Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo
Racconti spaventosi, inquietanti, orrorifici: sono le creepypasta, storie di paura che molti definiscono come un’evoluzione recente delle leggende metropolitane. Ma in che senso lo sarebbero? E in che cosa sono diverse dalle leggende più “classiche” a cui siamo abituati?
Un po’ di storia
Le creepypasta (o i creepypasta, se preferite: per l’Accademia della Crusca il genere è ancora oscillante) sono comparse intorno al 2014 sul sito americano imageboard 4chan, noto per agevolare la condivisione di contenuti anonimi, per poi diffondersi su forum, portali dedicati e social come Reddit. Il termine è un calco della parola copypasta, già usata per identificare blocchi di testo copiati da vari utenti in forum, social o commenti ad articoli, spesso allo scopo di infastidire l’interlocutore o per troncare un discorso (dal lapidario “Ok Boomer” a brani molto più lunghi).
Va da sé che la presenza di storie spaventose su internet, magari copiate e incollate altrove dagli utenti, è antecedente all’invenzione del termine.
Il giornalista scientifico Stefano Dalla Casa, in un articolo del 2020 dedicato al “mostro del momento” che in quelle settimane stava spopolando su TikTok (Siren Head), aveva provato a delinearne alcune caratteristiche:
Non è facile distinguere una normale leggenda metropolitana da un creepypasta. Forse è impossibile. Qui basti dire che il creepypasta nasce come una creazione (di qualunque tipo: racconto, disegno, video, suono ecc...) ideata per spaventare (creepy). Il nome allude al fatto che i creepypasta sono copiati e incollati (paste). Internet quindi non è solo il loro veicolo di diffusione, ma la loro culla. Forse allora è meglio dire che si tratta di un genere creativo che può diventare leggenda. Non solo perché le storie sono rimaneggiate e arricchite collettivamente, ma perché possono essere prese per vere. E questo fa parte del loro fascino.
Un esempio
Ecco una di queste storie, Alghe, scelta per la sua brevità e tratta dal sito Creepypasta Italia Wiki:
Mia nonna è cresciuta nei bassifondi di Chicago nell'era del Proibizionismo. La sua famiglia abitava in una casetta vicino al porto, e uno dei ricordi della sua infanzia riguarda un'estate particolarmente afosa quando, cercando di resistere al caldo, lei e sua sorella scoprirono una sezione di lungomare poco frequentata vicino ad un deposito abbandonato. Ogni notte, per diverse settimane, le due ragazze si sarebbero fatte strada fino ai moli e si sarebbero sedute insieme sul bordo della banchina mentre il sole tramontava. Mia nonna ricordava ancora vividamente la sensazione delle alghe tra le dita, quando lei e sua sorella dondolavano i piedi nell'acqua oscura.
Passarono diversi anni prima che lei facesse ritorno alla banchina, per scoprire che il deposito era stato demolito. Curiosa, indagò presso il Dipartimento di Pianificazione e Sviluppo. A quanto pare, il deposito era stato in possesso della Mafia, che lo usava come base operativa per un giro di prostituzione locale. Si scoprì che uno scagnozzo aveva iniziato lo "smaltimento" di prostitute avversarie immergendole nel cemento fresco o gettandole nel porto. Gli agenti investigativi recuperarono quasi due dozzine di cadaveri dalle acque di un punto appartato nelle vicinanze della banchina. Come furono scoperti i corpi? Un pescatore di passaggio notò i capelli di alcune delle vittime che galleggiavano a pelo d'acqua, come alghe.
Somiglianze
È indubbio che alcune leggende metropolitane abbiano diverse cose in comune con le creepypasta: ovviamente, stiamo parlando solo di quelle a tema horror (dunque, non troverete mai etichettata come creepypasta una storia come la dentiera nel pesce o la vendetta gamberosa).
Se dovessimo fare un primo, sommario elenco delle somiglianze tra i due generi, potremmo elencare le seguenti:
I temi. Leggende metropolitane e creepypasta hanno spesso a che fare con mostri, fantasmi, serial killer, rituali e istruzioni per mettersi in contatto con il soprannaturale nel senso più ampio del termine (si pensi ad esempio a leggende super-classiche come l’autostoppista fantasma, o a Slenderman sul lato creepypasta). Altri motivi ricorrenti in entrambi i generi sono il pericolo sfiorato e la prossimità tra infanzia e l’orrore che rischia di toccarla (come, appunto, nella creepypasta Alghe citato qui sopra, o nelle leggende metropolitane sul significato oscuro di note canzoncine per l’infanzia - Giro giro tondo, Do you know the muffin man).
La viralità. Così come le leggende metropolitane, le creepypasta sono fatte per essere copiate e “viaggiare” da un sito all’altro. Questo ovviamente porta alla nascita di varianti, perché chi copia a volte aggiunge nuovi particolari, piccole modifiche, elementi che portano la storia a “funzionare meglio”.
