita di bianco che saliva su taxi o auto private, si sedeva sui sedili posteriori e poi spariva misteriosamente. Ci credevano in tanti, compreso un certo capitan Babao, del Dipartimento di Polizia di Quezon City, sospeso dal servizio per essersi rifiutato di pattugliare Balete Drive.

L’incidente in realtà non avvenne nemmeno in Balete Drive o vicino a degli alberi di quel tipo, ma in una traversa.


Tre anni dopo, un settimanale pubblicò un lungo articolo sulla storia del “fantasma di Balete Drive”: il fratello di “Deo” aveva dato ingenuamente una sua foto al reporter, che comparve sul pezzo associandolo alla morte della ragazza. La famiglia della vittima si risentì con i Tancinco, accusando i due fratelli di essere in cerca di pubblicità e di aver mancato di rispetto alla memoria della giovane - come se fossero stati loro ad aver inventato la diceria della “dama in bianco”.


A quanto pare, da allora in poi il nome della ragazza è andato scomparendo dalle narrazioni orali della dama di Balete Drive, che sembra aver assunto il carattere tipico delle mille narrazioni sull’autostoppista fantasma.


Almeno, grazie all’indagine di Tomas Gomez, sappiamo che alla base vi è una tragedia reale, e possiamo conoscere il nome di quella ragazza morta lungo una strada di Quezon City nel 1949, mentre si stava divertendo.



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