La perdita di rilievo dell’autore. Pur avendo spesso un autore preciso, nella maggioranza dei casi è molto difficile risalire all’autore di una determinata creepypasta: la ragione sta nel processo descritto in precedenza, in cui le storie migliori viaggiano di sito in sito e di conseguenza si modificano. Sono, insomma, opere collettive, prodotto non solo di un autore iniziale, ma di chiunque contribuisca a farle circolare - esattamente come le leggende metropolitane.
La struttura. Anche se non avviene per tutte le creepypasta, molte hanno una struttura precisa, che si riscontra anche in moltissime leggende metropolitane: la presenza di una prima parte “innocente”, e di un finale a sorpresa, inatteso, che porta a rileggere l’intera storia in maniera inquietante. Prendete ad esempio questa, brevissima:
“Il tizio che teneva il cartello ‘Abbracci gratis’, era giovane e bello e i suoi abbracci erano amichevoli e avvolgenti. In questo modo, nessuno poteva notare il piccolo ago attaccato a una delle sue maniche” (da Bedtime.horror).
Si parte da una situazione normale, che nella conclusione diventa inquietante, lasciando immaginare chi legge quale oscura ragione ci sia dietro il comportamento del protagonista della storia. La stessa struttura è impiegata in moltissime leggende metropolitane horror con “finale a sorpresa", da quelle a tema Tinder a quella sul “Posto per uno in più”).
In ultimo, potremmo ancora citare la versatilità nell’uso delle storie: capita spesso che le creepypasta, proprio perché “sono storie che funzionano”, finiscano per diventare base per opere letterarie o cinematografiche - esattamente come accade per le leggende metropolitane.
Differenze
Se moltissime sono le somiglianze tra i due generi, occorre rilevare comunque che esistono anche diverse differenze. Tra le più evidenti:
La lunghezza. Nella maggioranza dei casi, le creepypasta sono fatte per essere lette, non raccontate oralmente. Questo porta a storie più lunghe, ricche di dettagli, a volte composte da più capitoli. Diventa possibile la creazione di interi cicli che si articolano intorno a personaggi precisi (Slenderman, Jeff the Killer…) o intorno a particolari filoni (quelle sugli oggetti della SCP Foundation, ad esempio - una presunta agenzia che avrebbe il compito di “mettere in sicurezza, contenere e proteggere” diverse creature dalle caratteristiche paranormali). Le leggende metropolitane, ad esclusione di alcune particolari tipologie (ad esempio le catene di sant’Antonio, che fanno un po’ storia a sé) sono invece fatte per essere raccontate: da qui, la necessità di storie più brevi, facili da ricordare, concentrate quasi del tutto intorno a un solo nucleo narrativo.
La presenza importante di materiale multimediale. In molti casi, le creepypasta portano con sé materiale audio, video o fotografie inquietanti, che hanno lo scopo di illustrarne i punti salienti (anzi, alcune creepypasta sono costruite proprio a partire da una particolare immagine o video). Famoso è ad esempio il caso dell’esperimento russo del sonno - la storia di un inquietante test scientifico che sarebbe avvenuto negli anni '40, consistente nel privare cinque prigionieri politici del sonno per quindici giorni, per mezzo di gas stimolanti iniettati in una stanza chiusa ermeticamente. Questa esperienza porterà le “cavie” a automutilazione, morte, follia. Ebbene, da anni la storia - che ha travalicato i confini dei siti dedicati a questi racconti - viaggia accompagnata da un foto di un essere scheletrico e sogghignante, adagiato su quella che sembra una poltrona (in realtà, un manichino usato come decorazione per Halloween).
L’uso prevalente della prima persona. Nelle creepypasta spesso si usa la prima persona, ben più spesso di quanto non avvenga con le leggende metropolitane. Queste ultime sono spesso attribuite a una persona vicina a chi racconta la storia, ma che non coincide con il narratore (il famoso “mio cugino”, l’amico di un amico). Potremmo definirle, in un certo senso, “storie di prossimità”: in altri termini, il protagonista deve essere qualcuno vicino all’ascoltatore, tanto da dare l’illusione che la verifica sia cosa da poco, ma ci deve essere comunque una distanza. Per le creepypasta, invece, questa distanza c’è già all’origine: dopotutto, si tratta di racconti anonimi letti su internet. E questo permette più facilmente di raccontare una “storia vera” in prima persona. Attenzione, però: esistono sicuramente leggende metropolitane raccontate in prima persona, e creepypasta raccontati in terza (come quelli che vi abbiamo riportato come esempi). Questi contorni, insomma, non sono così netti.
Lo scopo. Chi racconta una leggenda metropolitana, spesso lo fa per illustrare una propria idea o un pregiudizio, oppure per veicolare una morale, o ancora per mettere in guardia l’interlocutore contro un possibile pericolo. Si tratta di storie che il narratore ritiene vere, e in qualche modo “importanti”. Chi legge una creepypasta, di solito lo fa per divertirsi e provare un piccolo brivido dato da una storia inquietante: sa che la storia è falsa, però la legge e la propaga per condividere questa sensazione con altri. Il focus sono il racconto e il processo del raccontare e del leggere, non la sua veridicità. Potremmo dire, insomma, che le creepypasta hanno una funzione più ludica e ricreativa (presente già nelle leggende, ma meno accentuata).
L’intenzione dell’autore. Chi crea una creepypasta è consapevole che si tratta di una storia inventata, frutto di fantasia: non “crede”, di norma, a quanto scrive. La genesi delle leggende metropolitane è più complessa: a volte si originano da fraintendimenti, situazioni mal interpretate e pregiudizi. Manca, in molti casi, l’intenzione di dar origine a una leggenda metropolitana - cosa che per le creepypasta invece c’è sempre.
Quando creepypasta e leggende metropolitane si confondono
Le differenze che abbiamo elencato, comunque, non sono così nette: come tutte le opere creative, le creepypasta hanno una varia gamma di stili e variazioni sul tema. A volte, questi contorni sono così sfumati da essere praticamente inesistenti: non stupisce, quindi, ritrovare leggende metropolitane classiche come quella della mano leccata o della statua del clown all’interno di siti e raccolte dedicate alle creepypasta.
Ma questo fenomeno è vero anche nel senso inverso: non solo ci sono leggende metropolitane raccontate come creepypasta, ma ci sono creepypasta che possono trasformarsi in leggende metropolitane.
Questo avviene, di solito, quando i racconti travalicano il contesto in cui sono nati e si diffondono al di fuori del loro habitat naturale. A quel punto, la storiella horror, il racconto scritto a tavolino, potrà essere preso per vero, raccontato, fatto circolare autonomamente, riadattato al particolare “qui e ora” di chi la propone. È successo, ad esempio, con racconti come il già citato esperimento russo del sonno (che ormai si è guadagnato un vasto repertorio di variazioni sul tema e un’indiscussa popolarità), con il videotape maledetto di Topolino, in cui il celebre personaggio si suiciderebbe (e la cui veridicità è ampiamente discussa all’esterno dei siti di creepypasta) o con le vicende legate a Slender Man (un personaggio di fantasia in grado di ispirare addirittura un accoltellamento).
Ma è evidente anche dalla possibilità di trovare racconti di certa origine creepypastiana all’interno di raccolte di leggende contemporanee, come questo riportato in UFO a san Luca e altre leggende metropolitane bolognesi, di Paolo Ricci (Giraldi Editore, 2018):
Molti anni fa le bare venivano sepolte collegate a un tubo di rame che fuoriusciva dal terreno sul quale era legata una campanella. Nel caso in cui qualcuno fosse stato sepolto per errore o per un caso di morte apparente, il tubo di rame gli avrebbe fornito l’ossigeno necessario per inviare una richiesta d’aiuto scuotendo lo stesso tubo e facendo così suonare la campanella montata in cima.
In un piccolo paesino dell’Appennino bolognese, sopra Calderino, si racconta che una notte il guardiano del cimitero sentì chiaramente il suono della campanella provenire da una tomba. Siccome non c’era vento, il guardiano pensò che potesse trattarsi di bambini in vena di scherzi, un’altra delle possibili cause del suono della campanella. Quando il guardiano guardò però in direzione del cimitero non vide traccia di anima viva e tutto appariva tranquillo e deserto. Il guardiano si decise allora a uscire e, raggiunta la campanella dalla quale proveniva il suono, sentì una voce che invocava aiuto dall’interno della bara.
“Sei Sara?” chiese allora il guardiano leggendo il nome della lapide sulla tomba.
“Sì” disse allora la voce di una bambina.
“Sei nata il 17 settembre del 1872?” chiese allora il guardiano.
“Sì” rispose ancora la voce della bambina.
“La tua lapide dice che sei morta il 20 luglio del 1835”.
“No, non sono morta, è stato un errore, mi tiri fuori da quei” aveva allora gridato disperata la voce all’interno della bara.
“Sono spiacente” disse allora il guardiano. “Siamo in dicembre e qualsiasi cosa ci sia là sotto non può essere viva e di sicuro non la farò uscire”.
Non sappiamo se l’autore abbia riadattato questa creepypasta già in circolazione sui siti in lingua inglese, per rimpolpare un po’ la sua raccolta, o se qualcuno gli abbia davvero raccontato la vicenda come ambientata a Calderino, sull’Appennino bolognese. In ogni caso, il racconto si è sicuramente guadagnato un’esistenza al di fuori dei consueti circuiti.
In questo senso, potremmo dire che i siti di creepypasta possono fungere, in alcune occasioni, da veri e propri incubatori, da serbatoi di materiale utilizzabile più o meno così com’è per future leggende metropolitane. Dunque, i confini tra i due generi sono spesso fluidi e poco definiti, anche più di quanto molti ritengono.
Immagine in evidenza: foto di Gerd Altmann, da Pixabay.
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